Broad CitySeries Recap

“Condizione o situazione sgradevole per motivi morali, economici, di salute“, questa la definizione che dà Google della parola “disagio“, ed è incredibile quanto questa definizione si adatti perfettamente anche a una delle serie più divertenti, sicuramente la più disagiata, passate ultimamente sugli schermi americani: Broad City. La base di partenza è delle più semplici, due […]

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Condizione o situazione sgradevole per motivi morali, economici, di salute“, questa la definizione che dà Google della parola “disagio“, ed è incredibile quanto questa definizione si adatti perfettamente anche a una delle serie più divertenti, sicuramente la più disagiata, passate ultimamente sugli schermi americani: Broad City.

La base di partenza è delle più semplici, due ragazze alle prese con la loro vita in quel di New York, con le strambe situazioni che si trovano ad affrontare quotidianamente e, soprattutto, con la loro indissolubile amicizia. Abbi Jacobson e Ilana Glazer non devono aver faticato poi tanto per immaginare questa serie, se consideriamo il fatto che le protagoniste sono fondamentalmente loro stesse. Sono partite da una webserie e non hanno neanche compiuto lo sforzo di inventarsi dei nomi diversi per i propri personaggi: Abbi e Ilana hanno creato questa serie, prodotta tra gli altri anche da Amy Poehler e trasmessa da Comedy Central, reinterpretando in maniera esagerata e più stramba (ci auguriamo) le loro vite e quelle di molte ragazze che ogni giorno a New York riescono, grazie a tanta creatività e flessibilità, a coniugare gli estremi divertimenti della grande mela con una sempre più precaria situazione economica. E questa sincerità di intenti è visibile in ogni singola battuta della serie, che riesce infatti a convincere soprattutto quando non si allontana troppo dalla realtà.

Broad City recensione Series Recap

Conosciamo le due protagoniste. Abbi Abrams ha 25 anni, lavora facendo le pulizie in una palestra in cui vorrebbe fare l’istruttrice, e intanto coltiva il sogno di avere successo come illustratrice. Ilana Wexler, 22 anni, lavora per una non ben definita agenzia di vendite, chiamata semplicemente Deals Deals Deals, ma non si sa come passa tutto il tempo a fare altro, senza il minimo senso di responsabilità o etica professionale. Queste le informazioni ufficiali, ben altro è quello che succede nella vita privata o quando le giornate delle due ragazze si intrecciano. La parola chiave in ogni situazione è “cavarsela“, ed ecco quindi che la precarietà del lavoro e le difficoltà della vita diventano un invito a reinventarsi ogni giorno, ad assumere finalmente comportamenti adulti e responsabili, ma ogni volta l’inclinazione delle due al divertimento spensierato ha la meglio, aiutata sempre da una giusta dose di sfiga.

Broad City recensione Series Recap

Tecnicamente non c’è in Broad City una vera e propria trama orizzontale, la terza stagione inizierà il prossimo 17 Febbraio, e potrà benissimo essere seguita senza aver visto le precedenti due stagioni. Ogni episodio si conclude in 20 minuti, e pochi sono i personaggi ricorrenti che uniscono tra i vari episodi le vite di Abbi e Ilana, tutti uomini: c’è Matt Bevers, il fidanzato della coinquilina di Abbi (che non vediamo paradossalmente mai in volto, neanche quando ci mostrano le foto o è presente sulla scena), fidanzato che si ostina a vivere nell’appartamento di Abbi trovando sempre il modo più fastidioso di farlo; c’è Lincoln, dentista pediatrico anche scopamico di Ilana, dall’inquietante umorismo; c’è Jeremy Santos, vicino di Abbi di cui lei è follemente innamorata, perfetto boscaiolo; Jaimé Castro, coinquilino gay venezuelano di Ilana in attesa di cittadinanza americana; e Trey, istruttore nella palestra dove Abbi fa le pulizie, con una segreta carriera come pornostar via webcam. Questo il “poco” che c’è da sapere prima di affrontare le divertenti disavventure quotidiane di Abbi e Ilana, e quale modo migliore se non ricordarne alcune?

