11.22.631×03 Other voices, other rooms – 1×04 The eyes of Texas

Season Recap È un doppio recap denso di cose quello su 11.22.63 di questa settimana, con un Jake Amberson scosso ma non pentito dalla morte violenta di Frank Dunning e una rocambolesca fuga da Holden in compagnia del suo nuovo alleato, Bill Turcotte, interpretato da George McKay, a cui è stato impossibile tener nascosto il passato del nostro […]

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È un doppio recap denso di cose quello su 11.22.63 di questa settimana, con un Jake Amberson scosso ma non pentito dalla morte violenta di Frank Dunning e una rocambolesca fuga da Holden in compagnia del suo nuovo alleato, Bill Turcotte, interpretato da George McKay, a cui è stato impossibile tener nascosto il passato del nostro protagonista.

L’episodio precedente si chiudeva con un ritaglio di giornale e un titolo a chiare lettere che annunciava la morte del presidente J.F.K in un modo diverso da come ci raccontano i libri di storia. Lo spettatore capisce solo adesso che quel giornale faceva parte del materiale che Al Templeton aveva collezionato durante i suoi passati tentativi di cambiare gli eventi. Da qui la confessione di Jake e la nascita di una proficua alleanza per entrambi che li condurrà nuovamente in Texas, a Jodie, una cittadina a metà strada fra Dallas e Fort Worth, con l’obiettivo comune di scoprire ogni possibile segnale utile per fermare Lee Harvey Oswald, tornato dalla Russia con moglie e prole al seguito.

Other Voices, Other Rooms, titolo che strizza l’occhio al capolavoro letterario di Truman Capote, si concentra su Jake e la sua nuova sistemazione a Jodie, dove trova lavora al liceo come professore di inglese mentre Bill si spaccia per suo fratello rendendosi utile per la causa come possibile. Grazie agli appunti raccolti da Al, entrambi prendono in affitto un appartamento adiacente a quello che andrà a occupare Lee Harvey Oswald e la sua compagna Marina. Parte degli avvenimenti, non esattamente interessantissimi, riguardano proprio le intercettazioni all’assassino di J.F.K dopo aver piazzato una cimice nel suo salotto, perlopiù imprecazioni, litigi coniugali e dialoghi con la moglie in una via di mezzo fra russo e inglese che rende tutto più complicato.

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La svolta arriva quando dopo mesi e mesi di inutili intercettazioni un pezzo grosso della CIA si espone, risultando apparentemente coinvolto nelle macchinazioni che porteranno Oswald a imbracciare un fucile di precisione per sparare al Presidente degli Stati Uniti, compito a cui egli sembra prepararsi da mesi con impressionante dedizione e rigore militare.

Dove l’episodio dà invece il meglio di se’ è nel dipingere il rapporto fra Jake e Sadie Dunhill, la donna apparsa in una breve parentesi del pilot e i cui destini s’incrociano di nuovo proprio a scuola, sfociando in una relazione d’amore dai risvolti che si preannunciano pericolosi. Su una cosa Al Templeton era stato molto chiaro quando ha scelto Jake per questa missione, e non manca nemmeno questa volta di ricordarcelo con i suoi flashback: non legarsi a nessuno, mai, in nessuna circostanza, perché il passato il passato oppone resistenza. Il passato non vuole essere cambiato e ogni modifica può scatenare conseguenze spaventose.
Accadrà l’esatto contrario, fra balli, corteggiamenti e… bugie.

Accecato dall’azzurro degli occhi di Sadie, bibliotecaria piena di vita, così timida e assieme irruente, a Jake non sembra importare di tralasciare un dettaglio così rilevante. Accomunati dall’amore per la letteratura (esattamente come King e sua moglie Tabby, conosciuta al college), Jake e Sadie sono bellissimi e diventano protagonisti di momenti dal forte impatto emotivo. Entrambi divorziati o quasi, entrambi desiderosi di ricominciare, a caccia di una seconda occasione per rifarsi una vita, ignari del fatto che qualcuno li sta osservando, incoscienti nel loro voler sfidare le convenzioni sociali che li marchiano come sconvenienti.

The kiss

Il quarto episodio, The eyes of Texas, continua su questa strada, amplificando ancora di più le difficoltà che Jake è costretto ad affrontare a causa della sua doppia vita, da una parte perché Lee Harvey Oswald si rivela una polveriera dissidente pronta a esplodere, dall’altra perché il suo passato è continuamente esposto ai rischi del caso. Basta un semplice controllo sul suo conto da parte del liceo in cui è impiegato, una parola di troppo, una versione della storia diversa e crolla tutto come un castello di carte esposto al vento.

Sadie non è immune a questa condizione. Le menzogne volano su ali veloci e allo stesso modo possono essere smascherate causando il peggio in un rapporto, quello con Jake, puro e istintivo ma mai così fragile perché nessuno dei due è pronto a mostrare le reciproche cicatrici. A complicare le cose arriva il marito di lei, Johnny Clayton, interpretato da un T.R. Knight (Grey’s Anatomy, Law & Order, The Good Wife) in un’inedita veste da antagonista che lo rende magnetico e angosciante quanto basta da far presupporre solo guai in vista.

Johnny Clayton

Non giriamoci intorno: le due puntate corrono veloci, cercando di condensare il meglio del libro di Stephen King, provando a mantenere fedeltà da una parte e coinvolgimento dall’altra, riuscendoci. 11.22.63 resta una magnifica festa per gli occhi fatta di colori, musiche, tradizioni e automobili d’epoca e il risultato, come comprensibile e data l’importanza della produzione, si mantiene quasi sullo stesso livello degli episodi passati.

Le note dolenti non mancano, però, e il plot paga lo scotto di dover per forza rientrare nei “limiti” del mezzo televisivo. I tagli ci sono e colpiscono eventi, piccole sfumature nella trama e nell’approfondimento dei personaggi e delle loro dinamiche in misura superiore a quanto riscontrato in precedenza. Le due puntate, si diceva, coprono gli avvenimenti di quasi 3 anni laddove la forza del romanzo, un tomo di 800 pagine, stava nel permettere al lettore di entrare in confidenza con la storia senza una curva di apprendimento così ripida.

Parliamo di linguaggi e medium diversi, siamo d’accordo, ma la fretta nella narrazione con cui ha dovuto fare i conti la sceneggiatura questa volta si avverte nei cambi repentini di scene e location. Nulla di grave, sia chiaro, il succo c’è ed è delizioso, ma la cosa è un po’ fastidiosa e finisce per influire, pur di poco, sul voto finale che cala leggermente a causa dei motivi – inevitabili – di cui sopra.

Anche se momenti come quelli del pianoforte splendono nella loro magnificenza, anche se il “Do you want to dance with me?” di Jake farà vibrare il cuore a molte persone, questa volta non si va oltre i 3 porcamiseria e mezzo.

3.5

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