11.22.631×02 The Kill Floor

Nel pilot di 11.22.63 abbiamo lasciato Jake Amberson nell’America del 1960, pronto a modificarne sorti, storia ed equilibri geopolitici approfittando di un varco che gli permette di viaggiare avanti e indietro nel tempo. Dopo un inizio da cardiopalma questo episodio se la prende con più calma e abbandona per un attimo la missione di salvare il […]

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Nel pilot di 11.22.63 abbiamo lasciato Jake Amberson nell’America del 1960, pronto a modificarne sorti, storia ed equilibri geopolitici approfittando di un varco che gli permette di viaggiare avanti e indietro nel tempo. Dopo un inizio da cardiopalma questo episodio se la prende con più calma e abbandona per un attimo la missione di salvare il presidente J.F.K. dal suo tristemente famoso destino per concentrarsi su un tema fondamentale ai fini della narrazione, topos molto caro anche a Stephen King: la famiglia.

Il pretesto è salvare quella del bidello della scuola che abbiamo conosciuto come voce narrante all’inizio della prima puntata, massacrata dal padre a colpi di martello durante la notte di Halloween. Il fine è, naturalmente, verificare i meccanismi che regolano i sottilissimi equilibri degli eventi e li tengono incollati tra loro. Per questo Jake, dopo una breve e apparentemente infruttuosa parentesi a Dallas, abbandona il Texas per tornare a Holden, Maine, una piccola comunità la cui economia ruota attorno a un mattatoio che rende l’aria irrespirabile e i cui abitanti non sono proprio il massimo dell’ospitalità.

Qui assistiamo subito a una brutta scena di bullismo che ha come vittima proprio il piccolo Harry Dunning, umiliato da una banda di ragazzini nei pressi di un fiume, ancora ignaro dell’angelo custode che veglia su di lui e lo guarda con gli occhi di chi spera di cambiargli il futuro in meglio. L’episodio, in misura sorprendentemente incisiva, cala lo spettatore ancora più nell’atmosfera di quegli anni, strizzando l’occhio ad altre produzioni kinghiane in modo niente affatto scontato, dimostrando che 11.22.63 non è nient’altro che questo: lo straordinario canovaccio di una nazione che mantiene toni e colori brillanti nonostante i decenni di distanza che la separano dalla nostra epoca.

11.22.63 1x02 The Kill Floor Recensione
Jake è fondamentalmente uno sconosciuto, un forestiero che non è visto di buon occhio. Prendere una camera alla pensione della famiglia Price, ad esempio, equivale ad accettare tacitamente i valori di una cultura di provincia fondata sul bigottismo e una morale cristiana che non gli è mai appartenuta. La padrona di casa, la signora Price, è un donna timorata di Dio che non si fida ma accetta comunque di ospitare Jake sotto il loro tetto per una questione puramente economica. Soffermatevi sul suo volto e non faticherete a riconoscere Annette O’Toole (stanno stretti sotto i letti sette spettri a denti stretti). Il marito, al contrario, la quintessenza dell’uomo sottomesso alla moglie e alle sue rigide regole di comportamento, sembra nascondere qualcosa dietro il suo sguardo di ghiaccio appannato dal matrimonio. Anche avvicinarsi a Frank Dunning, interpretato da Josh Duhamel (Turistas, Transformers), l’uomo da fermare prima che sia troppo tardi e cada nella sua folle violenza domestica, significa recitare una parte ed esporsi a durissimi riti d’iniziazione fisici e psicologici che passano attraverso bugie, alcool e citazioni letterarie di Hermann Hesse.

Il ritmo della puntata è incalzante e, complice la durata inferiore rispetto al pilot, anche i riferimenti all’epoca sempre continui e molto sottili colpiscono nel segno. Il colore dell’automobile di Jake scatena ilarità e commenti omofobi sulle sue tendenze sessuali. Nessuno crede che la sua professione sia davvero quella di scrittore in un periodo storico in cui è più verosimile darsi ai viaggi spaziali. Una trasmissione in tv ci informa della campagna elettorale Nixon – Eisenhower e offre spunti di riflessione sul senso della parola conflitto, su cosa voglia dire eroe di guerra, su cosa sia stata davvero la Seconda Guerra Mondiale e le ferite ancora non del tutto rimarginate in tutti coloro che per fatalità o patriottismo vi hanno partecipato. Perché Jake, nella sua ingenuità, è convinto che sia necessario fare sacrifici necessari per il bene di tutti e scoprirà invece che “l’ultima cosa che si può dire dell’uccidere un uomo è che sia una cosa coraggiosa“.

Dopo aver tentato invano di convincere il piccolo Harry e la madre ad allontanarsi da casa per scongiurare la tragedia del marito pronto ad assassinarli a martellate, Jake sarà costretto a fare i conti con la furia assassina di Frank, che scopre il suo piano minacciandolo di farsi da parte, ma lui non demorde. La notte di Halloween Jake aspetta Frank sul futuro luogo del delitto, intenzionato a fermarlo una volta per tutte dopo essersi munito di una pistola, interrotto soltanto dall’arrivo di un complice inaspettato che potrebbe rivelarsi cruciare nei prossimi episodi. La situazione precipita, poi, quando diverrà impossibile impedire la colluttazione per un dettaglio che non era stato preso in considerazione e probabilmente modificato dalle continue intrusioni di Jake nel passato: Frank entrerà in casa della moglie dalla porta sul retro e non dall’ingresso come erroneamente ipotizzato, alterando di conseguenza in modi imprevedibili tutte le dinamiche successive.

11.22.63 1x02 The Kill Floor Recensione

Alla fine, anche in questo caso, sarà la casualità a dettare il corso degli eventi, non soltanto la volontà di cambiare davvero le cose. Jake uccide Frank strangolandolo e mettendo in salvo ciò che resta della famiglia del piccolo Harry, poi abbandona Holden prima che arrivi la polizia, allertata dalla stessa signora Price che si era offerta di ospitarlo, ma la sensazione è che ci sia ancora qualcosa fuori posto.

L’episodio si chiude nelle tenebre, fra pioggia e sangue, bambini in costume e grottesche zucche illuminate, con un cliffhanger di rara eleganza: un ritaglio di giornale mostra al protagonista l’uccisione di J.F.K. e l’ascesa al potere di Johnson come presidente degli Stati Uniti, vanificando alla radice quanto era stato fatto da Jake nelle settimane di permanenza indietro nel tempo. Dove ha sbagliato non è dato saperlo. Conferma, questa, non soltanto dei quattro porcamiseria su cinque, della bontà del pilot e dell’acuta cattiveria di storia e sceneggiatori, ma anche che mai come questo caso quando si parla di Stephen King e J.J. Abrams, il diavolo si nasconde nei dettagli.
Il diavolo, ancora una volta, è il passato.

4

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