11.22.631×05 The Truth – 1×06 Happy Birthday, Lee Harvey Oswald

Season Recap Con questi due episodi, 11.22.63 entra finalmente nel vivo dell'azione. Riuscirà Jake Amberson a conciliare l'amore per Sadie con la missione di salvare il Presidente JFK? Scopritelo qui.

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Giro di boa per 11.22.63, che raggiunge metà del suo percorso narrativo con due episodi pieni e variegati. The Eyes of Texas si chiudeva con la scoperta da parte di Sadie della doppia vita di Jake, dopo essersi intrufolata nell’appartamento di lui e aver visto i nastri con mesi di registrazioni in russo. Le conseguenze saranno immediate: lei decide di lasciarlo, incapace di mettere a fuoco i motivi che spingerebbero qualcuno a spiare un vicino all’apparenza innocuo come Lee Harvey Oswald. Le menzogne di Jake, che cerca di non dire troppo alla donna che ama con l’unico scopo di proteggerla, non solo non aiutano, ma finiscono per diffondersi in fretta. Il preside del liceo di Jodie non prende bene le intemperanze di Jake, stramberie inopportune agli occhi di una piccola comunità dove tutti sanno tutto di tutti. Visite ai bordelli, falsi certificati, scommesse vinte per sostentarsi che puzzano di truffa. Lo spionaggio che avviene nella sua cantina sarà la goccia che farà traboccare il vaso e finirà per infrangere la clausola etica che Jake ha accettato firmando il suo contratto due anni prima.

The Truth ruota attorno a questo: verità non confessate, mancanza di fiducia e tanti dubbi che rischiano di far vacillare ogni singola certezza nella nuova dimensione che Jake ha cercato di costruirsi nel passato, dalla perdita della persona cara al licenziamento in tronco come professore d’inglese. I flashback sono continui, architettati in un gioco d’incastri che richiede attenzione, al limite del paradosso se consideriamo che ci proiettano in un passato che è avvenuto di fatto nel futuro. Jake a scuola, nel presente al di là della Tana del Coniglio, interroga i suoi studenti sui dilemmi e il peso delle responsabilità che comporterebbe poter tornare indietro nel tempo per rimediare a un errore, in un momento che mette in risalto la rigida noncuranza con cui le nuove generazioni affrontano storia e letteratura, inventando incontri mai avvenuti fra Hitler e Stalin e scambiando l’autore dell’Odissea per uno dei suoi personaggi, fino ad arrivare a dire:

“Uccidiamo Omero così non dobbiamo leggere e studiare questo libro idiota.”

Vediamo poi Jake a casa di Al Templeton nei suoi ultimi giorni di vita, a cui spiega che se la sua permanenza nel passato fosse durata fino alla fatidica data del 22 novembre 1963 sarebbe stato lui a uccidere Oswald con le sue stesse mani.
Un Jake in sostanza sempre più confuso, goffo e in balia di eventi ben più grandi ciò che si aspettava.

L’episodio continua con un appostamento nei pressi della casa del Generale Walker, obiettivo di Oswald che tenterà di farlo fuori con gli stessi proiettili e fucile da cecchino che avrebbe usato su JFK. Sarà Bill Turcotte a sollevare domande, sempre più invaghito di Marina, la moglie russa di Oswald, nei rari momenti in cui viene lasciata da sola a badare al bambino e le è concesso allontanarsi per fumare una sigaretta. Perché Oswald dovrebbe freddare Walker se egli stesso odia gli ideali che incarna il Presidente? Perché uccidere entrambi? Cosa c’entra la CIA? Anche in questo caso nessuna risposta. Ciò che conta non è il perché, ma se Oswald premerà davvero il grilletto, quasi fosse l’ennesima pedina di un complotto i cui dettagli vengono trattati solo in modo superficiale, quasi fossero la punta di iceberg e il pretesto per approfondire invece ciò che interessa davvero narrare alla sceneggiatura e, diciamolo, anche a noi spettatori: il rapporto interrotto bruscamente fra Jake e Sadie.

Sadie e Jake
Pregna di un sadismo raro, girata senza la minima sbavatura, la scena madre di The Truth è di una cattiveria che toglie il fiato e non solo fa schizzare alle stelle la qualità dell’episodio, ma ci ricorda che la mente dietro a 11.22.63, Stephen King, non è rimasto certo a guardare quando concepì il momento fra le pagine del suo romanzo. L’ex marito di lei, nella folle convinzione che rovinare l’esistenza di Sadie sia comunque una scelta migliore anziché lasciarla a Jake, decide di segregarla in casa e sfregiarle la faccia, rovinandone per sempre la bellezza dopo un crescendo di insulti e vessazioni che non ci verranno mostrate ma di cui vedremo subito le conseguenze. Jake verrà allertato da una telefonata – Conosci l’indirizzo, hai fatto cigolare il letto tante di quelle volte… – e precipitandosi da lei la troverà legata a una sedia, accanto a un tavolo, la testa coperta dalla federa di un cuscino imbrattata di sangue, con Johnny Clayton armato di pistola che vuole riservare a Jake una fine persino peggiore, perché l’unica cosa capace di far funzionare un matrimonio sono i compromessi ed entrambi, amanti infedeli, devono essere ripuliti dallo sporco. A Jake non viene lasciata alcuna scelta: bere il bicchiere di candeggina che Johnny gli ha offerto o vedere Sadie morire con un colpo di pistola. La salvezza arriverà dal suono del campanello, preambolo in grado di distrarre il marito psicotico e sopraffarlo al culmine della colluttazione. Per Sadie il prezzo da pagare sarà altissimo, sopravvissuta a un marito violento dopo anni di umiliazioni fisiche e psicologiche, deturpata in viso da un taglio a cui la chirurgia plastica del 1963 non è in grado di porre rimedio con la stessa efficacia delle tecniche moderne.

