Big Little Lies – possiamo dirlo con ancor più certezza dopo la visione in anteprima dei primi tre episodi della seconda parte della serie – è uno dei migliori prodotti televisivi degli ultimi anni. Senza se e senza ma. E non lo si dice solo perché vanta un cast stellare – basti nominare Nicole Kidman, Reese Witherspoon o la new entry Meryl Streep. Le fondamenta solide di questo prodotto hanno da ringraziare anche una storia intima e profonda come poche o una sceneggiatura magistralmente scritta. Sì, di Big Little Lies ci siamo decisamente innamorati.

Celeste, Madeline, Jane, Renata e Bonnie tornano alle loro vite dopo la drammatica esperienza collegata alla morte dell’ex marito di Celeste, Perry, rivelatosi anche il misterioso stupratore di Jane. Ma la bugia più grande sarebbe quella di credere che tutto possa essere realmente come prima. E anche quando si prova a stare in piedi convincendosi del contrario, il passato non risparmia.

Gli incubi, per dirne una, tormentano continuamente Celeste, che, invece di sentirsi liberata da un carnefice, ne sente la mancanza. E il sentire la mancanza tanto delle cose belle quanto delle brutte fa di lei un personaggio incredibilmente debole, incapace di liberarsi della spirale di violenza e passione con cui Perry l’aveva incantata. Il loro amore malato, di quelli che ti afferra e non vuole mollare la presa, non è scomparso nemmeno in morte. Celeste ha quasi bisogno di quella guerra che aveva caratterizzato la sua vita – come le ribadisce la sua psicologa – perché senza di essa la vita appare piatta, inutile… morta. Non aiuta, poi, il clima litigioso che ritorna ciclicamente tra i gemellini, ad emulare la violenza del padre, che ha lasciato in qualche modo il segno.

In aggiunta, l’arrivo nella vita di Celeste della madre di Perry, Mary Louise, scava in una ferita già aperta. Mary Louise è una madre distrutta, incapace di accettare il ruolo “negativo” del figlio e il cui unico scopo è quello di dimostrare una sua agognata innocenza. Non vi è un momento in cui ella si arrende alla verità indesiderata. Nemmeno dopo aver appreso della violenza nel matrimonio della nuora o dello stupro di Jane. Mary Louise può sembrare schietta e sincera nella vita di tutti i giorni – e Madeline lo ha assaporato – ma non riesce a non mentire a se stessa, quando si tratta di suo figlio.

Was there good in him?

Madeline, dal canto suo, non è cambiata con la sua voglia di gestire le vite dei suoi cari – come quella della figlia primogenita che si rifiuta di andare al college – e mantenere sempre tutto perfettamente in piedi. Eppure, tutto il castello che aveva faticosamente costruito crolla quando il suo rapporto matrimoniale si macchia di tradimento e bugie. Alla scoperta delle numerose menzogne della moglie, Ed pare rendersi conto dell’assenza di un reale rapporto tra le due parti. E questo lo tramuta in un uomo diverso, più duro e crudele, ma allo stesso tempo incapace di lasciare la moglie su due piedi (come altri avrebbero fatto).

Stress e isteria sono invece all’ordine del giorno nella vita di Renata – e qua c’è da lodare l’interpretazione fenomenale di Laura Dern. Tuttavia, invece di accorgersi che c’è solo da calmarsi, Renata parte in quarta su ogni cosa, buttando fuori frecciate gratuite e rancore verso gli altri. Il marito viene arrestato per colpa dei soldi, ed è colpa sua se non potrà più essere ricca e mantenere il suo status; la figlia ha una crisi d’ansia, e la colpa è della scuola che preferisce sensibilizzare i bambini sul cambiamento globale del clima e la futura fine del mondo, anziché riempirli di unicorni e arcobaleni. Ma quando arriverà il suo momento di autoanalisi? Il non volersi prendere responsabilità alcuna è la pecca più grande di Renata, tanto come moglie quanto come madre.

Jane è forse l’unica a comprendere l’importanza di smettere di continuare a mentire, grazie al tenero Ziggy, che finalmente scopre la verità su suo padre e può, sorprendentemente, approcciarsi ad una nuova allargata “famiglia”. Ciò non vuol dire che tutto faccia meno male: il dolore di Jane non si è ancora assopito e le lacrime escono più volte di quante forse se ne possano ricordare. Ma la verità aiuta a liberarsi e il percorso di guarigione di Jane proseguirà, ai suoi tempi – ne è un esempio l’approccio con un uomo diverso dal suo stupratore.

Passiamo infine a Bonnie. È lei a subire maggiormente il peso schiacciante della morte di Perry, ma specialmente quello della bugia che le Monterey Five hanno raccontato al mondo, una che potrebbe, un giorno, distruggerle tutte. Bonnie non riesce più a sorridere, a comunicare, a vivere. Il suo è un malessere che si diffonde ovunque e non può essere ignorato nemmeno da chi, come Nathan, è cieco ai sentimenti degli altri. La comparsa della madre di Bonnie è un elemento interessante, che fa luce sugli aspetti più misteriosi della ragazza o su un matrimonio non così perfetto come quello tra Nathan e Bonnie: c’è poca comunicazione e poca conoscenza della sfera emotiva dell’altro.

L’inquietante riferimento ad una visione del futuro che la mamma di Bonnie (una veggente nuovo stampo) ha avuto apre le porte ai potenziali avvenimenti dei prossimi episodi: qualcuno annegherà, andando incontro a morte certa? Quali saranno, soprattutto, i risvolti che, ancora una volta, manderanno in tilt le vite delle cinque protagoniste?

9/10

Storia - 9/10
9/10

Tecnica - 9/10
9/10

Emozione - 9/10

9/10

Summary

Big Little Lies si conferma uno dei prodotti televisivi migliori degli ultimi anni, e non solo per il suo cast stellare. L’esploso delle emotività delle cinque protagoniste è magistralmente narrato, e non c’è spazio per imperfezioni.