11.22.631×08 The Day In Question

Season Recap 11.22.63 giunge al finale più emozionante che potesse essere girato. Dire addio a Jake e Sadie sarà difficile. Scoprite perché nel nostro articolo.

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Si sperava che questo momento arrivasse il più tardi possibile e invece anche 11.22.63 giunge alla sua naturale conclusione dopo sette episodi memorabili. Scrivere questo recap non è stato affatto semplice. Ci sono show che ti lasciano tanto anche una volta terminati, ma quando gli adattamenti sono tratti da un libro che hai particolarmente amato, con cui hai sofferto pagina dopo pagina, dirgli addio fa male il doppio.

“Non sono mai stato un uomo facile alle lacrime”.

Si apre così 22/11/63, il romanzo di Stephen King senza il quale la serie tv prodotta da J.J. Abrams in esclusiva Hulu e in onda su Fox Italia dall’11 aprile non avrebbe mai avuto luogo. Una frase, quella del protagonista Jake Amberson, pronunciata in un flusso di coscienza ben prima dell’incredibile viaggio che lo avrebbe condotto indietro nel tempo, a quegli anni ’60 che tanto abbiamo apprezzato, complice una ricostruzione storica senza sbavature. Un’esternazione che si sarebbe rivelata profetica poiché in realtà di lacrime, in questo finale, ne scorrono davvero tante a partire dai primissimi minuti.

Jake e Sadie decidono di comune accordo di aiutarsi a vicenda per fermare Lee Harvey Oswald, che dalla cima dell’edificio che si affaccia su Dealey Plaza aspetta il momento giusto per sparare quei tre famosissimi colpi di fucile – di cui uno andato a vuoto – che colpiranno l’uomo più potente del mondo uccidendolo quasi all’istante. Il percorso per impedirglielo si rivelerà pieno di imprevisti e ostacoli in quanto il passato, come approfondito nei precedenti recap, stavolta non si limita più ad avvertire che non tollererà alcun tipo di interferenza, ma partecipa attivamente per impedirne qualunque tentativo, trasformando questo pretesto in una corsa fatta di rallentamenti, incidenti stradali e vecchie conoscenze che tornano in vita sotto forma di allucinazioni. Piccoli dettagli, sia pure una semplice guardia che si trova dove non dovrebbe essere o una parata con più partecipanti del previsto, che sommati rende a quei due l’impresa di far fallire Oswald sempre più difficile.

La morte di Sadie

Il culmine della scena, inutile girarci intorno, esplode in un bagno di sangue con la sparatoria fra Jake e Lee Harvey Oswald all’interno del deposito. Oswald muore freddato da Jake per mano del suo stesso fucile e anche Sadie, colpita durante la colluttazione, spira fra le braccia dell’uomo che ama. Un momento, questo, in cui l’odio per King e gli sceneggiatori cresce a dismisura perché Jake, distrutto dal dolore, comprende perfettamente di aver salvato la vita a J.F.K ma di non poter fare nulla per la sua compagna senza ritornare indietro nel tempo e ricominciare tutto daccapo.

Un meccanismo perverso, perfetto nel farci saltare i nervi. Così era stato nel romanzo e così, ahimè, nella fedeltà della sua trasposizione tv. Devastato da questa consapevolezza, a Jake non rimarrà altro che consegnarsi alle autorità e subire un interrogatorio necessario a far luce su quanto accaduto lì dentro.

L’attentato, anche se sventato, ha avuto un’eco enorme fra la stampa e i cittadini americani. J.F.K  è illeso ma il popolo vuole risposte e qualcuno da incolpare. Fortunatamente Jake riesce a spiegare le proprie ragioni al detective Hosty facendo leva su tutto il proprio straordinario sangue freddo, una buona dose di faccia tosta e le conoscenze sul caso che aveva studiato con Al Templeton. In un botta e risposta molto ben riuscito, Jake metterà all’angolo e nelle condizioni di essere ricattabili sia Hosty, sia l’FBI e chiunque si fosse convinto di poterlo incastrare, per negligenza e scarsa attenzione ai segnali lanciati dallo stesso Lee Harvey Oswald.

Jake e il detective Hosty

Tutto fila in quello che si rivela fino in fondo un intreccio brillante dove ogni pezzo va al proprio posto. E poco importa se i motivi di un tale gesto non verranno mai chiariti perché Oswald se li è portati nella tomba. Il passato è stato modificato e per questo Jake eviterà sia il processo sia la quasi scontata condanna a morte sulla vecchia cara Old Sparky, diventando agli occhi dei pochi che conoscono la sua vera identità un eroe nazionale che vuole rimanere anonimo, non senza essere prima stato ringraziato personalmente dal Presidente e dalla First Lady.

