Britannia1×01 Episode 1

Series Premiere La nuova serie targata Sky Atlantic e Amazon, Britannia, non ci ha convinti del tutto. Con una confusionaria season premiére, paesaggi notevoli e potenziale ottimo, l'episodio viene tuttavia penalizzato dall'introduzione di troppi nomi e personaggi da ricordare in una volta sola, oltre che dalla mancanza di accuratezza storica in favore di una non troppo indovinata componente fantasy. Per saperne di più, la nostra recensione senza spoiler.

6.0

Diciamocelo, di questi tempi il paragone di qualsiasi serie che sia vagamente storica/medievaleggiante o includa battaglie, paesaggi e atmosfere fantasy, con Game of Thrones viene quasi doveroso. Il che risulta un’arma a doppio taglio, dato che è indiscutibile che la serie tratta dai romanzi di Martin abbia ridefinito il concetto di “serie tv epica”, alzando l’asticella di qualsiasi prodotto confezionato secondo le stesse linee guida: battaglie, lotte tra clan o tribù, intrighi di corte, un pizzico di magia là dove serve per spiegare l’inspiegabile. Ciò che danneggia chi si confronta con un mostro sacro del piccolo schermo – ricordiamo che Game of Thrones arriva a raggranellare più di dieci milioni di spettatori a puntata, un risultato sinora impensabile per una cable pay-per-view come l’HBO – è proprio il paragone: il budget della serie di Benioff e Weiss è vergognoso, in senso buono, e ben poche serie possono permettersi simili cifre. Questa premessa è doverosa, dunque, per specificare che la nostra recensione senza spoiler di Britannia si baserà solo ed esclusivamente sul prodotto in sé, senza paragoni espliciti – anche perché, senza giri di parole, non ci sarebbe gara.

Cominciamo col dire che se avete pensato a una serie storica sulla conquista romana della Britannia, non è questo il caso; l’accuratezza storica viene liberamente interpretata nei primi trenta secondi quando si racconta di come Cesare, nel 55 a.C., sbarcò sulle coste dell’attuale Gran Bretagna e si trovò davanti i Druidi, che lo fecero fuggire terrorizzato. In sintesi, secondo la versione di questa serie, Asterix e Obelix hanno vinto. Vi risparmiamo i dettagli, dato che non siamo qua per parlare del De Bello Gallico, ma già questo spiega come la serie si sia presa delle libertà notevoli. Ma andiamo avanti. I romani ci riprovano – e questa torna a essere storia – nel 43 d.C.: i legionari di Aulo Plauzio, che diventerà effettivamente il primo governatore della Britannia, sbarcano su queste misteriose coste per riprendere ciò che Cesare aveva interrotto.

Quanto appena descritto sopra è il quadro generale in cui si inseriscono, con ben poco riguardo per lo spettatore, novecentocinquantaquattro avvenimenti diversi: il numero è indicativo, chiaro, ma rende bene l’idea. In settanta minuti – che per un pilot è un minutaggio notevole – veniamo trascinati dentro una storia che nessuno si prende la briga di spiegarci. Neanche un po’. Il pericolo “spiegone”, soprattutto nelle series premiére, è molto alto, ma passare da questo a una sfilza di nomi e luoghi snocciolati senza neanche lasciare il tempo a chi guarda di memorizzarne almeno un paio non rende facile la visione.

Nella prima mezz’ora ci vengono presentati talmente tanti personaggi – appartenenti a tribù ed etnie differenti – che ci si sente smarriti e non si riesce neanche a capire l’intreccio della trama; tirando le somme, la Britannia è in piena guerra “civile”, dato che le due tribù principali – i Cantiaci e i Regnensi – sembrano avere una faida piuttosto violenta in atto, come mostra un matrimonio diplomatico fallito in grande stile. Chiaramente questo la rende il terreno ideale per un’invasione romana, che per l’appunto se la prende con l’ennesimo clan tra quelli che ci sono stati presentati, clan impegnato in un rito di passaggio per le bambine della tribù dall’infanzia all’età adulta, durante il Solstizio.

