Alias Grace1×01 Pilot

Series Premiere Un racconto crudo e realistico di una presunta assassina che ripercorre con lo spettatore la sua storia, nella speranza di dar luce alla verità sul suo oscuro passato. Ispirata al romanzo bestseller di Margaret Atwood, una nuova miniserie in sei episodi, che promette forti, ma dure, emozioni.

8.2

Dopo lo straordinario successo di The Handmaid’s Tale, tornano sul piccolo schermo le idee e i dialoghi di Margaret Atwood nella fedele trasposizione Alias Grace, che si propone nuovamente di affrontare temi legati alla figura della donna. Una donna che potrebbe, stavolta, non essere una sfruttata innocente, bensì una spietata criminale.

È immergendoci dai primi istanti nella mente della protagonista Grace Marks, interpretata da una splendida Sarah Gadon, che questa nuova serie ci invita a riflettere sul tema cardine della narrazione, l’identità. Viene subito automatico chiedersi, dopo una sequenza iniziale abilmente costruita, chi sia in realtà Grace Marks. Una domestica vile e astuta, o irreprensibile e inoffensiva? Un interrogativo che accompagna lo spettatore per l’intero episodio – come probabilmente farà nei successivi – nell’attesa che il verdetto sulla donna possa pendere dalla parte del bene o del male.

Il focus è sulla protagonista e sul suo racconto. Un racconto ascoltato e analizzato con rigore scientifico, seppur con malcelato interesse, da Simon Jordan (Edward Holcroft), l’ennesimo dottore inviato per “studiare” la paziente. Da un presente in cui è una prigioniera accusata di omicidio in un penitenziario, si torna indietro al tempo in cui Grace era solo una figlia e una sorella in una famiglia povera e numerosa, costretta a emigrare in Canada a causa di un padre ubriacone e scapestrato. Se il contrasto tra la Grace di allora e la Grace odierna è sì evidente, è comunque interessante notare che, sin dalla sua adolescenza, non assistiamo soltanto alle sofferenze di una povera ragazza, costretta a crescere troppo presto. Vediamo anche come i primi sentimenti di odio, egoismo, rivendicazione la incitino a pensieri apparentemente crudeli – come l’uccisione di un fratellino per la mancanza di cibo. Sentimenti che nel presente sono stati interiorizzati e gestiti, fino a essere quasi invisibili su un volto che vuole esprimere il meno possibile.
Ma possono questi stessi sentimenti essersi evoluti fino ad averla condotta a commettere l’orribile peccato dell’assassinio? L’equilibrio tra bene e male che c’è in ognuno di noi è fragile, e basta poco per abbandonare una delle due parti, consapevolmente o meno.

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E’ difficile prendere una posizione su Grace quando c’è chi non ha mai smesso di diffamarla sui giornali e nella vita quotidiana, e chi invece brama di dimostrare la sua innocenza e scagionarla da colpe altrui. E Simon Jordan si ritrova nella scomoda posizione di fornire un resoconto positivo su una donna di cui non sa realmente nulla. Quando l’approccio all’associazione dei ricordi attraverso della frutta si rivela interessante ma futile e i resoconti sull’accaduto non fanno che essere contraddittori, come si può arrivare, dunque, alla verità?

Seppure dispiaciuto per il dottore brancolante nel buio, lo spettatore sa che presto o tardi conoscerà la risposta a questa domanda. Perché molti dei “veri” pensieri di Grace, troppo spesso rivolti all’omicidio e alle brutalità del passato, sono celati soltanto al dottore. Il pubblico può, dalle parole di Grace, capire quanto riesca a fingere di comportarsi da finta tonta, inconsapevole di ogni riferimento. A impedire a chiunque di credere che possa sentirsi ingiustamente rinchiusa o desiderosa di una libertà che non merita. La chiave è mostrare di non volere dire o fare nulla. Di modo che nessun altro possa avere ancora potere su di lei.

Ma fino a che punto la stessa Grace vuole celare quello che pensa veramente? Quanto di quello che dice è del tutto bugia o verità? Dopo un’iniziale titubanza, sembra che l’atto del raccontare possa quasi farla sentire viva ed eccitata, seppur restia a essere messa a nudo, sbucciata come un frutto. Tutto merito del dottore, incapace di resistere completamente al fascino di Grace? Sarà interessante scoprire come si evolverà il rapporto tra i due, e soprattutto assistere alle scene riguardanti l’omicidio vero e proprio, di cui vediamo soltanto brevi flashback relativi a vittime, complici e amicizie.

L’alternanza tra passato e presente conferisce movimento al ritmo narrativo, che fluisce rapido con numerosi flashback, usati nel pieno del racconto con lunghe sequenze, o come brevi immagini, spesso ripetute, di violenza e morte, impossibili da contemplare a lungo.
Una fotografia cupa, dai pochi colori, serve a restituire un realismo che non vuole indorare la pillola. Sono allo scoperto le adultere molestie e le violenze che gli uomini riversano sulle donne senza rimorso. Il totale degrado di una nave che sembra trasportare più bestie che esseri umani, portatore di morte, vuole apparire crudo, chiaro. Si riesce a tirar fuori un ritratto d’epoca vittoriana che sbalordisce, emoziona e fa soffrire lo spettatore, grazie anche alla buona performance recitativa di Sarah Gadon. Meno da elogiare quella di Edward Holcroft, a tratti inespressivo.

Il bilancio di Alias Grace risulta positivo, con un pilot che di certo è riuscito a catturare l’attenzione. Speriamo che la serie riesca a darci tutte le risposte che adesso bramiamo e ad approfondire tanti personaggi finora solo intravisti.

Porcamiseria
  • 8/10
    Storia - 8/10
  • 8/10
    Tecnica - 8/10
  • 8.5/10
    Emozione - 8.5/10
8.2/10

In breve

Alias Grace ci propone l’ambigua immagine di una donna, i cui misteriosi comportamenti lasciano dubbi e curiosità sui suoi intenti e sugli eventi reali della sua vita. Un interessante rapporto tra dottore e paziente è accompagnato da un racconto crudo e reale di un’epoca vittoriana in cui c’è poco spazio per i sentimentalismi. Un pilot godibile, che ci lascia con molti interrogativi.

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Porcamiseria

8.2

Alias Grace ci propone l’ambigua immagine di una donna, i cui misteriosi comportamenti lasciano dubbi e curiosità sui suoi intenti e sugli eventi reali della sua vita. Un interessante rapporto tra dottore e paziente è accompagnato da un racconto crudo e reale di un’epoca vittoriana in cui c’è poco spazio per i sentimentalismi. Un pilot godibile, che ci lascia con molti interrogativi.

Storia 8 Tecnica 8 Emozione 8.5
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