American Horror Story5×07 Flicker – 5×08 The Ten Commandments Killer

Con American Horror Story la sinfonia è ben nota: si parte con tante belle premesse e idee interessanti, si finisce per abbandonare tutto alla rinfusa, in balìa dell’ispirazione erratica del creatore Ryan Murphy. Negli ultimi due anni è stato così, e quest’anno siamo infatti rimasti cautamente attenti a scivoloni e plot lines traballanti. Una storia […]

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Con American Horror Story la sinfonia è ben nota: si parte con tante belle premesse e idee interessanti, si finisce per abbandonare tutto alla rinfusa, in balìa dell’ispirazione erratica del creatore Ryan Murphy. Negli ultimi due anni è stato così, e quest’anno siamo infatti rimasti cautamente attenti a scivoloni e plot lines traballanti. Una storia in particolare aveva sì destato la nostra attenzione, ma ancora non aveva trovato lo spazio che meritava all’interno della narrazione: il killer dei Dieci Comandamenti, una solitaria nave alla deriva nell’oceano narrativo di Hotel, mentre il resto della flotta procedeva speditamente e quasi senza intoppi. Ora pare che la nave sia tornata tra i ranghi, e lo abbia fatto in grande stile. Non solo, perché se quest’anno c’è qualcosa di più caro a Murphy delle chiappe di Lady Gaga, sono i flashback rivelatori, ed è proprio da qui che partiremo.

Valentino

Tutto parte un po’ per caso, un po’ per dare una seconda possibilità a Finn Wittrock per guadagnarsi la pagnotta. I due vampiri incautamente liberati da Drake hanno una storia da condividere con noi, e il collante è la passione per la Contessa, quando ancora era umana. La giovane è ovviamente cotta di Rodolfo Valentino – una sua versione irrealistica à la American Horror Story – e riesce a intrattenersi con lui e la moglie Natacha prima in un tango, in una delle sequenze più elegantemente erotiche della stagione, e poi più propriamente nel letto, in una delle solite scene di sesso che ormai ci passano davanti come un piatto di broccoli mentre mangiamo una fetta di pandoro.

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L’introduzione del personaggio di Valentino, convenientemente interpretato da Finn Wittrock, è un espediente narrativo estremamente riuscito per due motivi: in primo luogo, il suo ruolo centrale di “mentore vampiresco” della Contessa consente a quest’ultima di brillare di luce propria anche all’interno delle vicende ambientate ai giorni nostri nell’Hotel Cortez, sicuramente più che in passato, grazie all’opera di approfondimento del background di un personaggio finalmente completo e privo di zone d’ombra; in secondo luogo, giustifica il colpo di fulmine, inizialmente poco credibile, che la Contessa provò per Tristan – nei fatti identico all’amore della sua vita – durante la delirante sfilata nelle battute iniziali della stagione.

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La passione e il vampirismo, riagganciandosi a quanto visto negli episodi precedenti, sono temi centrali anche in questa puntata; il ritorno dal viaggio di Valentino, creduto morto e in realtà vampirizzato dal regista tedesco Murnau – a sua volta infettato nei Carpazi durante le sue ricerche per Nosferatu – sono l’interruttore irrazionale che scatta nella testa della futura Contessa, che decide anch’essa di trasformarsi spinta dall’istinto. Sono scene in cui Lady Gaga colpisce con prove di recitazione finalmente meritevoli di elogio: la Contessa ancora doveva sbocciare, siamo davanti a una donna ancora umana e ancora sensibile, e lo percepiamo appieno. Vengono fugati, quindi, definitivamente i dubbi relativi alla sua performance iniziale – Lady Gaga venne spesso accusata di essere un po’ legnosa e poco espressiva nel suo ruolo di Contessa – dovuta più alla natura di femme fatale del personaggio che alla presunta inadeguatezza dell’interprete.

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Ad ogni modo, ironia della sorte vuole che prima di questo evento ci sia stato il suo matrimonio con James Patrick March, un assassino che fatalmente ebbe il merito di salvarle la vita. La sua vendetta contro Valentino e Natacha è più spietata di qualsiasi efferato omicidio, e ora che i due sono liberi – ma soprattutto ora che la Contessa ha scoperto i piani del marito fantasma – vicino alla regina dell’Hotel Cortez spuntano intrighi e minacce, come funghi alla base di un albero.

The Ten Commandments Killer

Nonostante la notevole portata narrativa delle vicende legate al passato della Contessa, ambientate in un piano narrativo separato e asservito all’apprezzabile scopo di approfondire il background di uno dei personaggi più di rilievo in Hotel, il vero fulcro di Flicker è costituito dalle vicende di John Lowe, che getteranno le basi per il successivo, riuscitissimo episodio The Ten Commandments Killer.

Questo episodio si può a tutti gli effetti definire uno dei più riusciti di tutta la serie di American Horror Story nel suo complesso, sia per la portata degli eventi presentati che per l’inusuale (ma ben congegnata) scelta di effettuare la rivelazione dell’assassino all’inizio dell’episodio, disseminando il resto della puntata di elementi volti a rendere tale rivelazione perfettamente coerente con quanto visto finora.

