Legion1×01 Chapter One

Series Premiere Fuori dall'ormai consolidato duo Marvel/Netflix, FX confeziona una nuova serie TV superomista su Legion, uno dei mutanti più forti, ma anche tra i più instabili.

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Arriva sugli schermi uno tra i più potenti personaggi della Marvel, la cui forza è paragonabile solo alla sua malattia mentale: David Haller, alias Legion, è un mutante affetto da un disturbo di personalità multipla, ognuna della quali presenta un potere differente: l’invitato ideale se non vi volete annoiare ad una cena! Dietro il progetto della prima serie dedicata all’universo degli X-Men c’è nientemeno che il creatore di Fargo, Noah Hawley, che ancora una volta prende del materiale già esistente – allora era il film dei fratelli Coen, qua è una solida mitologia fumettistica – e lo confeziona con la sua particolarissima visione del prodotto televisivo.

Cogito, ergo sumus

David è sempre stato un ragazzo inquieto, che ha causato non pochi problemi alla famiglia. Dopo un’infanzia difficile, vissuta da ribelle e aggressivo, il giovane viene internato come schizofrenico dopo aver tentato il suicidio. O almeno così parrebbe. Sì, perché l’intera puntata va letta al condizionale, dato che veniamo gettati all’interno del flusso di coscienza di David, vivendo le sue allucinazioni, personalità e dubbi direttamente in prima persona (alle volte aiutati anche dal cambiamento di visuale).

All’interno dell’ospedale psichiatrico di Clockworks il mutante (che è ancora ignaro dei suoi poteri e li considera frutto delle proprie psicosi) fa la conoscenza di Sidney “Syd” Barret, la quale accetta di diventare la sua fidanzata a patto che non si tocchino (Pushing Daisies ci manchi!). La ragazza è infatti anch’essa dotata di poteri, nello specifico può scambiare il proprio corpo con quello della persona che viene a contatto con la sua pelle; un inconsapevole David riuscirà ad evadere dalla clinica grazie a questo scambio, ma a costo di qualche vittima di Sidney, incapace di controllare il corpo e gli immensi poteri del giovane. Una volta fuori, David cercherà in tutti modi di mettersi in contatto con la ragazza, che si farà viva per salvarlo da un’organizzazione misteriosa – che l’aveva rapito per studiarne il potenziale – e per arruolarlo tra le fila dei mutanti di cui fa parte.

Prima ancora che dal punto di vista narrativo – che presenta una situazione standard tra l’action e lo spionaggio – il pilot si fa notare per l’ottima fattura tecnica. L’atmosfera allucinata (e allucinante) viene resa, intanto, attraverso una confusione temporale evidente nei costumi dei personaggi, divisi tra parvenze anni ’60 e look attuali, oltre alla frapposizione di immagini mentali, ricordi e flashback che annacquano la percezione del reale, spingendo lo spettatore all’interno della labirintica mente di David. La fotografia e le scenografie contribuiscono a questa sensazione per contrasto, con la loro organizzazione, lucidità e ordine che le rendono il contraltare perfetto al caos che aleggia nella testa del mutante. Lo stesso discorso vale per le inquadrature, strutturate secondo una rigida prospettiva con punto di fuga centrale e simmetrie che ricordano sia Wes Anderson, sia (e soprattutto) Stanley Kubrick. Anche il piano sequenza della fuga finale si fa notare, confermando il trend – cinematografico e televisivo – di questi anni, che riporta in alta considerazione questa forma narrativa.

L’atmosfera allucinata viene resa attraverso la frapposizione di immagini mentali, ricordi e flashback che annacquano la percezione del reale

Gli effetti speciali non brillano particolarmente, e se all’interno della puntata si erano caratterizzati per un livello eccellente, lo stesso non si può dire proprio nella sequenza finale, dove i poteri dei mutanti vengono resi peggio dei massi di cartapesta di Hercules. A proposito dei poteri, nonostante siano spesso nominati o sottintesi, viene dedicato loro poco spazio, preferendo concentrarsi più sull’aspetto psicologico (e psicotico) del personaggio, rivelando probabilmente l’intenzione della serie di valorizzare maggiormente l’aspetto umano rispetto a quello mutante. Anche la connessione con il resto del mondo mutante – la scuola di Xavier, le Sentinelle, la Confraternita di Magneto – al momento è lasciata totalmente fuori dal contesto narrativo, e non sappiamo se mai entrerà a farne parte, ma forse è meglio così: Legion si rende totalmente autosufficiente, non dipendente da un universo più grande se non per l’idea stessa dell’esistenza dei mutanti.

La caratterizzazione del protagonista è ben presentata, considerando che si tratta di un pilot, e, a dispetto delle scene che non lo mostrano mai solo, riusciamo a percepire la solitudine del protagonista, anche grazie alla preziosa interpretazione di Dan Stevens, già Matthew Crawley in Downton Abbey e futura Bestia nell’adattamento live-action Disney.

La serie riesce a ritagliarsi uno spazio di rilievo all’interno del progetto televisivo Marvel, pur trovandosi in un universo differente rispetto a quello comune dei Defenders e di Agents of S.H.I.E.L.D., divenendo quindi il secondo polo di riferimento per gli appassionati della Casa delle Idee, con un prodotto alternativo, sotto molto aspetti, ai già validi esperimenti visti. Dalle premesse di questo primo episodio, Legion promette di regalarci episodi molto interessanti e potrebbe rivelarsi una delle migliori serie della stagione, sia dal punto di vista tecnico che narrativo. Il pilot non raggiunge tuttavia l’eccellenza a causa di eccessive lungaggini evitabili e la caratterizzazione di alcuni personaggi secondari, per ora tratteggiati secondo stereotipi.

4

 

Note

  • Il nome Syd Barrett è un esplicito riferimento al mai troppo celebrato fondatore e omonimo cantante dei Pink Floyd, cui lo show runner si è ispirato nella descrizione della malattia mentale e nell’atmosfera quasi psichedelica (il vero Barrett dovette abbandonare il gruppo a causa dei suoi problemi, assurgendo al ruolo di icona).
  • Il nome dell’ospedale psichiatrico in cui è rinchiuso David è Clockworks, che potrebbe benissimo essere un non troppo velato omaggio ad Arancia Meccanica (in originale A Clockwork Orange), cui la serie sembra rifarsi in alcuni aspetti dei costumi (oltre al riferimento kubrickiano delle inquadrature).
  • Parlando di Charles Xavier: nei fumetti il leader degli X-Men è nientemeno che il padre di David, il quale ha ereditato proprio da lui i poteri telepatici. Uscirà mai questa verità all’interno della serie? Lo scopriremo solo vivendo.

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