WatchmenWatchmen: chi ha ancora bisogno di supereroi?

Anteprima In un mondo che caccia i supereroi ma moltiplica le maschere, una donna cerca di trovare la propria identità mentre intorno sente stringere la morsa letale del razzismo.

8.2

Nel settembre del 1986 arriva nelle fumetterie statunitensi un graphic novel destinato a cambiare il modo di intendere il mediumWatchmen di Alan Moore Dave Gibbons rivoluzione il genere superomistico, presentando una trama complessa in cui la quotidianità dei supereroi viene scandagliata impietosamente, mentre intorno orge di simboli e analogie orpellano magnificamente la narrazione.

Damon Lindelof, sceneggiatore reduce dal meritato successo di The Leftovers e co-artefice di Lostritiene che la storia abbia ancora molto da dire e per questo decide di lavorare a una serie televisiva che, partendo da quello spunto, ne approfondisca la mitologia. Watchmen debutterà negli Stati Uniti il 20 ottobre prossimo (in Italia lo trasmetterà Sky Atlantic) con una stagione da nove episodi di cui in anteprima esclusiva vi raccontiamo, senza spoiler, le prime sei puntate.

Il Watchmen di Lindelof si svolge nel nostro presente, trent’anni dopo i fatti occorsi nel fumetto, ma sono pochi gli elementi comuni col nostro universo, tant’è che smartphone e internet non esistono. Nonostante sia andato avanti, il mondo fa ancora i conti con le conseguenze del malefico piano di Ozymandias e in quest’atmosfera post-apocalittica s’inserisce prepotentemente la tematica del razzismo. Il pilot si apre in maniera cruda ma efficace con i massacri dei disordini razziali di Tulsa, tragico evento storico reale che dà il la agli eventi e a cui buona parte della stagione è collegata.

A Tulsa si svolge quasi tutta la narrazione con le brevi eccezioni dei segmenti dedicati all’Adrian Veidt di Jeremy Irons. È lui ad essere il più presente tra gli eroi della vecchia guardia, i watchmen che danno il titolo all’opera: il Dottor Manhattan è in esilio volontario su Marte mentre l’ex Spettro di Seta ha un nuovo lavoro che la pone agli antipodi della sua precedente carriera. Rorschach vive nelle maschere posticce della Seventh Cavalry, un gruppo terroristico che ha interpretato in maniera piuttosto singolare l’intransigenza del personaggio originale.

In questo mondo traumatizzato non c’è spazio per i supereroi, la cui presenza è tollerata esclusivamente se regolamentata e tra le fila delle forze armate. Non solo, gli stessi membri della polizia sono costretti a coprire il volto per evitare l’identificazione e quindi eventuali ritorsioni contro i propri cari, generando un corto circuito mentale in cui la giustizia di un mondo privo di supereroi viene combattuta tra due fazioni mascherate. La maschera è uno degli elementi su cui punta di più lo show, mostrandone svariate, contrapponendole o accostandole, ad esempio, al cappuccio del Ku Klux Klan; la copertura del volto diventa una protesi dell’anima, così Looking Glass ha un’inquietante riflesso asettico a fargli da faccia e Giustizia Mascherata un trucco bianco sugli occhi e un cappio al collo.

In questo lo show è molto abile a riallacciare e reinterpretare alcuni passaggi della controparte cartacea, adattandoli magari o recuperando in maniera originale gli elementi iconici del graphic novel (l’ossessione per gli orologi e conseguentemente le figure circolari, lo smile, ecc.). La trama si lascia seguire e pur non presentando elementi di portata originale come nel fumetto, riesce comunque a non annoiare e a tenere alta l’attenzione, anche se alcuni dettagli potrebbero passare inosservati a chi non si è approcciato all’opera cartacea. L’orizzonte mondiale del fumetto trova qui un focus più dettagliato sugli Stati Uniti, con una minaccia interna ma non per questo meno grave.

I nuovi protagonisti, tra cui il già citato Looking Glass, funzionano e la loro caratterizzazione è coerente, al netto di alcuni passaggi troppo affrettati. L’Angela Abar di Regina King sa il fatto suo e ruba la scena quando presente, anche con comprimari del calibro di Don JohnsonJean Smart. Jeremy Irons invece appare fin troppo sopra le righe per il personaggio, al limite della macchietta ma comunque azzeccato. La potente estetica della HBO fa il resto, consegnandoci sei puntate caratterizzate da una fotografia attenta e da un comparto sonoro impressionante, effetti speciali non posticci e attenzione materna alla composizione della scena. Watchmen è dunque un ottimo prodotto seriale che conferma il fiuto della HBO e la capacità narrativa di Lindelof nel raccontare determinati aspetti della psiche umana.

(Watchmen va in onda Sky in contemporanea con gli Stati Uniti a partire dalle 3 di notte del 21 ottobre e poi alle 21.15  su Sky Atlantic e NOW TV)

  • 8/10
    Storia - 8/10
  • 8.5/10
    Tecnica - 8.5/10
  • 8/10
    Emozione - 8/10
8.2/10

Summary

Lindelof dosa bene gli elementi equilibrando originalità e originarietà, cambiando le carte in tavola di Watchmen ma senza stravolgerlo e riportandolo a una dimensione più attuale. L’estetica estremamente curata fa il resto.

Porcamiseria

8.2

Lindelof dosa bene gli elementi equilibrando originalità e originarietà, cambiando le carte in tavola di Watchmen ma senza stravolgerlo e riportandolo a una dimensione più attuale. L'estetica estremamente curata fa il resto.

Storia 8 Tecnica 8.5 Emozione 8
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