Libero di tornare nel Maine, al suo presente, Jake non ha idea di ciò che troverà una volta oltrepassata la Tana del Coniglio. La tavola calda di Al non esiste più, la cittadina di Lisbon è in macerie e nel cielo si affollano nuvole di cenere, mentre sulle strade violenti senzatetto litigano per la sopravvivenza, in uno scenario post-apocalittico da far accapponare la pelle. Harry Dunning, il bidello della scuola a cui Jake aveva salvato la famiglia dalla furia omicida del padre, lo guiderà verso uno dei pochi rifugi sicuri rimasti in un mondo raso al suolo dalle bombe.

Fra pianti e singhiozzi sarà proprio Harry a spiegare che nel nuovo presente il Presidente J.F.K non solo non è morto, ma è stato eletto per entrambi i mandati, e che la Guerra del Vietnam non ha mai avuto luogo, ma che poi qualcosa dal punto di vista geopolitico è andato molto male, con milioni di morti, nuovi conflitti e la conseguente distruzione della civiltà umana così come la conosciamo. Una scena forte, che lascia in noi spettatori molteplici dubbi e il sapore della beffa in bocca.
C’era un motivo se Jake era stato messo in guardia dal non cambiare il passato, adesso sappiamo perché.

Il 2016 post - apocalittico

Determinato a resettare tutto e a ricominciare, Jake torna nuovamente negli anni sessanta per tentare almeno di riconquistare l’unica cosa che conta davvero: Sadie. Presto però si renderà conto che anche questo non è possibile, in quanto l’Uomo con la Tessera Gialla profetizzerà che se Jake tenterà di cambiare di nuove le cose lei morirà ancora, e ancora e ancora, in modi sempre diversi, perché il passato è più forte di qualunque cosa.

Per questo Jake, dopo aver salutato l’amore della sua vita, una Sadie confusa e divertita che non può ancora averlo conosciuto, con una lunga stretta di mano che spezza il cuore, deciderà di tornare per sempre al suo presente. Questo significherà sacrificare la missione che lo aveva condotto lì e quanto ha di più importante per un futuro migliore il cui mondo è lasciato intatto nello scorrere degli eventi.

Jake, ormai rassegnato a vivere nel suo presente senza Sadie, si decide a fare una ricerca su di lei, scoprendo che nel 2016 è ancora viva. Anziana, malconcia, forse anche malata, ma viva. Deciderà di raggiungerla un’ultima volta a Jodie, presentandosi a una festa che la celebra per il suo grande impegno sociale nei confronti della piccola comunità texana in cui anche lui, in una vita passata che di fatto non esiste più, aveva avuto i suoi giorni migliori.

Jake e Sadie danzano
Quello di 11.22.63 è il genere di finale che spezza in due pubblico e critica perché spinge al confronto e fa leva su emozioni molto forti e di sicuro inaspettate. Un finale che noi abbiamo reputato magnifico, severo e realistico, sceneggiato con la consapevolezza che per quanto le cose possano far male non potevano andare diversamente. Un sipario che si chiude nella malinconia e mi sento di poterlo dire senza esagerare, una delle cose più belle mai prodotte in ambito televisivo da molti anni a questa parte, agli stessi cinematografici livelli di Rob Reiner in Stand By Me e Frank Darabont ne Il miglio verde.

Girati con un connubio di musiche, luci e atmosfere di rara delicatezza, gli ultimi dieci minuti di 11.22.63 toccano davvero l’anima, spazzando via ogni piccola incertezza riscontrata durante questo viaggio meraviglioso. Una storia che brilla nel viso di Sadie, segnato dalle rughe dei sorrisi, senza cicatrici, e che trova nell’interpretazione di James Franco e di un cast riuscitissimo la sua più alta consacrazione e i nostri cinque porcamiseria su cinque.

11.22.63 ci saluta insegnandoci che non possiamo prevedere il modo in cui toccheremo l’esistenza del prossimo, né le conseguenze, e che a volte la vita è come una danza a cui assistiamo da spettatori inermi quasi fosse un lancio di monetine su cui il nostro potere è limitato. Non scegliamo la location, la colonna sonora, a volte nemmeno le persone con cui intrattenerci, ma balliamo comunque perché siamo stati invitati a farlo. E mai come in questo caso è stato così bello perdersi sulle note di Nothing Can Change This Love.

5

 

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Come ogni finale che si rispetti, anche quello di 11.22.63 ha scatenato diverse e contrastanti reazioni sui social. Ecco alcuni tweet a riguardo:

https://twitter.com/rutabegamon/status/718661877996384256

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