L’episodio si chiude in punta di piedi, grazie a una delicatezza che fa da contraltare alla drammaticità dei momenti precedenti, con Jake che confessa a una Sadie incredula e costretta a un letto d’ospedale di venire dal futuro. Alla fine, come recita un motto giapponese: “Se c’è l’amore le cicatrici da vaiolo sono graziose come fossette”.

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Happy Birthday, Lee Harvey Oswald si apre con un balzo di sei mesi, precisamente al 16 ottobre 1963, lasso temporale nel quale sono cambiate molte cose. Jake e Sadie sembrano aver ritrovato un loro equilibrio, al contrario di Lee e Marina il cui matrimonio sta naufragando nonostante lei, che ha abbandonato il tetto coniugale per farsi ospitare da un’amica, porti in grembo un altro bambino. Anche la data fatidica che muove la storia è solo a una manciata di settimane dall’11.22.63.

La puntata accelera bruscamente alla festa di compleanno di Lee Harvey Oswald, momento in cui emerge la vera natura di Bill Turcotte, così innamorato di Marina, con il quale ha avviato una relazione parallela e chissà cos’altro, da essere disposto a mandare a monte l’intero progetto di Jake. Durante il litigio, Bill urta la stessa lampada che ospitava la cimice con la quale entrambi avevano spiato Oswald nei due anni precedenti. Saltata la copertura, saltano anche i nervi di Oswald che, non sapendo da chi viene controllato, diventa ancora più imprevedibile. A peggiorare le cose, col tempo che si sta esaurendo e tanti tasselli mancanti sul mistero dell’attentato alla vita di JFK, ci pensa lo stesso Bill, che si scoprirà essere diventato talmente amico di Lee Harvey Oswald (pensate alla scena apparentemente innocua e slegata dalla storia in cui Bill viene invitato da Lee a leggere le Teorie economiche di Karl Marx) da risultare anche più pericoloso, in quanto possibile complice e a conoscenza di dettagli salienti che potrebbero avvantaggiare entrambi.

Jake Epping si ritrova in men che non si dica a combattere da una parte le insicurezze di Sadie, sottoposta a diversi e costosissimi interventi chirurgici che spingono lui ad abusare del meccanismo delle scommesse per guadagnare ingenti somme di denaro in brevissimo tempo, e dall’altra a dover fermare non uno ma due potenziali cecchini assetati del sangue di JFK.

Lee Harvey Oswald

Sadie sarà anche la protagonista di una scena altrettanto kinghiana e ai limiti del sovrannaturale, vittima dell’influenza negativa della stessa entità incontrata nell’episodio pilota, l’Uomo con la Tessera Gialla che con la sua stessa presenza all’interno dell’ospedale metterà in serio pericolo la sua vita durante l’ennesimo intervento in sala operatoria. Senza dubbio una scena molto bella, il cui significato, in mancanza d’ipotesi o dettagli supplementari, potrebbe essere ricondotto al passato che rema contro ogni forma di cambiamento, senza eccezione alcuna.

Rimessa fuori pericolo Sadie e non avendo alternative con Bill, Jake sceglierà di sacrificarlo facendolo internare, sfruttando la stessa storia dei viaggi nel tempo che li aveva fatti diventare compagni di squadra, non prima di essersi accertato, con mezzi poco ortodossi, che George DeMohrenschildt non sia coinvolto in alcun modo con gli eventi che porteranno Oswald a fare quello che è destinato a fare.

L’episodio arriva ai titoli di coda col fiatone, nella violenza e nel dolore fisico, con Jake pestato a sangue, vittima di una gang che lo insegue e lo massacra in un vicolo perché le bische clandestine non credono più alla sua fortuna sfacciata. Stavolta sarà lui, fra allucinazioni e mancamenti, su un letto d’ospedale non lontano da quello che aveva ospitato Sadie, ad aver bisogno della compagna e a riscoprire l’importanza della sua relazione. Relazione che anche in questo caso, fra parentesi emotive molto forti, sorrisi, dichiarazioni di matrimonio al telefono e pungenti critiche alla nostra odierna società – Raccontami qualcosa del futuro! La gente cammina con il telefono in mano tutto il giorno – regala i momenti migliori e ci strappa, nel complesso, quattro porcamiseria su cinque per entrambe le puntate. Abbiamo ottime aspettative per 11.22.63, in attesa degli ultimi due appuntamenti e di un finale che siamo sicuri non mancherà di far discutere.

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