Black SailsSeason 3 Recap

Season Recap Dopo due stagioni di apparente libertà, l'Inghilterra è giunta a chiedere il conto a Nassau, portando le sue leggi e nuovi, temibili nemici. In dieci, spettacolari episodi, Black Sails è stata in grado di stupirci, esaltarci, farci piangere e temere per tutti i suoi personaggi. Ma, soprattutto, è stata in grado di trascinarci direttamente tra i ranghi pirateschi e schierarci per libertà di New Providence. E voi, da che parte avete scelto di stare? Un recap per rivivere con SerialFreaks quello che è successo, tutto d'un fiato come un bicchiere di rum.

0.0

Che. Stagione. Fantastica.
I punti sono necessari, anche se grammaticalmente scorretti, a sottolineare la pausa dopo ogni parola per rimarcare quanto davvero la terza stagione appena finita di Black Sails abbia superato tutte le aspettative. Questi dieci episodi hanno fatto trattenere il fiato, hanno spinto le fantasie piratesche al limite, hanno polverizzato qualsiasi cliché; in sintesi, hanno fatto a pezzi, speranza dopo speranza, i cuori degli spettatori e l’autocontrollo di chi – dopo gli innumerevoli discorsi memorabili – voleva solo alzarsi in piedi, entrare nello schermo e arruolarsi per la battaglia campale.

Black Sails Season 3 Recap

Libertà o Morte

Avevamo giusto rimarcato, nel precedente recap, quale sarebbe stato il tema portante di tutta la stagione: la legittimazione, il vero villain che terrorizza pirati e truffatori. Giusto per rispettare la massima che la pace non può mai durare a lungo, l’Inghilterra è finalmente arrivata a chiedere il conto a Nassau, “paradiso” felice e incontaminato, il Regno dei Ladri che aveva finora prosperato sotto la tirannica guida di Eleanor Guthrie.

Dopo il suo arresto e la conquista del ricco bottino dell’Urca, il panorama a New Providence è radicalmente cambiato. Una triplice alleanza di capitani governa il porto franco dei pirati, composta da altrettanti modi di far rispettare il potere. Se la bionda e detronizzata regina usava i libri contabili, i tre improbabili partner sfruttano ognuno l’abilità che è loro più congeniale: Jack Rakham è il mastro contabile, ancora impegolato in uno strano e per nulla scontato triangolo tra la sua storica “moglie” Anne e Max, impegnato a sfruttare la sua brillante parlantina per tenere a bada le ciurme; Charles Vane è il padrone del forte, che dopo aver salvato Flint nel finale di stagione è adesso totalmente convinto di dover collaborare per un bene superiore; infine, James Flint ha abbandonato del tutto le spoglie del fu McGraw per accogliere a braccia aperte l’oscurità. Flint è il braccio armato, colui che vaga per le Bahamas e rade al suolo qualunque città abbia osato impiccare un pirata.

Black Sails Season 3 Recap

Questo fragile equilibrio viene messo in discussione da due ritorni, del tutto inaspettati. È stato grandemente anticipato da svariati trailer che la terza stagione avrebbe annoverato nel suo cast il celebre Edward “Blackbeard” Teach, e dopo averlo visto in azione nessuno può dirsi deluso; Ray Stevenson incarna alla perfezione il vecchio pirata, che decide di tornare a Nassau dopo essere stato in esilio a lungo. La responsabile della sua prima partenza caso vuole che sia Eleanor Guthrie, alleatasi in passato con Charles Vane – completamente infatuato di lei – per scacciare la maggior minaccia al suo regno. Barbanera, per l’appunto.
Anche Eleanor ritorna, dopo essere riuscita a sfuggire la forca: il governatore Woodes Rogers – un corsaro realmente esistito, la piaga della pirateria – chiede il suo prezioso aiuto per far sì che Nassau capitoli e si arrenda finalmente all’Inghilterra.

Teach e Eleanor, dunque, sono i due grandi terremoti che da quando decidono di comparire sconvolgeranno la precaria stabilità della repubblica di Nassau, in una corsa senza respiro che trascina lo spettatore direttamente fino all’adrenalinico finale di stagione.

Black Sails Season 3 Recap

Martiri e Fantasmi

La terza stagione di Black Sails porta a un livello superiore lo sviluppo dei suoi personaggi: di tutti, tutti quanti i protagonisti, e non sono di certo pochi. Numerose serie hanno il difetto di lasciare per strada la crescita caratteriale di quelle figure magari non esattamente principali per concentrare gli sforzi su tre o quattro protagonisti; il risultato, innegabilmente, è una sensazione di generale approssimazione, che crea i famigerati buchi di trama e fa storcere il naso con domande della serie “ma perché diavolo tizio sta facendo questo a caio?”.

Black Sails Season 3 Recap

Ebbene, qua no. Affatto. Ciò che più merita una standing ovation – i “novantadue minuti di applausi”, per citare qualcuno – è proprio il cast, diretto magnificamente in ogni episodio, a cui è stata regalata una scrittura e uno sviluppo caratteriale tale da dover essere studiato sui manuali. E tolto il mio personale entusiasmo, vi assicuro che raramente potrete trovare sul piccolo schermo una cura così maniacale per otto/dieci personaggi in una volta sola. No, non è un numero approssimativo, li ho contati sulle dita.

