11.22.631×07 Soldier Boy

Season Recap 22.11.63 si avvia alla conclusione in un turbine di twist e colpi di scena. Scoprite perché non è mai stato così divertente salvare (o condannare) il Presidente J.F.K.

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Arriva il recap del penultimo episodio di 11.22.63, la serie targata Hulu tratta dal celebre libro di Stephen King, e si cominciano a tirare le somme dell’adattamento che porta, fra i tanti, anche la firma di J.J. Abrams. Partiamo subito da questo: la puntata, in attesa del gran finale, si conferma la migliore in assoluto. Incubi, vuoti di memoria, fenomeni sovrannaturali, a Soldier Boy non manca nulla perché getta tanta carne al fuoco e non per niente avendo letto il romanzo posso confermarvi che nonostante le differenze, inevitabili, sono proprio le ultime duecento pagine a regalare i momenti migliori, qui riproposti in modo impeccabile. Scopriamo come.

Il concetto del tempo è ovunque, in 11.22.63, e non potrebbe essere diversamente. Nel pilot si parlava di forza, ma ci sbagliavamo. Il termine più adatto è presenza, quasi fosse un’entità strisciante che dimostra di possedere logica, premeditazione e strategia. La si avverte dalle continue inquadrature agli orologi, dai flashback,  dalla sottile sensazione che ci sia sempre qualcosa sul punto di andare storto e dall’inesorabile conto alla rovescia che muove la puntata. Il tempo non perdona errori, incertezze, tentennamenti. Il tempo è nel tremolio di una lampadina, nella batteria di un’automobile che cessa di funzionare quando non dovrebbe, nel dito fermo sul grilletto di un fucile. Il tempo è, di fatto, il più pericoloso nemico di Jake Amberson, costretto a prendere decisioni più grandi di lui e, ricordiamolo, farlo senza conoscerne le conseguenze in anticipo. Ma siamo sicuri che sia davvero un bene modificare il corso degli eventi?

Ci avviciniamo alla fatidica data del 22 novembre 1963, giorno dell’attentato che costò la vita al Presidente J.F.K. Mancano meno di due settimane, lasso narrativo reso con cruda freddezza dal continuo scandirsi di giornate vuote e trascinate, riempite da malattia, frustrazione e pillole per il mal di testa, con un Jake malconcio a causa del pestaggio che lo ha ridotto in convalescenza per un brutto trauma cranico. La forte amnesia lo rende incapace di ricordare la missione e quel che ha dovuto fare in passato, al contrario di Lee Harvey Oswald che persa la credibilità come marito e padre di famiglia si concentra in quello che ancora oggi lo consacra tristemente ai libri di Storia, sempre più prossimo al suo obiettivo.

11.22.63: la scena clou dell'episodio

Bill Turcotte, l’unico a conoscenza dei piani di Jake, esce di scena nel modo peggiore possibile, suicidandosi dopo essere stato internato e trattato con l’elettroshock dallo stesso uomo che un tempo lo chiamava fratello per non rischiare di passare al lato oscuro. Un destino ingrato e cattivo ma hey, non scordiamoci chi è il burattinaio che muove i fili dei protagonisti. Intanto Jake è da solo, là fuori, caratterizzato da un James Franco sempre più a suo agio nella parte, capace di far emergere apatie  e fragilità in egual misura grazie a un’impalcatura drammatica invidiabile. Un uomo che non ricorda più il mondo da cui proviene, prigioniero di un mondo che non gli appartiene, anche se Sadie dal canto suo tenterà di dare un senso ai pezzi del puzzle facendo di tutto per aiutarlo a riacquistare la memoria.

Un articolo di giornale, un ballo improvvisato in cucina, la passeggiata nel quartiere dove viveva prima – You came here for a reason, Jake, and now it’s my reason too – sono stratagemmi che funzionano e riconducono a quella che è forse la scena più bella della puntata: la resa dei conti con Lee Harvey Oswald in casa sua, con Jake letteralmente bombardato dalla risacca dei ricordi tenuti a freno dall’amnesia finalmente tornati a galla, conscio di doverlo uccidere e impossibilitato a farlo davanti agli occhi della donna che ama, rimandando ancora una volta l’inevitabile.

Gli ultimi 20 minuti volano in un soffio fra appostamenti, avvertimenti, minacce e un incontro con una vecchia conoscenza di Jake, l’Uomo con la Tessera Gialla, che ci ricorda in un dialogo sotto la pioggia al di là del tempo e dello spazio che se qualcosa deve accadere accadrà comunque, nonostante i tentativi di modificare gli eventi, e che questa presenza, questa forza, questo qualcosa chiamato tempo che sfugge al semplice concretarsi in metafora è lì per il disegno oscuro di qualcuno che non ama interferenze.

11.22.63: L'uomo con la tessera gialla
Qualcuno che, come anticipato all’inizio di questo recap, non avrà il minimo scrupolo a creare imprevisti in grado di ostacolare il fluire degli eventi così come erano stati pensati. Una cosa è certa:  forse non sapremo mai se quanto di quello che è avvenuto è stato il frutto di un sogno, una semplice premonizione o è accaduto realmente mentre Jake e Sadie riposavano in auto, fantasticando sul loro futuro. Un po’ dispiace che una parte così affascinante della vicenda non venga approfondita ma con il senno di poi, forse, certe verità è meglio non saperle e lasciarle giacere lì dove devono stare, nell’immaginazione dello spettatore.

Il sipario cala con un fischiettio, lo stesso di Harvey Lee Oswald in cima all’edificio che dà su Dealey Plaza, a Dallas, il giorno zero, fucile alla mano e Soldier Boy di Duane Eddy nelle orecchie. C’è un presidente da assassinare e un folle senza il minimo scrupolo disposto ad andare fino in fondo. Come finirà? Lo scopriremo la settimana prossima. Nel frattempo salutiamo un episodio brillante che merita quattro porcamiseria e mezzo su cinque e si dimostra, a un lampo dalla conclusione, degno di tale show, delle attenzioni e degli investimenti che ha attirato su di sé. Con buona pace di chi era convinto che trarre un adattamento di qualità da un libro di successo fosse ormai impossibile.

4.5

 

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