Black Mirror3×05 Men Against Fire

Il fattore più strettamente politico entra in gioco proprio in questo episodio di Black Mirror, presentandoci uno scenario distopico come solo questa serie sa fare. Una mano è tesa anche al passato, mostrato come una serie di errori da cui imparare non tanto per la pace, quanto per la guerra. Eugenetica e tecnologia possono quindi incontrarsi, con risultati da fare accapponare la pelle.

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Roaches

Siamo catapultati nel pieno di un’operazione militare, guerra in atto contro lo spauracchio spaventoso dei roaches, creature violente e pericolose per gli abitanti dei villaggi e delle città. La mole di tecnologia applicata nel settore bellico fa a pugni con la frugalità del villaggio invaso da Stripe e dai suoi commilitoni, in una prima occhiata impietosa in questa distopia: l’impressione è che la guerra sia un motore economico, oltre che meccanismo di sopravvivenza, e si inizia sin da subito a notare che non tutto potrebbe essere come sembra.

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La nota positiva della prima spedizione di Stripe è infatti l’umanità del protettore dei roaches, nota stonata di questo conflitto unidirezionale. In un interessante parallelo con il periodo dell’olocausto, in cui famiglie di ebrei venivano nascoste in case di famiglie di razza ariana per ricevere protezione dalle rappresaglie naziste, si inizia a intravedere qualche falla nell’implacabile spedizione di sterminio. Perché qualcuno dovrebbe voler proteggere delle creature abominevoli? Chi le ha etichettate come tali, e perché?

La prospettiva di Stripe permette l’immedesimazione, lo spavento e l’ansia alla vista dei roaches è palpabile, come anche la sensazione di sollievo a nemico debellato. Sensazione opposta quando il velo tecnologico verrà poi sollevato, mostrandoci la triste realtà e la sua ragion d’essere. Il fiocco di neve che causerà la valanga, scuotendo la monotonia di sogni rassicuranti e spasmi automici, sarà un piccolo aggeggio luminoso posseduto da uno dei roaches – non poi così inumani, iniziamo a congetturare -. Con questa mossa à la District 9 la prospettiva sarà gradualmente ribaltata, per quanto con meccanismi narrativi non del tutto sorprendenti.

Glitch

Il MASS di Stripe inizia a dare problemi – apparentemente non identificati dagli esami tecnico/clinici – o meglio, inizia a togliere i problemi che creava, mentre i roaches appaiono solo come esseri umani inermi e indifesi, e il mondo viene rivelato – a Stripe, ma soprattutto a noi – finalmente senza filtri: le forze belliche, galvanizzate dalla presenza di un nemico aberrante anche ai loro occhi, non esitano a sparare come farebbero in un conflitto con creature “alla pari”. Sappiamo in qualche misura come tutto andrà a finire, ma il pugno allo stomaco è forte e colpisce a guardia bassa.

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I messaggi morali sono molteplici. Si parte dall’orrore dell’eugenetica, coadiuvata dal progresso tecnologico e avallata dai governi nonostante le preziose lezioni del passato, un passato che viene trattato come un fallimento dal punto di vista esclusivamente militare, additando all’uomo la colpa di essere intrinsecamente incapace, nonostante tutto, di far male ai propri simili.

Si prosegue lungo la strada della disattenzione burocratica e la tragicomica inconsapevolezza di Stripe, mentre firma il documento che gli cambierà la vita: nel filmato che gli viene mostrato durante la sua agonia non abbiamo più un protagonista addestrato militarmente, il soldato a caccia di roaches, bensì un giovane noncurante del proprio destino che acconsente con troppa leggerezza alla vendita della propria coscienza.

La riflessione finale è verso di noi e verso quanto, nonostante l’ipertecnologia onnipresente in Black Mirror, “Men Against Fire” parli al presente. Tolto il setting militare, l’episodio parla anche a noi e al trattamento riservato alle minoranze e alle persone ai margini del tessuto sociale. I roaches rappresentano proprio questi margini: le minoranze messe alla gogna razzista del candidato presidenziale repubblicano, i membri della comunità nera malmenati e uccisi dalla polizia americana, o ancora i rifugiati siriani in cerca di un luogo nel mondo dove potersi fermare. Verso questi enormi “scarafaggi” è in atto una subdola opera di de-sensibilizzazione, un MASS metaforico inserito dietro alle nostre palpebre per far materializzare davanti a noi un nemico da guardare con sospetto.

Black Mirror colpisce nuovamente nel segno in questo viaggio a 360 gradi nei paradossi della tecnologia e nei suoi effetti sull’uomo. Il messaggio sociale viene comunicato efficacemente, ma senza andare troppo per il sottile, in controtendenza rispetto allo stile della serie, decisamente meno scontato. Mancando anche l’elemento sorpresa, con una narrazione lineare e senza eclatanti colpi di scena, “Men Against Fire” spreca parte del suo enorme potenziale, meritando non più di 4 porcamiseria su 5.

4

 

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Considerazioni Sparse

Il titolo “Men Against Fire” è tratto dall’omonimo libro di S.L.A. Marshall, che spiega la difficoltà degli uomini ad obbedire al comando di uccidere i propri nemici sul campo di battaglia. Il collegamento con l’opera viene indirettamente fatto dal Dr. Arquette, nell’inquietante sequenza finale.

Non è chiaro il destino di Stripe dopo la traumatica esperienza indotta nella cella di isolamento. Ipotizziamo si tratti di un congedo forzato (e costellato di onorificenze, a giudicare dalla divisa), vedendolo accompagnato ad una casa in rovina. Il MASS nei suoi occhi gli fa apparire il mondo diverso, materializzando davanti alla porta anche la donna dei suoi sogni.


 

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