Big MouthBig Mouth: le note del cambiamento

Series Recap Crescere non è mai semplice, ma può essere molto divertente. Andrew, Nick, Jessi e Jay si preparano ad affrontare quel turbinio emotivo che si chiama adolescenza

8.2

I’m going through changes

Il ritornello di Changes dei Black Sabbath, arrangiata qui dal fenomenale Charles Bradley, risuona per tutta la sigla di Big Mouth, la serie animata di Netflix nata un paio d’anni fa; già solo dallo spezzone musicale se ne può intuire l’argomento. Siamo arrivati alla terza stagione, un rinnovo per altre tre e uno speciale di San Valentino: che sia stata un successo non c’è bisogno di dirlo.

Nick Kroll, Andrew Goldberg, Mark Levin e Jennifer Flackett sono le quattro menti dietro questo ennesimo, stupefacente lavoro animato della casa della N rossa. Big Mouth è infatti una serie che parla di ragazzi e di pubertà, di amori e delusioni, di quanto sia complicato crescere, per tutti. Big Mouth è fondamentalmente un teen-drama animato, un Beverly Hills 90210 con al posto dei jeans a vita alta e quintali di gel per capelli, i social e Netflix (guarda caso Jennifer Flackett è stata proprio una delle sceneggiatrici del fenomeno anni ’90). Le vite dei protagonisti prendono spunto da quelle dei loro sceneggiatori che si divertono a raccontarci, romanzandole, le loro adolescenze. In quelle situazioni però, dalle più assurde alla più comune “sto crescendo, oddio che mi succede, non voglio, ah cazzo sono cresciuto”, tutti siamo in grado di rispecchiarci e guardare al passato (più o meno recente a seconda dei casi) con un briciolo di amarezza e di nostalgia.

Il tocco in più alla serie lo dà naturalmente l’animazione che permette di esplorare le menti dei ragazzi come nessun prodotto con attori in carne ed ossa sarebbe in grado di fare: infatti il pezzo forte di Big Mouth sono gli Hormone Monsters (Maurice e Connie), la “mostrificazione” dei nostri cambiamenti, dei nostri stati d’animo, che aiutano ad affrontare, o in alcuni casi ci ostacolano, i vari step dell’adolescenza dei protagonisti. Entrambi sprigionano gli istinti più sfrenati di tutti e due i sessi, i desideri e le pulsioni più nascoste, sfociando spesso e volentieri nel volgare, ma risultando sempre coerenti all’interno del racconto e mai sforando nel cattivo gusto.

L’animazione permette di esplorare le menti dei ragazzi come nessun prodotto con attori in carne ed ossa sarebbe in grado di fare

Le situazioni affrontate da Big Mouth però sono davvero tantissime, come gli ormoni all’interno di qualcuno che cresce e ciascuna è trattata con una delicatezza unica, tramite l’altro aspetto monumentale della serie: la musica. Ogni episodio, o quasi, contiene uno spezzone musicale che dimostra la genialità degli autori nel descrivere situazioni comuni e allo stesso tempo così complicate: quale ragazza non vorrebbe che dall’autobus che riaccompagna gli alunni a casa dopo un gita scolastica salti fuori un tampax che, sulle note di Everybody Hurts dei R.E.M. (qui trasformata in Everybody Bleeds per contesto e speranza personale per omaggiare Pamela Adlon – Better Things) proprio il giorno in cui si diventa donna, insceni un flash-mob?; oppure far saltare fuori da una soffitta il fantasma di Freddy Mercury per cantare Am I gay? perché Andrew, uno dei protagonisti, pensa di essere omosessuale.

L’estro degli autori però è sconfinato, perché Big Mouth dopo due stagioni dense di adolescenti alle prese con l’acne e le prime cotte decide di fare un necessario passo in avanti: nella terza stagione disponibile sul catalogo di Netflix dallo scorso 4 ottobre, la tempesta ormonale si abbatte, finalmente, anche sul mondo degli adulti; non in maniera brusca e ingombrante, ma in pillole travolgenti che donano una ventata d’aria fresca ad un prodotto che seppur sempre di altissimo livello, rischiava di cadere in un circolo vizioso alla lunga stancante, quello del già visto. È questo il segreto del prodotto animato, reinventarsi continuamente non abbassando l’umorismo delle gag e creandone sempre di nuove ed efficaci (Florida è già una delle cose migliori dell’anno televisivo) senza tralasciare l’aspetto naturale della serie: il teen-drama.

È questo il segreto del prodotto animato, reinventarsi continuamente non abbassando l’umorismo delle gag e creandone sempre di nuove ed efficaci

L’unica critica che muoviamo a quest’ultima annata è il rapporto con la meta-narrazione: abbattere la quarta parete è ormai una trovata costante in qualsiasi prodotto culturale che però se mal dosata rischia di diventare eccessiva, ben oltre il limite del fastidioso. Allora se è divertente vedere i ragazzi fare battute sull’essere effettivamente all’interno di una serie tv, è altrettanto stancante sentire in una stagione almeno quattro o cinque battute sempre sullo stesso argomento dei servizi streaming: Big Mouth è politicamente scorretto, ma deve fare attenzione a non scadere nel banale fan service.

L’ultima raccomandazione che vi facciamo, se siete ancora orfani di questo piccolo gioiellino o l’avete sempre vista doppiata, è di guardarla in lingua originale: non solo per l’innumerevole quantità di guest star che prestano le voci ai vari personaggi in ogni episodio, ma anche per l’enorme lavoro degli autori citati ad inizio articolo che donano i loro timbri a svariati personaggi di ogni sesso ed età. Non ve ne pentirete.

 

  • 8/10
    Storia - 8/10
  • 8/10
    Tecnica - 8/10
  • 8.5/10
    Emozione - 8.5/10
8.2/10

Summary

Una delle serie migliori all’interno del catalogo di Netflix, non solo quello animato, che vi lascerà un sorriso enorme stampato in bocca.

Porcamiseria

8.2

Una delle serie migliori all'interno del catalogo di Netflix, non solo quello animato, che vi lascerà un sorriso enorme stampato in bocca.

Storia 8 Tecnica 8 Emozione 8.5
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