Better Call Saul2×03 Amarillo – 2×04 Gloves Off

Jimmy McGill si tiene con le unghie e con i denti all’orlo del precipizio dal quale, una volta precipitato, diventerà Saul Goodman, fatto e finito. La presa è scivolosa e “Slipping Jimmy” lo sa, mentre valuta le azioni da intraprendere verso gli inermi clienti della Sandpiper. I primi minuti di “Amarillo” ci proiettano nell’ambiguità di Jimmy, […]

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Jimmy McGill si tiene con le unghie e con i denti all’orlo del precipizio dal quale, una volta precipitato, diventerà Saul Goodman, fatto e finito. La presa è scivolosa e “Slipping Jimmy” lo sa, mentre valuta le azioni da intraprendere verso gli inermi clienti della Sandpiper.

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I primi minuti di “Amarillo” ci proiettano nell’ambiguità di Jimmy, in abiti texani, appoggiato contro una parete investita da colori patriottici. Da un lato il fine nobile, raccogliere adesioni per la class action e aiutare a far calmare le tasche di centinaia di anziani, dall’altro i mezzi al limite della legalità. Prima, dopo e durante  l’affaire Sandpiper, le raffinate abilità verbali di Jimmy, suffragate dalla ragione, fanno impallidire anche il più accreditato degli avvocati della HHM.

L’oppositore più strenuo del metodo di Jimmy è nuovamente il fratello Chuck, e ancora non è chiaro quanto questo ostracismo sia verso il metodo e quanto sia in toto verso la persona di Jimmy. Non si può fare a meno di simpatizzare per l’avvocato fuori dagli schemi e per i suoi meccanismi di difesa che tutti ammaliano tranne il fratello, conscio che “Slipping Jimmy” aspetti solo l’occasione per uscire allo scoperto, fuori dalla gabbia dell’autocontrollo in giacca e cravatta del protagonista.

Paradossalmente questo contrasto, unito all’indulgenza di Kim, sono i germogli piantati nella coscienza di Jimmy che lo condurranno verso il diffamatorio spot televisivo mandato in onda durante La Signora in Giallo, difeso dal suo autore nonostante l’ira dei superiori alla D&M.

Kim ne fa le spese, nel suo tentativo di vedere del buono in Jimmy, mentre tutti sappiamo come andrà a finire. Chuck centra il punto paragonando il fratello a un alcolista che non può fare a meno del brivido dato dall’utilizzo di modalità non ortodosse per raggiungere i suoi scopi.

Chuck: You’re my brother and I love you, but you’re like an alcoholic who refuses to admit he’s got a problem.

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Mike Ehrmantraut intanto è catapultato in una di quelle situazioni in cui, pensando ai primordi di Breaking Bad, si vive uno di quei momenti di bivio esistenziale, pensando a cosa sarebbe successo se invece della scazzottata avesse scelto di far fuori Tuco. Il passaggio chiave è la reticenza all’uso di misure estreme contro il trafficante di droga: quasi si dubita la genuinità del dialogo con il mercante di armi, dove l’aspetto tecnico del fucile di precisione sembra soltanto una scusa sotto la quale si cela l’adamantina volontà di non suonare un campanello che è difficile poi mettere a tacere.

Mike: Killing your partner… That’s a bell you don’t un-ring.

Il piano è messo in moto e condotto con maestria, colpendo in pieno l’orgoglio di Tuco – la sua auto – e scatenando la sua violenza in una scena d’azione, rara per gli usuali meccanismi di plot building di Better Call Saul, che svela il motivo dell’opening di “Gloves Off”, rimasto fino a quel momento a navigare nella nostra mente grazie alla sua eloquente semplicità.

Il fil rouge per entrambi i protagonisti è, ricalcando uno dei messaggi portanti del Breaking Bad degli inizi, commettere atti criminali per una buona causa: con Jimmy ancora il confine tra buono e cattivo è labile, si presta a interpretazioni e sfumature, mentre è Mike a fornirne una visione più nitida, aiutando la famiglia del defunto figlio tramite attività illegali – arrivando forse al punto di mettere in pericolo chi vuole proteggere. La prova della differenza tra criminale e persona cattiva è nuovamente sotto ai nostri occhi, e la regia essenziale e cruda di Better Call Saul, con cold openings fissati sull’evocatività della vita quotidiana, aggiunge spettacolo alla riflessione che lo spettatore è portato a fare su ciò che avviene sullo schermo.

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La bilancia tra Jimmy e Mike nell’economia della serie torna infine in parità, mentre noi non possiamo che ammirare ogni aspetto del lavoro finora portato avanti egregiamente da Vince Gilligan e soci. Il mood è sicuramente più rilassato rispetto all’opera primaria su cui è fondato questo spinoff, dovendo trovare il pelo nell’uovo e volendo piegarsi alla volontà di chi cerca la stessa fruibilità offerta in passato da Breaking Bad. Per questo – ma solo per questo – questa doppietta di episodi merita 4.5 Porcamiseria su 5, con outlook positivo, vista la sequenza da brividi dedicata a Mike.

S’all good, man!

4.5

 

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