Non ci avete capito granché, vero? Un pilot non dovrebbe far sentire confusi, sicuramente non così tanto. È normale un po’ di smarrimento, non ricordarsi tutti i nomi, ma sembra quasi che Britannia abbia subito voluto scoccare tutte le frecce nella sua faretra e gettare in tavola il mazzo completo per ingolosire gli spettatori, rincitrullendoli di informazioni. Perché la figlia del re dei Cantiaci – di cui non ci viene detto niente – e il padre sono in rapporti così tesi? Perché i Druidi devono essere, in parole povere, dei tossici mutilati e volontariamente deformati? Perché le due tribù citate si odiano? Chi è Il Reietto e perché è stato scacciato dal clan dei Druidi? Perché hanno scelto proprio Antonio – il soldato più sfigato della terra – per mandare un messaggio ai romani? Aspetta, direte voi, sono domande a cui si risponderà nel corso degli episodi; e di sicuro nessuno lo mette in dubbio, ma la sensazione generale di confusione rimane. Se non si riesce a coinvolgere lo spettatore ma solo confonderlo con troppe informazioni, la serie viene meno al suo scopo: intrattenere.

Parliamo degli aspetti più tecnici: innanzitutto, la visione è consigliata in lingua originale, dato che il doppiaggio rende – se possibile – ancora più piatti i dialoghi. Non spiccano per originalità, di sicuro, anche se David Morrissey (The Walking Dead, The Missing) mostra tutto il suo retaggio da attore Shakespeariano e inanella un paio di monologhi convincenti come generale della Legione; certo, pecca di sbruffonaggine – il termine più spiccio non si dice che è meglio – nel fare il “romano” duro e puro in parecchie occasioni, ma non si può dire che non sia un bravo attore. Così come Mackenzie Crook (Game of Thrones, Pirati dei Caraibi), che incarna un druido in pieno trip da acido, Veran, su cui non ci è stato spiegato proprio nulla. Menzione d’onore per Fortunato Cerlino, che da Gomorra si ritrova a fare il luogotenente di Aulo, Lucio.

L’altro grande problema sta proprio qui: la regia, la fotografia e le scelte stilistiche. Chi ha deciso di dare a Britannia una sigla psichedelica in pieno stile hippie sotto LSD non è chiaro a cosa stesse pensando; non è solo la grafica, anche la canzone – Hurdy Gurdy Man, un successo del cantautore scozzese Donovan del 1968 – stona del tutto con quanto ci verrà mostrato in seguito. La sigla è il biglietto da visita della serie, aiuta lo spettatore a immergersi nel mondo in cui saranno ambientate le vicende. Quanto è indovinata la scelta di introdurre una canzone moderna come ouverture per un mondo antico, popolato da Celti e Romani, da uno a neanche un po’?

L’effetto “smarmellato” presente in più o meno tutte le scene che coinvolgono i Druidi – Reietto compreso – alla lunga stona e compromette la visione, così come la scelta della telecamera a mano o il montaggio delle scene di combattimento. Capire cosa succede è quanto meno essenziale, in certe situazioni, e sfumare il campo visivo dell’inquadratura o tagliare con l’accetta le scene in battaglia non aiuta certo chi guarda, già confuso dalla trama intricata.

Insomma, Britannia mostra di sicuro di avere una propria identità, anche se purtroppo poco indovinata e non del tutto formata: se presentare tutto e tutti quanti insieme voleva essere una scelta volontaria per attirare e incuriosire l’audience, non è riuscita. Soprattutto, mostra una vena non troppo indovinata di fantasy – specialmente nella parte dedicata ai Druidi e ai loro riti – piuttosto che concentrarsi sull’accuratezza storica; e abbiamo promesso di non fare paragoni, ma possiamo citare solo Vikings per farla impallidire. Se invece è solo uno scivolone in partenza per tornare poi in carreggiata, non possiamo fare altro che augurargli la risalita.

  • 6/10
    Storia - 6/10
  • 6/10
    Tecnica - 6/10
  • 6/10
    Emozione - 6/10
6/10

In breve

Una confusionaria season premiére che non convince del tutto; paesaggi notevoli e potenziale ottimo, ma recitazione non così brillante e troppi nomi da ricordare in una volta sola. Britannia si guadagna la sufficienza tirata perché non possiamo “mandarla al posto” con l’accusa di non aver studiato. Le idee ci sono, la voglia di fare bene pure: che li metta in pratica.

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5.75/10 (8 votes)

 

A proposito dell’accuratezza storica:

Una maggggia!

In sintesi:

https://twitter.com/nicoguglie/status/956831649987260416

Porcamiseria

6

Una confusionaria season premiére che non convince del tutto; paesaggi notevoli e potenziale ottimo, ma recitazione non così brillante e troppi nomi da ricordare in una volta sola. Britannia si guadagna la sufficienza tirata perché non possiamo “mandarla al posto” con l’accusa di non aver studiato. Le idee ci sono, la voglia di fare bene pure: che li metta in pratica.

Storia 6 Tecnica 6 Emozione 6
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