Marvel's Agent Carter1×05 The Iron Ceiling

La nostra agente segreta preferita è tornata, e in grande stile: finalmente la vediamo in azione – ufficialmente, stavolta – in un episodio davvero soddisfacente sotto molti versi. The Iron Ceiling suddivide la narrazione in 3 parti fondamentali. Nella prima, vediamo finalmente la nostra Peggy Carter tornare all’opera: inizialmente usa le sue skills per decifrare il messaggio in codice trasmesso […]

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La nostra agente segreta preferita è tornata, e in grande stile: finalmente la vediamo in azione – ufficialmente, stavolta – in un episodio davvero soddisfacente sotto molti versi.

The Iron Ceiling suddivide la narrazione in 3 parti fondamentali.

Nella prima, vediamo finalmente la nostra Peggy Carter tornare all’opera: inizialmente usa le sue skills per decifrare il messaggio in codice trasmesso dalla macchina da scrivere (che a me ogni volta ricorda tantissimo Fringe) poi, subodorando la possibilità di tornare in missione, contatta i suoi amici del 107º reggimento (gli Howling Commandos, riguardatevi il primo Captain America se non ricordate chi sono) per far leva sul capo Dooley e potersi unire alla squadra.

Peggy deve ancora una volta scontrarsi col sessismo e il machismo sfrenato dei suoi colleghi, in particolare dell’agente Thompson, che non perde occasione per denigrarla. Le cose iniziano però a cambiare sul campo di battaglia, quando Peggy fa finalmente vedere di cosa è davvero capace: tutti gli Howling Commandos le portano un grande rispetto (Dum Dum Dugan in primis) per ciò che ha fatto con loro durante la guerra, e la nostra dimostra anche abilità tattico-strategiche e di combattimento davvero notevoli che permettono alla squadra di penetrare all’interno della base Leviathan ma soprattutto di lasciarla illesi – o quasi.

L’intera questione Leviathan è ancora un po’ oscura, specie per quanto riguarda il coinvolgimento di Howard Stark e le loro vere intenzioni, ma per ora siamo contenti così: la Marvel sta finalmente premendo l’acceleratore e aggiungendo tasselli al quadro generale, ed è una cosa che sanno fare benissimo, per cui sono fiducioso.

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Tutto ciò ci porta direttamente alla seconda linea narrativa dell’episodio: la stronza sovietica Dottie, l’agente Leviathan sotto copertura nel collegio di Peggy. La vediamo bambina, all’interno della base dove i Commandos si infiltreranno, mentre viene crudelmente formata per essere una spietata assassina: è costretta a dormire ammanettata al letto, a vedere cartoni animati pieni di messaggi subliminali – no, non i soliti della Disney che trovate su YouTube – e ad uccidere una sua “compagna di scuola” durante spietati addestramenti paramilitari, il tutto probabilmente prima ancora di avere la prima mestruazione.

Da adulta, Dottie riesce a sottrarre con l’inganno le chiavi della camera di Peggy e a trafugare le foto delle armi di Stark in custodia all’SSR, non prima di averci però regalato un bellissimo creepy moment: la pazza fa finta di essere Peggy davanti allo specchio, ammirando la foto di Steve Rogers. Paura. Fortuna che non ha trovato la fiala col sangue di Captain America nascosta da Peggy nello scorso episodio. Per un attimo ho temuto. Senza dimenticare quando, mettendosi a dormire, si ammanetta da sola al letto. Davvero creepy.

VERONIKA BONELL, CAITLIN CARMICHAEL

Terzo e ultimo passaggio narrativo, le indagini di Dooley e Sousa.

Il primo inizia a capire che forse Howard Stark non è davvero un traditore, dopo essersi consultato con Lionel Luthor un amico giornalista e aver capito che qualcosa non torna nella loro ricostruzione dei fatti; si mette perciò in contatto con Jarvis per chiedergli di fare da tramite e convincere Stark a fornire la sua versione.

Il secondo, invece, fermi tutti, fa la scopertona e capisce che è Peggy la bionda che stavano cercando: lo capisce dai due nei sulla spalla che ha casualmente notato entrando negli spogliatoi con Peggy in versione nature. Deciderà di rivelare tutto a colleghi e superiori o proteggerà Peggy? Non lo sappiamo, ma al momento la domanda più pressante è: possibile che Peggy, sapendo di avere due nei sulla spalla destra – cosa abbastanza riconoscibile, peraltro – abbia deciso di mettersi una parrucca bionda ma non qualcosa che le coprisse la spalla? O del fondotinta sui nei, che ne so. Qualsiasi cosa. Peggy, fai tanto la bad ass e poi mi cadi su ste cose.

A parte quest’ultimo passaggio, episodio davvero ben fatto, ricco di riferimenti per gli appassionati (vedere più sotto, dopo il voto) ma godibilissimo per tutti, e che soprattutto getta ottime basi per gli sviluppi futuri della serie che, ormai, ha passato il giro di boa. Quattro porcamiseria su cinque, meritatissimi. Gliene darei pure cinque, ma la storia dei nei non mi è proprio andata giù.

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Momento riferimenti da nerd sfigati: la base dove viene addestrata Dottie insieme a tantissime altre bambine, nei fumetti è nota come la Stanza Rossa, parte di quel Programma Vedova Nera che ha reso Natasha Romanoff una delle più grandi spie del mondo prima, e un membro dello S.H.I.E.L.D. e degli Avengers poi.

Porcamiseria

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