We are all villains in Nassau. – 3×08; Jack Rakham

Il vero antagonista della stagione, sullo schermo, non compare mai; la scelta di utilizzare come nemico un’idea, un concetto astratto, è coraggiosa e perfettamente riuscita. L’Inghilterra è uno spettro sempre presente: nei discorsi della gente, nelle lettere ritrovate in navi conquistate, nei royal pardon distribuiti tra i pirati per ingraziarseli. La Spagna è un altro dei grandi mostri cui la piccola Nassau deve far fronte, un gigante che nelle scorse stagioni era l’Urca de Lima e qua è semplicemente l’ennesima legge a cui sfuggire.

New Providence è sempre stata il far west dei Caraibi, in cui tutti sono “cattivi” e nessuno è davvero innocente. Come sottolinea Jack Rakham in uno dei suoi tanti, memorabili monologhi, chiunque decida di regnare sulla sua capitale deve fare una scelta: non si può governare Nassau senza sacrificare qualcosa. Che sia un amico o meno, la differenza non esiste.

If you want them to fear you, it shouldn’t be you delivering the message. You’re returning from the dead. No ghost story I’ve ever heard of begins with the ghost introducing himself. Who will be able to take their eyes off the one-legged creature?! – 3×08; Billy Bones

Come il titoletto anticipa, Black Sails ha sfornato la stagione dei fantasmi. Ogni personaggio combatte contro se stesso: la nemesi di ciascuno è il passato, ciò che qualcuno sarebbe potuto essere, ciò da cui fugge o ciò a cui aspira. Max vuole diventare come Eleanor, in tutto e per tutto. Manipolazioni, bugie e tradimenti compresi. Anne si strugge per un amore impossibile, Jack per ottenere un nome che valga qualcosa in tutti i mari. Rogers è ciò che Flint ormai non è più: un idealista che combatte per ciò in cui crede e che vuole redimere Nassau, prima di conquistarla.

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Flint è perseguitato – letteralmente – dal fantasma della defunta Miranda e dalla Morte, che lo segue ovunque come un’ombra nera. “Long” John Silver soffre per il suo arto fantasma, per l’immagine da storpio che gli è stata cucita addosso, per l’innocenza perduta una volta che ha scelto di diventare un uomo di Flint. Eleanor annega la sua indole battagliera per dimostrare a tutti che sa essere fedele a qualcuno, a un’idea, all’Inghilterra, che è in grado anche lei di non tradire. Persino Charles Vane si tormenta: vede in Blackbeard chi avrebbe potuto essere e a cui ha rinunciato per amore di una donna che, infine, l’ha tradito e l’ha mandato a morire.

Perché sì, l’unico spoiler esplicito che mi concedo in questo recap è quello che succede nelLa Puntata per eccellenza, quella che ha alzato l’asticella di Black Sails al livello dell’epica e del fegato di compiere scelte davvero scomode per dovere di trama. Nel nono episodio, per imbastire il finale di stagione, Eleanor processa e giustizia in totale autonomia il capitano Charles Vane con una delle impiccagioni più WTF della storia televisiva; una sofferenza tale che solo chi guarda Game Of Thrones e il suo campionario di stragi e morti ingiuste può comprendere.

Black Sails Season 3 Recap

È lui la vera vittima della legittimazione. Il suo percorso di crescita è stato uno dei meglio sviluppati, ma ha seguito una traccia ben diversa rispetto agli altri personaggi; se sia Flint che Silver hanno lasciato andare qualsiasi ritegno e sono scesi sempre più nell’oscurità – apprezzandone ogni cupo risvolto – Charles Vane è diventato un eroe. In una serie dove i pirati sono i veri protagonisti e l’Inghilterra è il nemico, Vane è passato dall’essere un capitano interessato solo al profitto personale al vero martire di Nassau, un uomo libero e coerente con i suoi ideali. La scena della sua impiccagione è davvero straziante, ma colui che è nato schiavo e non è mai voluto tornare indietro è morto da uomo libero, permettendo al luogo che ha fatto di lui ciò che era di provare ancora a guadagnarsi un futuro. È morto da combattente, dunque, e per quanto faccia male è il perfetto esempio di come questa serie sappia chiudere le storyline senza allungare il brodo. Spietata e bellissima.

Chi mastica di manga e conosce One Piece, non può non notare che Charles Vane, con la sua morte, ha fatto esattamente come un altro “eroe” di quest’altra grande saga di pirati. L’esecuzione di Gol D. Roger ha dato inizio all’Era della Pirateria, colui che si è fatto uccidere con il sorriso sulle labbra aizzando la folla a cercare il suo tesoro; il capitano Charles Vane, che ha scelto di sacrificarsi per dare un futuro di libertà alla sua Nassau, senza scusarsi, non ci va molto lontano.

