Better Call Saul3×01 Mabel

Conosciamo la mente dietro a Better Call Saul, e conosciamo altrettanto bene la metodicità a cui ci ha abituato nella narrazione. "Mabel" è certamente definibile come un episodio interlocutorio verso eventi più densi, ma non per questo è privo di spunti interessanti sulla vita dei protagonisti, soprattutto sulle loro ossessioni.

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Tutti abbiamo piccole ossessioni e fissazioni, qualcosa che non possiamo fare a meno di eseguire con metodo ed eccessiva precisione, sia essa la cura nello stendere la biancheria, il dosare al milligrammo le quantità per una ricetta, o l’incapacità di abbandonare una brutta serie tv fino all’ultimo deludente episodio, per quanto ci abbia progressivamente dato allo stomaco. Anche Better Call Saul esplora questo frammento di psicologia umana come da prassi, avendoci abituato a eccellenti momenti di televisione.

Per Mike Ehrmantraut, lo smontare pezzo per pezzo la sua auto alla ricerca di una microspia è un riflesso della sua meticolosità: abituato a spiare da lontano, quando è lui a essere sotto la lente la sua calma inizia a vacillare, ma l’intuizione non lo lascia. Registicamente, le sue sequenze sono la manifestazione di Vince Gilligan all’ennesima potenza, con telecamere fin dentro al tubo di scappamento dell’auto, e il ritmo di un’attesa notturna cadenzato da gusci di pistacchio che cadono in un posacenere.

La destinazione della spia luminosa sul radar sarà probabilmente un certo Gus Fring, e l’attesa estenuante fa parte del gioco – per trenta secondi buoni ci si ritrova ad incitare l’arrivo di qualcuno a riprendere il tappo del serbatoio per sbloccare la situazione, e quando finalmente accade non nascondiamo un mezzo sorriso compiaciuto – tuttavia la transizione dal Mike preso dal panico all’usuale Mike lucido e metodico gioca curiosamente a favore dell’ultimo. Ha fatto il passo più lungo della gamba, ci aspettiamo un po’ più di tensione nei suoi gesti anche a medio termine, ma così non accade.

Più volte abbiamo assistito alla dualità di atteggiamenti di Jimmy e Chuck, in bilico tra il giustificare gli illeciti del primo e accusare le spietate ritorsioni del secondo. Con una confessione registrata, Chuck si dimostra non essere poi tanto diverso da Jimmy: se il futuro Saul Goodman è disposto a lavorare alacremente e senza sosta, nel momento in cui vede l’occasione per una rivalsa da una vita che troppe volte ha sminuito e lo ha privato della possibilità di emergere con mezzi leciti, Chuck è altrettanto disposto a farsi in quattro per provare al mondo di avere ragione, a prescindere dal valore legale delle prove raccolte.

Jimmy: Always on a high horse, always trying to make me feel like I’m —”

Chuck perseguita Jimmy anche quando non è fisicamente presente, e il trauma di un’esistenza passata a essere sottovalutato e bistrattato riemerge in tutta la sua asprezza durante l’incontro col capitano dell’Air Force, in una linea di dialogo sconnessa, brusca e sintomatica di una pesante matassa non sbrogliata della sua mente. Non si può non empatizzare per il debole Jimmy McGill che, nonostante tutto, rimarrà debole anche nelle vesti di Saul Goodman prima, e nelle vesti dell’inserviente dell’Omaha Cinnabon poi. E Jimmy non potrà mai fare a meno, nella sua coscienza moralmente disonesta, anche di dare consigli a un adolescente beccato a rubare in un negozio, nonostante tutto quello che ha passato nelle sue precedenti identità.

Kim Wexler è a metà strada, in cuor suo sa che Jimmy fa ciò che fa in buona fede e per un suo particolare codice morale, ma il senso di colpa, apparentemente assente in Jimmy, consuma il suo carattere fragile. L’ossessività verso un punto e virgola nasconde anche questo: la ricerca della perfezione e della realizzazione personale che non potrà mai raggiungere, vuoi perché ostacolata da Howard e Chuck, vuoi perché macchiata dal colpo basso di Jimmy ai rivali per favorirla.

Mike, Jimmy e Chuck sono su tre vertici di un triangolo nel quale coesistono diverse concezioni di morale e etica: Mike ha senso morale ed etico, il suo codice personale è inattaccabile da ogni punto di vista; Jimmy ha senso morale e un’encomiabile visione su ciò che è giusto e sbagliato, ma persegue mezzi lontani anni luce dall’etica; Chuck, alla fine, non ha né senso morale né senso etico, avendo appena perso il secondo con sotterfugi tali per cui non è nemmeno sensato affermare che il fine giustifichi i mezzi.

Better Call Saul è tornato, e la maestria di Vince Gilligan ci era davvero mancata. Diamo a Mabel 4.5 Porcamiseria su 5, non tanto perché quanto visto sia lontano dall’eccellenza, quanto perché da una premiere ci saremmo aspettati qualcosa di più di un episodio tendenzialmente interlocutorio.

4.5

 

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Osservazioni a Margine

  • La citazione all’opera di Harry Thurston Peck potrebbe nascondere riferimenti al dipanarsi di questa stagione. Nel primo racconto Mabel va alla ricerca di more nella foresta, incontra una lucertola e la libera dal sasso che le schiaccia la coda. L’animaletto per ringraziarla le darà un modo per comunicare con tutti gli animali, incluso il minaccioso lupo che, invece di mangiarla, la riporterà a casa. Che sia una chiave di lettura della storia di Mike, il quale una volta ritrovato il localizzatore riuscirà finalmente a comunicare con Gus Fring?
  • Queste inquadrature ti fanno capire quanto è bello Better Call Saul. Notate come Jimmy sia ancora sotto l’arcobaleno, mentre Kim è in disparte, dalla parte già tinteggiata.


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