13 Reasons Why13 Reasons Why Season 3: Un Mistero Sconclusionato

Season Recap Si torna alla Liberty High con un nuovo mistero da raccontare. Ci chiediamo tuttavia, retoricamente, se 13 Reasons Why avrebbe potuto fermarsi prima, nonostante le ottime intenzioni nel raccontare i drammi e i turbamenti di una generazione, ma anche di una nazione intera.

5.0

Di nuovo tredici episodi, tredici ore per dissotterrare il poco che è rimasto da dire sulla storia di Hannah Baker e le sue drammatiche conseguenze. Il ritorno di 13 Reasons Why, che sin dall’annuncio sapeva di assurdo, risulta sempre meno credibile e sempre più raffazzonato via via che il mistero di Bryce Walker e della sua scomparsa viene raccontato. Apprezziamo l’impegno e i messaggi che la serie si propone di dare, ma abbiamo diversi motivi per sconsigliarvi la visione di questo brutto accanimento terapeutico.

È l’era della peak TV, prodotti seriali vengono sfornati a ciclo continuo e i colossi dello streaming devono stare al passo con attualità e temi caldi; in questo universo, 13 Reasons Why da forte racconto di drammi adolescenziali diventa uno scialbo minestrone di messaggi sociali trattati alla rinfusa: aborto, violenza sessuale, droga, femminismo, controllo delle armi, ICE e deportazioni, omofobia interiorizzata, un etto e mezzo, che faccio, lascio?

Nelle intenzioni tutto bene, nell’esecuzione un pasticcio. Non solo per l’approssimazione nello sviscerare i temi caldi degli ultimi anni, ma anche e soprattutto nella scrittura e in parecchi dialoghi. I protagonisti dicono un sacco di cose ma allo stesso tempo non si stanno dicendo niente, ma ben peggiore è l’irritante sovrabbondanza di segreti accavallati in ben tre linee temporali, che se non fosse per i dettagli fotografici faremmo estrema fatica a distinguere.

L’elemento più indigesto del modus narrandi della stagione è il personaggio di Ani, novità portante dei nuovi episodi nonché voce narrante: riesce non si sa come a diventare onnisciente sul liceo Liberty nel giro di qualche mese, stabilendo legami solidi con persone tra loro in aperta contrapposizione o in rapporti certamente non amichevoli. Come se non bastasse, origlia e spia costantemente – uno degli escamotage peggiori, degni della peggiore soap opera – senza motivazioni valide se non quelle di far andare avanti il ciclo di detti e non detti tra i protagonisti.

Nei contenuti, alcuni temi portanti sono trattati in maniera piuttosto problematica, a partire dalla stessa idea della deposizione di Ani e delle sue opache conseguenze. Aggiungiamo al fardello parecchi altri argomenti, tra cui la redenzione di Bryce, erratica soprattutto a ridosso della sua morte, in cui pare che il suo carattere rissoso esca fuori appositamente per innescarne l’uccisione. Poco convincente è anche il rapporto di Justin con le droghe, estremamente semplificato con una ricaduta che sembra forzata e strumentale alla trama. Infine, assurda l’idea anche solo accennata che un gruppo di adolescenti possano offrire un valido supporto psichiatrico a Tyler, con una presenza di adulti ridotta al minimo sindacale – laddove lo show chiude sempre con l’invito a contattare persone o enti opportuni in caso di necessità.

 13 Reasons Why è diventato uno scialbo minestrone di messaggi sociali trattati alla rinfusa

Il disastro che è questa stagione di 13 Reasons Why trova tuttavia parziale – ma insufficiente – redenzione nei racconti di Chloe, Jessica e Tony. La scena dell’aborto è particolarmente d’impatto, cattura l’attenzione e ci lascia soffermare sugli aspetti meno banali del procedura: oltre al costante senso di colpa, Chloe deve sostenere tutta l’operazione in anestesia locale, in un curioso parallelo con l’esperienza di Hannah, in termini di alienazione.

Jessica prende completamente coscienza della sua esperienza traumatica, porta avanti la battaglia contro violenze e abusi – ogni tanto il lessico dei dialoghi è un po’ sempliciotto e tende alla ripetitività – ed è protagonista dell’importante segmento post Homecoming: vittime di stupro e intimidazioni sessuali fanno un passo avanti, sia ragazze che ragazzi, ispirati a ritrovare la forza.

La tragedia famigliare di Tony è molto attuale e sentita, con l’ICE pronta a spezzare legami tra figli e genitori, fratelli e sorelle in nome di una malsana idea di sicurezza. Era sicuramente necessario inserire questa tematica nel novero di 13 Reasons Why, ma ci sarebbe piaciuto vederla sviscerata meglio, poiché la storia di Tony appare pesantemente adombrata dal mistero di Bryce e incapace di trovare una dimensione autonoma.

La terza stagione di 13 Reasons Why, fortunatamente la penultima, lascia qualche mistero irrisolto appositamente per l’ultimo ciclo di episodi. A parte qualche raro momento di lucidità, questi tredici episodi sono un enorme pasticcio, carico di temi trattati a forza e superficialmente. Altre assurdità nella gestione dei dialoghi e nella scrittura si accostano a questa narrazione confusa, riuscendo quasi a farci pentire di aver ascoltato quelle tredici cassette, con buona pace di Hannah Baker.

  • 4/10
    Storia - 4/10
  • 6/10
    Tecnica - 6/10
  • 5/10
    Emozione - 5/10
5/10

Summary

La terza stagione di 13 Reasons Why è un confuso minestrone in cui il troppo stroppia e la narrazione alterna brevissimi momenti di lucidità a interminabili minuti di dialoghi superficiali. La storia di Hannah Baker sarebbe dovuta finire molto prima.

Porcamiseria

5

La terza stagione di 13 Reasons Why è un confuso minestrone in cui il troppo stroppia e la narrazione alterna brevissimi momenti di lucidità a interminabili minuti di dialoghi superficiali. La storia di Hannah Baker sarebbe dovuta finire molto prima.

Storia 4 Tecnica 6 Emozione 5
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