Alias Grace1×05 Part 5

Giunto al punto cruciale della narrazione di Grace Marks, il dottor Simon Jordan, in preda a debolezze e circondato da pressioni, si ritrova a dubitare di se stesso e della sua indagine, alla quale manca ancora il tassello finale.

8.7

Ripercorrere gli esatti passi che hanno condotto al duplice omicidio del signor Kinnear e della sua amante Nancy Montgomery è un’impresa ardua e confusionaria per Grace Marks, ancora incapace di distinguere tra sogno, immaginazione e realtà. La sua speranza di riuscirvi attraverso gli occhi del dottor Simon Jordan finisce letteralmente per naufragare quando egli stesso ancora non sa barcamenarsi tra le parole rivelate e quelle non dette. Alias Grace finisce così per mantenersi ancora incerto, in attesa sicuramente del boom di rivelazioni dell’episodio conclusivo.

Qualche indizio lasciato qua e là, tuttavia, ci permette di intravedere almeno la direzione che la storia prenderà. Alias Grace non aveva mai escluso la presenza di elementi soprannaturali, spesso mascherati da superstizioni o mode bislacche dell’epoca. La presenza, in questo quinto episodio, del comitato spiritualistico e il richiamo alla neuroipnosi e alle séances – le versioni ottocentesche delle sedute spiritiche – dà quasi conferma al fatto che la radice delle dimenticanze di Grace abbia natura più mistica che scientifica. La comparsa, inoltre, dello spirito onnipresente di Mary Whitney, che preferisce più essere lasciato entrare che avere pace al di là del mondo carnale, può far pensare che non è soltanto attraverso nostalgiche visioni che ha continuato ad avere un effetto sulla vita di Grace.

Tra le confessioni di Grace e MacDermott e il racconto della stessa donna si frappongono il sentito dire, le bugie forzate e soprattutto l’assenza di chiari ricordi da poter mettere per iscritto. Sin dal primo episodio, è parso evidente quanto Grace scegliesse con cautela quali eventi da raccontare e quali mettere da parte. Eppure, sembra inverosimile che la donna continui a fingere di non ricordare, e ha senso credere che ci sia davvero qualcosa di oscuro e indecifrabile, mai compreso né da lei, né da nessun altro.

L’omicidio è vissuto attraverso gli occhi di due personalità diverse, l’una disinteressata e glaciale, simile a una mano che manovra l’obbediente burattino MacDermott, l’altra preoccupata e spaventata, inerme dinanzi allo scempio che sta per compiersi. Viene automatico simpatizzare e criticare ambo le parti. È comprensibile reagire ai comportamenti disdicevoli dei superiori – specialmente quando si tratta di una Nancy quasi bipolare e di un signor Kinnear lascivo e incurante – ma la scelta di affidarsi all’omicidio, anziché alla possibilità di una nuova vita, è legata all’invidia e alla brama di possedere. Allo stesso modo, si può accettare la paura di una figura dominante e brusca come MacDermott, e la reticenza a smascherarlo per salvarsi la pelle, ma è quasi intollerabile assistere all’accettazione pressoché passiva delle mosse dell’uomo.

L’impotenza di Grace, la sua inabilità di vendicarsi dei torti subiti o di rivelare il misfatto di un uomo perché egli stesso ha pur sempre un cuore, non fanno che renderla un’inerme spettatrice, incapace di farsi valere e ribattere all’arroganza e alla lussuria dei maschi. Un’altra prova a favore del fatto che credere che la stessa persona abbia ideato un piano diabolico e vendicativo, aizzando con esperienza e crudeltà un uomo per i propri fini, appaia quanto meno improbabile.

Il comportamento ambiguo di tutti i membri della tenuta Kinnear, i profili dei personaggi mai chiaramente disegnati, le azioni dei quali sono viste solo attraverso supposizioni e mai certezze, sono solo espedienti che servono a sottolineare quanto sia impossibile prendere per vero tutto quello che si vede. Alias Grace riesce proprio in questo: tesse una tela di emozioni e sensazioni per confondere e incuriosire, lasciando poco spazio alla concretezza della verità.

Finalmente più spazio viene dato alla figura del dottor Simon Jordan, che mai come adesso mostra apertamente le sue difficoltà ad approcciarsi a questo caso delicato. Se è vero che è impossibile condannare qualcuno solo per i suoi pensieri, viene difficile recriminarlo per i pensieri lussuriosi sulla sua paziente. Nello scoprire che una persona rigida e dalla irreprensibile condotta come lui possa lasciarsi andare ai piaceri materiali, a discapito di una donna povera, sola e incredibilmente illusa, si può dire solo che perfino il migliore degli uomini talvolta non può resistere al richiamo del suo desiderio più grande. Un desiderio che per Simon Jordan equivale a tutto quello che rappresenta Grace Marks. La maggiore vicinanza e i primi contatti fisici frammentano la relazione terapeutica, che perde i netti contorni del principio. L’incredibile coinvolgimento nel soccorrere Grace da parte di Simon e la sua sottile gelosia nei confronti del nuovo venuto Jerome DuPont (alias Jeremiah) sono chiari segnali di un limite irreversibilmente superato. La scelta di affrontare le conseguenze inaspettate del confronto con Grace appare impossibile a un uomo che, ormai disperato, abbassa le armi e fugge – per ora – da codardo.

Alias Grace riesce proprio in questo: tesse una tela di emozioni e sensazioni per confondere e incuriosire, lasciando poco spazio alla concretezza della verità.

Dall’altro lato, Grace Marks, finora terrorizzata da ogni dottore che le capitava davanti, trova conforto nel legame con un dottore che non si è mai posto con violenza o poco rispetto. Sapere che un uomo è disposto a crederle, e che il suo “interrogatorio” prescinda ormai da colpevolezza o innocenza, è una sorpresa. Ma ci si può fidare realmente di un uomo che vive da solo con un’altra donna, contro ogni etichetta sociale che si rispetti, e giace presumibilmente con la stessa? Alla mente di Grace suona quasi come il ricordo del passato, che pare instancabilmente tormentarla.

Dinanzi alla (temporanea) uscita di scena di Simon Jordan e all’improvvisa comparsa del dottor DuPont, viene da pensare che possa avere luogo uno shift di ruoli, che infrangerebbe tutte le teorie che speravano concretamente di vedere la bella prigioniera finire dritta nelle braccia del dottore che l’avrebbe scagionata. Un ulteriore episodio lascia ancora speranza per i sognatori, ma in base a quello che abbiamo visto finora, il finale di Alias Grace non potrà che essere dolceamaro.

Porcamiseria
  • 8.5/10
    Storia - 8.5/10
  • 9/10
    Tecnica - 9/10
  • 8.5/10
    Emozione - 8.5/10
8.7/10

In breve

Gli espedienti narrativi sono, ancora una volta, abilmente usati per creare una tela di emozioni e sensazioni, ambigua e mai concretamente legata alla verità. Più spazio al dottor Simon Jordan fa finalmente più luce sul suo personaggio, finora oscurato dalla figura di Grace, che fa spiccare un salto di qualità alla storia.

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Porcamiseria

8.7

Gli espedienti narrativi sono, ancora una volta, abilmente usati per creare una tela di emozioni e sensazioni, ambigua e mai concretamente legata alla verità. Più spazio al dottor Simon Jordan fa finalmente più luce sul suo personaggio, finora oscurato dalla figura di Grace, che fa spiccare un salto di qualità alla storia.

Storia 8.5 Tecnica 9 Emozione 8.5
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