Quando una serie si distingue dalle altre, si tende ad essere più severi nel caso qualcosa non vada, e gli ultimi due episodi di Ash vs Evil Dead qualche problemino ce l’hanno.
Forse è voler trovare il pelo nell’uovo, ma questa doppietta dedicata a Brujo ha messo in luce i limiti del voler per forza dare un taglio comedy alla serie.
La durata ridotta degli episodi non mi sembrava un problema ed anzi permetteva alla serie di non indugiare su dettagli inutili e riempire il tempo avanzato con scenette fuori luogo. Se 30 minuti sono apparentemente pochi, sembra quasi ovvio dividere la storia e spalmarla in due episodi con il rischio però di allungare il brodo dovendo riempire 60 minuti e non 45.
Nulla in contrario a qualche scena un po’ più lunga del necessario se fatta bene: Brujo seppur non perfetto, riesce comunque ad abbassare di poco il ritmo. È però The Host, complice forse la mancanza di Ash, a risentirne di più. Se Brujo si salva con il “trip”, l’episodio successivo non ha nulla a cui aggrapparsi, e si incarta in un visto e rivisto genere demoniaco smorzato vagamente da qualche inserto spiritoso.
Ho l’impressione che la possessione di Kelly sia stata sfruttata nel modo sbagliato e gettata lì frettolosamente; forse si poteva giocare un po’ di più su questo ed allora il flirt omicida fra lei e Pablo, preso a piccole dosi, sarebbe stato più spassoso.
Anche Brujo sembra non essere stato sfruttato a pieno ma questo rientra nella scia di morte che il trio si sta portando dietro, quasi a ribadire come siano soli contro il male.
The Host si riprende solo sul finire: il passaggio di potere infuocato è stato patetico ed epico, in grande stile, e sarà interessante vedere Pablo nel ruolo di neo santone un po’ tonto, soprattutto se affiancato da un super eroe totalmente tonto. Proprio grazie al viaggio lisergico si fa spazio sempre di più l’idea che Ash sia sì un totale idiota ma che questa caratteristica sia da rilegarsi ad un meccanismo di difesa.
Nancy Reagan che dice no alla droga, i paginoni di Playboy, le donne impazzite per il fitness casalingo e poi la morte di Linda e i successivi viaggi nei Value Stop degli Stati Uniti sulle note dei White Snakes: Ash è letteralmente rimasto negli anni ’80, se non lo si era già capito fin dal pilot con la fotografia e le scelte musicali. Non a caso il suo viaggio arriva fino a Jacksonville, la città dove sarebbe dovuto andare prima di decidere di portare Linda alla Casa.
Lo show cerca di dare qualcosa di nuovo ogni volta, focalizzando l’attenzione su una tematica o un personaggio, azzardando sempre di più e concedendosi cose che in altre serie non riusciremmo a vedere. Sempre sul filo fra un b-movie cult e un so bad it’s so good. Dunque, un episodio meno brillante degli altri è una pecca ma al tempo stesso sintomo anche di una ricercatezza sfrontata.
Se il trio è impegnato a combattere i propri demoni, altrove Ruby e Amanda grazie alla Evil Dead spiona si lanciano all’inseguimento di Ash e scopriamo un po’ di più sulla storia del personaggio interpretato da Lucy Lawless.
Ruby, figlia del professor Knowby e sorella di Annie, è tornata allo chalet nel bosco e imputa ad Ash la mattanza della sua famiglia.
Mistero risolto? Nì. Ora sappiamo cosa lega Ruby all’Evil Dead o almeno cosa lei sostiene. Quanto è stato conveniente per la donna decapitare il deadite-professore proprio mentre dice di “ricordarsela”?
Insomma, è difficile scrollarsi di dosso l’impressione che vi sia qualcosa di molto più terribile e misterioso e di certo incongruenze e stranezze per dar adito a varie teorie non mancano.
La più papabile è quella che faccia parte dei Dark Ones, cosa che spiegherebbe come mai i deadite sono così affabili con lei. Un plot twist davvero auspicabile che porterebbe all’apertura di un filone decisamente interessante all’interno del franchise.
Il bello di Ash vs Evil Dead è che anche cose realmente serie vengono prese con leggerezza: dubito che Raimi&co abbiano preso bene il mancato accordo per i diritti dell’Armata delle Tenebre eppure i riferimenti sono continui, sempre sul filo della denuncia. Dopo il boomstick torna anche la mano meccanica; certo, un “groovy” sul finale ci sarebbe stato a pennello, ma un dito medio è ugualmente esilarante.
In sintesi Brujo si merita un 4 e mezzo e The Host un 3 e mezzo mantenendo così una media del quattro.
Frazee, responsabile alla regia per questi due episodi, non è stato totalmente all’altezza, limitandosi ad una regia un po’ serva e con pochi spunti interessanti – che davano la sensazione di dover essere inseriti per rimanere in linea con lo show – e mostrando i propri limiti nel quinto episodio. Incisive in questo caso anche le poche scene dedicate a Bruce Campbell, che dimostra di mantenere in piedi lo show grazie solo alla sua presenza attiva.
L’episodio 7 e 8 saranno diretti da Micheal Hurst, lo Iolao di Hercules, e Ash vs Evil Dead è ad un solo Ted Raimi di distanza dal diventare un revival di Xena.
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