È inutile indugiare in premesse e convenevoli riguardanti le forzature con cui Netflix sta portando avanti 13 Reasons Why: che questa stagione non fosse necessaria lo sappiamo tutti. La storia di Hannah Baker è ormai esaurita e non sembrano esserci più nemmeno dei minuscoli spunti da approfondire e, anche se ci fossero, di certo non sarebbero abbastanza per tenere in piedi altri tredici (perché guai a farne di meno) episodi da quasi un’ora l’uno. Quindi, se la scorsa stagione ha giustificato in modo abbastanza convincente la sua esistenza concentrandosi sul processo per la morte di Hannah, questa non ha nulla per farlo. Nulla se non un cliffhanger forzato di cui si sarebbe potuto fare a meno.
Se il processo aveva permesso di scoprire molti degli scheletri negli armadi degli studenti della Liberty High, gli eventi che hanno seguito la scena finale della seconda stagione, ossia quella dell’arrivo della polizia al ballo dove Tyler stava per fare una strage, permettono la costruzione di un nuovo, grande armadio tenuto chiuso dal velo di omertà dell’ormai numeroso gruppo dei ragazzi, un velo sottile che potrebbe lacerarsi da un momento all’altro.
Quello che fa questa season première è quindi mostrarci alcune porzioni di quanto accaduto dopo la fuga di Tony, Tyler e Clay e del coinvolgimento degli altri personaggi. Parallelamente a questi flashback, in cui vediamo Tyler al centro dell’attenzione di tutti, che addirittura fanno a turno per tenerlo d’occhio (ancora una volta senza pensare nemmeno un momento a rivolgersi a un adulto), si sviluppa la nuova trama, ambientata in un presente in cui la polizia indaga sulla scomparsa di Bryce, avvenuta in seguito a una partita di baseball degenerata in una serie di scontri che, per il momento, non vengono meglio definiti. Narratrice della storia è Ani, la ragazza nuova del titolo, una figura che sin da subito presenta dei tratti comuni con Hannah: ha carisma, è un’ottima osservatrice e ha dei segreti, in particolare riguardanti il suo rapporto con Bryce.
È come se gli sceneggiatori non siano riusciti a superare Hannah Baker e abbiano proposto quindi una sua copia sbiadita che non sembra avere molto da aggiungere alla trama
Nonostante l’episodio metta prepotentemente sotto i riflettori questa nuova figura, la sua caratterizzazione non è abbastanza per catturare la nostra attenzione ed è come se, sebbene l’intenzione fosse quella di introdurre un personaggio originale e interessante, gli sceneggiatori di 13 Reasons Why non siano riusciti a superare Hannah Baker e abbiano proposto quindi una sua copia sbiadita che, nonostante alcune differenze rispetto alla precedente protagonista, non sembra avere molto da aggiungere alla trama se non raccontare il “Bryce che nessuno conosce” e che, a dirla tutta, non ci interessa granché conoscere, vista la probabilità di un’edulcorazione eccessiva e forzata del personaggio più viscido e violento della serie.
La trama orizzontale, quindi, non parte con le migliori premesse e a poco aiutano i personaggi che già conosciamo, ormai costretti in ruoli ripetitivi, oltre che in un circolo vizioso di bugie, infangamenti e, soprattutto, comportamenti poco plausibili che si appellano troppo spesso alla sospensione dell’incredulità da parte degli spettatori. Questa staticità si ripercuote anche sulle interpretazioni dei singoli attori, appiattendo la loro espressività, anche se almeno in questo possiamo sperare in un miglioramento conseguente all’aumento di drammaticità quando si entrerà nel vivo della narrazione.
Il risultato dell’unione di questi fattori è una season première scialba, senza clamorosi inciampi ma senza neppure tratti veramente apprezzabili, e il legittimo carattere introduttivo dell’episodio non basta più a giustificarne il ritmo lento e l’assenza di una propria identità.
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Storia - 5.5/105.5/10
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Tecnica - 6/106/10
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Emozione - 5/105/10
Summary
I principali dubbi riguardanti il rinnovo per una terza stagione vengono confermati dall’accenno a una trama orizzontale che sembra forzata e poco interessante e da un gruppo di protagonisti diventati ormai macchiettistici e ripetitivi.
Porcamiseria
I principali dubbi riguardanti il rinnovo per una terza stagione vengono confermati dall'accenno a una trama orizzontale che sembra forzata e poco interessante e da un gruppo di protagonisti diventati ormai macchiettistici e ripetitivi.
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