Il tema portante di questo episodio di The Deuce è la capacità – o l’incapacità – di adattarsi a nuove circostanze, riuscire – o fallire – nell’arduo compito di alzare la propria voce e guadagnarsi un momento di illusoria felicità, sfidando il labile confine tra moralità e sopravvivenza.
Chi sceglie per disperazione un’altra strada, anch’essa un compromesso, è Candy, già nello scorso episodio intrappolata nel suo lavoro. In What Kind of Bad? il malessere è amplificato ed esasperato: il pestaggio ad opera di un cliente intento a rapinarla potrebbe non essere la goccia che fa traboccare il vaso, laddove l’infuocato dialogo con Rodney sembra essere il vero punto di non ritorno, spingendola a tornare a lavorare nel campo della pornografia.
Candy ne ha viste e vissute troppe, si rassegna all’occhio nero ma lotta per non farsi ferire troppo dalle parole di Rodney, finendo in un pianto amaro, scosso da risate nervose. La sua vita è una trappola con poco spazio per il riscatto, eppure si intravede la volontà di iniziare un percorso diverso, una vita diversa. Il suo nuovo amante deve fare i conti con un dialogo a due velocità, per cui tutto in un amplesso è fraintendibile: c’è fragilità nella sua ricerca del piacere tramite la masturbazione, e la mano di Jack che le accarezza la schiena è quanto di più vicino ad una dichiarazione di innocenza e apertura da parte dell’uomo; persino la ricerca di condivisione successiva viene deviata da Candy, e il pagamento del taxi suona molto come la conclusione di una notte come le altre, nonostante le buone intenzioni.
Rodney: Go it alone, come a dark hour, you are alone.
Maggie Gyllenhaal fa nuovamente la parte del leone, coadiuvata da una regia attenta e misurata, capace di posarsi delicatamente sui dettagli giusti, inquadrandola senza violare l’intimità di una sequenza tanto importante. E un’eccellenza ribadita anche nell’ultima scena contro Rodney, un vero e proprio vortice di tristezza, nervosismo, rabbia e rassegnazione, nell’interpretazione più riuscita dall’inizio della serie.
The Deuce non fa sconti, nel suo impietoso ritratto dei primi anni ’70, nemmeno ai protettori, mostrati al loro peggio, mentre decidono il destino di Bernice, l’amica di Darlene appena arrivata a New York: non c’è sentimento, vince la visione stereotipata del rapporto prostituta/pappone – Sandra potrebbe davvero non fare nessuna grande scoperta con la sua storia – raccontata attraverso la cernita della nuova arrivata e tramite la breve inquadratura di una Lori in lacrime davanti a C.C., che sembra non badare ai suoi problemi.
Nemmeno Vincent può scappare dall’inevitabile influenza della mafia, spinto ad aprire il salone di massaggi proprio da Bobby, non più in grado di presenziare sul suo solito luogo di lavoro. Il suo cedimento morale, avvenuto contro la sua volontà di rimanere perlomeno estraneo allo sfruttamento della prostituzione, fa da contrappasso all’incrollabile carattere di Abby, in conflitto tra due mondi in cui non è suo agio per motivi differenti. La sua reazione al ritorno di Darlene è emblematica dell’illusione tipicamente giovanile che il mondo possa migliorare grazie solo ad una piccola spinta, mentre il vero cambiamento dovrebbe provenire dalla stessa Darlene.
Ashley: Maybe she likes her life the way it is. You ever think of that?
Paul è l’unico a trovare un luogo ameno al di fuori dell’Hi-Hat – Frankie fa del suo meglio con dell’umorismo da caserma sull’appetito sessuale etero e omo – finendo in una serata queer segreta e divertendosi in un posto in cui essere se stesso senza alcuna inibizione. Il suo è l’unico grido di gioia e libertà sessuale, mentre il resto del mondo di The Deuce fa i conti con situazioni scomode e compromessi da accettare, ingoiando pillole amare.
Porcamiseria
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10/10
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9.5/10
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9/10
In Breve
Tutti in The Deuce fanno i conti con la loro morale, con la capacità di adattarsi a nuovi contesti, con il desiderio di libertà. L’eccellente lavoro di cast, sceneggiatura e regia conferma la serie come prodotto eccellente di questo autunno televisivo, con una Maggie Gyllenhaal in stato di grazia.
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Tutti in The Deuce fanno i conti con la loro morale, con la capacità di adattarsi a nuovi contesti, con il desiderio di libertà. L'eccellente lavoro di cast, sceneggiatura e regia conferma la serie come prodotto eccellente di questo autunno televisivo, con una Maggie Gyllenhaal in stato di grazia.
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