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È proprio nelle battute iniziali dell’episodio che ci viene rivelata l’identità dell’assassino dei Dieci Comandamenti: non senza un filo di prevedibilità, scopriamo che il responsabile degli efferati omicidi che colpiscono la città di Los Angeles da diverso tempo è proprio John Lowe, in preda di un disturbo bipolare come non se ne vedevano dai tempi di Jack Torrance in Shining – con tanto di “spintarella” verso la pazzia da parte del vecchio “guardiano”.
L’intera sequenza, girata con la consueta ottima fattura che è da sempre un trademark della serievede Sally rivelare finalmente tutta la verità a John, mostrandogli i “trofei” ricavati proprio dalle uccisioni ispirate ai comandamenti di biblica memoria.

Tralasciando la rivelazione in sè, risulta di gran lunga più interessante il fatto che in un solo episodio questa storyline – che, come già ribadito più volte in precedenza, era l’unica a risultare un po’ fuori dal coro in una stagione particolarmente coesa dal punto di vista degli eventi – passa da outsider motore delle azioni di tutti (o quasi) i personaggi, cementando il legame narrativo tra gli stessi in un modo totalmente nuovo per la serie.

John Lowe è, in effetti, legato a tutti i personaggi principali dell’Hotel in un modo che mai avremmo potuto immaginare fino all’episodio precedente; lo stesso James Patrick March, fondatore dell’Hotel e assetato serial killer, lo prese sotto la propria ala protettiva, contribuendo a tirare fuori la rabbia sopita di John e canalizzandola verso l’obiettivo finale: completare l’opera iniziata nei lontani anni 30.

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Il livello di abnegazione di John verso il suo obiettivo indotto da March è totale, e alla luce di questo appaiono perfettamente inseriti all’interno della trama diversi elementi che prima sembravano un casuali e asserviti a prolungare il minutaggio dei singoli episodi. Ad esempio, il fatto che John abbia scelto l’Hotel Cortez come alloggio a seguito del divorzio con Alex; il rapimento da parte della Contessa del piccolo Holden, servito da molla per sbloccare il subconscio di John e indurlo a far propria fino in fondo la missione dell’ormai defunto March; l’affair con Sally, finora dalla natura poco chiara e rivelatosi infine una storia d’amore vera e propria (la stessa Sally, del resto, convince Wren a seguire John Lowe per assicurarsi “che torni sempre a casa”), ma solo nei momenti di lucidità assassina del detective; la storia burrascosa con la moglie Alex, la quale lo accusava fin dalle prime battute della stagione di sparire per giorni e giorni; infine, la storyline che sembrava in assoluto la più inutile, quasi introdotta per caso e troncata nel giro di due episodi: la cena con gli assassini, in cui John sembrava invitato senza un motivo ben preciso e che invece si rivela, con il senno di poi, il preludio agli eventi narrati in The Ten Commandments Killer.

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Tutti gli indizi sono stati sapientemente disseminati lungo gli episodi precedenti e rendono la rivelazione dell’identità dell’assassino in parte prevedibile, ma nulla tolgono alla potenza emotiva della puntata. Il motore di tutto sembra essere l’assenzio, storicamente simbolo di perdizione e di perversione, qui utilizzato però all’inverso: riporta John alla sua vita normale (e infelice), quasi a simboleggiare il perverso stato di inibizione dalla sua vera natura di killer.

Questo episodio sancisce il definitivo salto di qualità di American Horror Story, il cui difetto principale è sempre stato, sistematicamente ed eccezion fatta solo per il primo capitolo Murder House, quello di introdurre diverse storyline poco legate tra di loro, in un calderone narrativo che porta ad uno scarso sviluppo dei personaggi e del loro background.
Quello che invece è perfettamente riuscito in questo American Horror Story: Hotel – complice anche l’assenza di un personaggio catalizzatore di tutti gli eventi come fu Jessica Lange in Coven Asylum – è la ricerca di un approfondimento a 360° di tutti i personaggi, di cui Flicker rappresenta l’apice assoluto, e di un’estrema coesione tra tutti gli elementi dell’intreccio: questa volontà di dare un unica direzione ben definita a tutta la storia – comunque costellata di flashback ed elementi secondari che rendono l’universo di questa stagione estremamente ricco e sfaccettato – è ben evidente soprattutto in episodi come questo Ten Commandments Killer, dotati finalmente di un focus ottimo sulla narrazione ma anche della solita regia e fotografia spettacolari (che nelle precedenti due stagioni erano, nei fatti, tra i pochi punti a favore).

Per due motivi diversi, entrambi gli episodi raggiungono l’apice di quello che una serie come American Horror Story può offrire: intrattenimento – sicuramente non di enormi pretese nonostante le innumerevoli citazioni alla cultura horror disseminate lungo i vari capitoli – unito ad approfondimenti dei protagonisti e ad una trama fortemente character-oriented: per una volta, i personaggi conducono la storia, plasmando materialmente l’universo narrativo di cui fanno parte, e non sono semplicemente delle marionette agitate meccanicamente per una o l’altra esigenza della trama.

4.5

Su Twitter reazioni praticamente unanimi, soprattutto sull’episodio 5×08:

https://twitter.com/IautaPaula/status/674222883154063362

 

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