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La prima stagione si apre con una videochiamata, elemento che tornerà spesso nella serie, ma si capisce che Broad City non è affatto una serie come le altre quando ci accorgiamo che Ilana sta tenendo la videochiamata mentre fa sesso con Lincoln. Il sesso, e in generale la libertà sessuale, è uno dei temi portanti della serie, soprattutto grazie alla pazza Ilana: bisessuale e costantemente desiderosa di completare anche fisicamente l’amicizia con Abbi, rifiuta l’idea di avere una relazione, il suo indirizzo e-mail è ilanawexler@mindmyvagina.com, e si auto-dichiara una “X-Man del sesso“, o meglio, “Vulvarine“. I dettagliati commenti sul sex tape di Colin Farrell, il rito di masturbazione allo specchio di Ilana, quella volta in cui Abbi scopre facendo pipì di aver un preservativo usato nella vagina, sono tutti episodi che colpiscono per il modo diretto di intendere il sesso; ma l’episodio che rappresenta al meglio la spudoratezza di Broad City è quello che riguarda il vicino Jeremy e la sprovveduta ma convinta Abbi, alle prese con un prezioso dildo lavato in lavastoviglie. Inutile raccontarvi la reazione intensamente entusiasta di Ilana alla notizia della penetrazione a ruoli invertiti, vero e proprio gesto simbolico di libertà sessuale da parte della figura femminile.

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Il secondo tema fondamentale è la ricerca di soldi, in ogni forma, con ogni mezzo, a tutti i costi, ovvero il vivere senza di essi. I coupon omaggio sono i migliori amici di Abbi e Ilana, e quando non li hanno si inventano qualcosa da restituire in qualche negozio. Il pilot rende chiaro anche questo concetto, memorabile è la scena della drum session improvvisata in un parco, in cui le due ragazze si fanno rubare la scena da una breakdancer che le sfrutta come base musicale raccogliendo soldi, al contrario di loro, che finiscono addirittura per essere insultate dalla folla. Qualsiasi lavoro è accettabile, anche mettersi al guardaroba di una serata e perdere immancabilmente la giacca di Kelly Ripa in persona. Dove c’è alcool ci sono loro, dove c’è festa ci sono loro, e quando il divertimento manca se lo procurano, pronte a trasportare, nella “tasca naturale” di ogni donna, la necessaria dose di erba da fumare. Non sappiamo bene come facciano le due imprevedibili giovani a pagare i propri più che accettabili appartamenti in quel di Astoria, nel Queens, ma la loro battaglia quotidiana con la vita sembra già abbastanza per giustificare qualsiasi affitto.

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– I’m so sorry, i had to take that –
– You made that call in the middle of our conversation –
– Did I? –

Il surreale dialogo sopracitato viene utilizzato in situazioni diverse sia nella prima che nella seconda stagione, e, oltre all’incredibile mancanza di concentrazione di Ilana, rappresenta al meglio l’infinita assurdità delle battute di cui Broad City vive. Oltre alle situazioni divertenti in cui le due ragazze si ritrovano, ciò che più sorprende è la scrittura di ogni dialogo, di ogni battuta, del lessico gergale preso e reinterpretato dai personaggi in modo non convenzionale. A volte poi le introduzioni agli episodi, prima della breve e colorata sigla, sono delle vere e proprie perle, come quando le due si presentano in banca per riscuotere una somma considerevole di denaro immaginandosi personaggi dall’insolito e arrogante stile tipico dei peggiori videoclip hip hop. Tra i momenti migliori ricordiamo anche il ralenti che, sulle note dell’Ave Maria, vede una Abbi sotto adrenalina portare in braccio Ilana, che nonostante sia allergica ai frutti di mare non ha voluto perdersi ogni singola portata della costosa cena solo perché, appunto, costosa; oppure la grintosa performance di Abbi che canta “Edge of Glory” di Lady Gaga nuda per casa quando scopre che Bevers si è finalmente spostato dal divano di casa sua.

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Ogni episodio è un concentrato di follia, vorremmo raccontarli tutti perché sembra l’unico modo per cogliere tutte le sfumature dell’umorismo sgangherato senza freni di Broad City. La serie è stata confermata per altre tre stagioni, e fino al 2018 ci auguriamo di assistere con lo stesso spirito divertito alle disavventure di Abbi e Ilana, tra del buon hip hop anni ’90, corse spericolate tra le vie dei quartieri più vivi di New York, trip allucinanti causati da anestesie e droghe varie, e quella necessità costante di provare a sembrare degli adulti anche quando la voglia di risate è veramente troppo forte.

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