Black Sails Season 3 Recap

La tormentata storia con Eleanor era finita già nella seconda stagione, alla chiusura del cancello. Miss Guthrie ha scelto da che parte stare, Charles si è adeguato e ha rimarcato quel confine. Non tutte le storie d’amore, per quanto sincere, possono finire bene. La vita si mette in mezzo, molto spesso, e ancora una volta un plauso agli sceneggiatori per aver tenuto fede a un punto di rottura che sarebbe stato inguaribile, anche per due che un tempo si sono amati. Fa un male cane, ma doveva andare così. Eleanor si è trasformata quindi in una dei villain della stagione, disposta letteralmente a tutto pur di sostenere Woodes Rogers e il dominio inglese.

A chi ha criticato la scelta di uccidere il suo ex amante si può solo replicare che Eleanor Guthrie ha sempre dimostrato di non voler essere seconda a nessuno: non potendo più regnare sui pirati, sul cuore di Charles, ha preferito cancellare tutto e cercare un nuovo regno. La sua anima è nera e crudele come quella di chiunque abbia amato qualcosa – qualcuno – con tutta se stessa ma si è trovata ad affrontare una scomoda verità: che l’idillio finisce. Che non si pestano i piedi ai pirati senza conseguenze. Lei ha semplicemente scelto di reagire con la forza ai torti subiti.

Storia, Romanzo e Arte

Se consideriamo un piano puramente tecnico, le dieci puntate di questa stagione sono un saggio di regia dopo l’altro; sono ormai parecchie le serie tv che affidano la narrazione a un solido comparto tecnico – regia, fotografia, sonoro. Black Sails non è certo da meno.

La fluidità della storia, che ha una trama orizzontale ben articolata in ogni episodio, è sostenuta da una scelta registica che alle volte sfiora il virtuosismo. Daredevil è famoso per i suoi leggendari piano sequenze, ma si può dire che anche i registi pirateschi abbiano fatto i compiti – o comunque, guardino Netflix. L’ottava puntata, un esempio su tutti, annovera l’assalto a una carovana, al galoppo, girata in un unico piano sequenza di cinque minuti. Le scenografie sono sempre meravigliose, curate al minimo dettaglio, e la battaglia navale conclusiva non ha nulla da invidiare ai maestosi set di Master and Commander.

Black Sails Season 3 Recap

L’accuratezza storica, manco a dirlo, è sempre uno dei grandi pregi di questa serie: ho volutamente tralasciato tutta la questione dei cimarroni – le comunità indipendenti di schiavi, fuggiti al giogo dei negrieri e datisi alla macchia – perché la storia e wikipedia sanno sicuramente essere più esaustive della sottoscritta. Basti sapere che l’alleanza che James Flint decide di stringere con la Regina degli schiavi – vedova di Mr. Scott (perché ebbene sì, muore anche lui) – sarà fondamentale per lottare contro l’Inghilterra. E Black Sails si diverte a inserire strizzatine d’occhio ai lettori dell’Isola del Tesoro; impossibile non pensare che la principessa dei Cimarroni, Madi, non sia la futura moglie nera di Silver, dato il rapporto che ha iniziato a crearsi tra i due.

Black Sails Season 3 Recap

Inoltre, nella decima e ultima puntata, la serie conferma sempre più di essere il prequel al romanzo di Stevenson; oltre a portare avanti le vicende storiche, con dettagliata cura per ciò che realmente è successo in quegli anni del 1700, inizia a costruire la celebre leggenda del pirata Long John Silver. Billy Bones, per fomentare la rivolta e riscuotere New Providence dal torpore dell’Inghilterra dopo il sacrificio di Charles Vane, modella colui che sarà il vero Re di Nassau, avvicinando l’immagine di Silver al suo corrispettivo cartaceo, rendendolo sempre di più “l’unico uomo di cui Flint abbia mai avuto paura.”

I was no one, and then you came, and my island fell, and I became something else. On the night I confiscated the pardon rolls, the night I started becoming. I made clear my position there would be two sorts of men on the island going forward: those like Captain Vane, determined to stand by their oath to the very end, and those like Captain Throckmorton, happy to be the first to betray it. And thus, as always, to traitors. Captain Throckmorton’s black spot will not be the last. Ignore it, and join him. Heed it, and reclaim your place amongst us. Until then, I remain Long John Silver. – 3×10; lettera

5

 

Cinque porcamiseria non bastano per elogiare una serie che ha saputo superarsi episodio dopo episodio. Il finale ci strattona senza tregua verso ciò che avverrà in seguito, ora che gli schieramenti sono ben definiti e una nuova alleanza è nata dalle ceneri del sacrificio del capitano Vane. La tavola rotonda di Flint, Blackbeard, Jack&Anne e Silver – più la presenza di Madi – promette grandi cose per Nassau nella quarta stagione. Ormai è guerra aperta all’Inghilterra, e nessuno può più tirarsi indietro.

Mi sbilancio? Va bene, lo faccio.
Game of Thrones, guarda e impara. È così si costruisce l’epica sul piccolo schermo.

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