Non sono bastati il clamore e le polemiche susseguitesi dopo l’annuncio, non sono bastati i tragici esempi di reboot/revival delle scorse stagioni: il nuovo Charmed è arrivato tra noi senza tradire minimamente le aspettative. E no, non è una buona cosa.
Il reboot di un mostro sacro – e, se non per qualità, per lo meno per popolarità, Streghe è parte della storia della serialità – deve necessariamente fare i conti con l’inevitabile confronto con la serie originale nonché tutti i pregiudizi dei fan di vecchia data. Sarebbe stato quindi opportuno, secondo noi, prendere le dovute distanze dalla storia delle sorelle Halliwell o, in alternativa, dare un senso di continuità col passato, per esempio attraverso una discendenza più o meno o diretta con Paige, Phoebe e Piper. E diciamolo, quel Melinda Warren che appare su una della pagine del Libro delle Ombre, non è esattamente il segnale che si saremmo aspettati in questo senso.
E invece, alla CW hanno pensato bene che sarebbe bastata una spruzzata di diversity alle protagoniste, un cambio di iniziale nei loro nomi e piccole variazioni alla storia originale per fare di questo reboot un prodotto interessante. Magari ci ricrederemo strada facendo, ma mai come in questo caso la resa del pilot si rivela fondamentale. Pilot che – è presto detto – riprende a grandi linee quello della serie originale pur con qualche significativa differenza: le tre sorelle che scoprono di essere Streghe, la matriarca della famiglia che muore, un fidanzato-demone che tenta di arrestare il Potere del Trio prima che le tre streghe accettino il proprio destino.
Se l’ossatura della trama riprende più o meno pedissequamente quella della serie originale, direte voi, probabilmente ci sarà stato uno sforzo per rendere interessanti le caratterizzazioni delle tre protagoniste. E invece no.
Macy Vaughn è la sorella maggiore e come Prue ha il dono della telecinesi. Come Paige invece, Macy scopre – in una frazione di secondo aggiungeremmo – di avere delle sorellastre con le quali instaura immediatamente un legame. Apprezzabile, nella sua caratterizzazione, l’ostinazione nel trovare delle spiegazioni scientifiche ai fenomeni paranormali cui è testimone nonché l’applicazione delle sue conoscenze nella lotta ai demoni.
Mel Vera è la sorella di mezzo, gay, femminista convinta, e come Piper ha la capacità di bloccare persone e cose. Come lei inoltre, è facilmente irritabile.
Maggie Vera è la sorella minore. Differentemente da Phoebe non ha il dono della premonizione bensì quello della lettura del pensiero; come lei invece, la leggerezza tipica delle ragazze della sua età.
Per quanto sarebbe deontologicamente corretto considerare questo Charmed come un prodotto diverso da quello originale, è facilmente intuibile che se le prime parole per descrivere le tre protagoniste sono delle evidenti analogie con le sorelle Halliwell, i tentativi della CW di farne dei personaggi interessanti fallisce miseramente. Non basta cambiare una P in una M, non basta cambiarne l’etnia o l’orientamento sessuale, né utilizzare degli slogan femministi qua e là, per creare un legame con lo spettatore. Siamo nel 2018, abbiamo visto tutto e il contrario di tutto, quello che serve è una connessione con l’animo del personaggio, con la sua psiche, con i suoi drammi. Trovarci di fronte una sorella afroamericana o un’altra gay non è più una novità e – forse – offende anche l’intelligenza di chi sta guardando.
L’unico personaggio che ci sentiamo di salvare è quello di Harry, l’Angelo Bianco delle Sorelle, che ci strappa gli unici sorrisi del pilot e, grazie al plot twist finale, la sola piccola motivazione che può farci prendere in considerazione di vedere il secondo episodio.
Strano a dirsi – ripetiamo, siamo nel 2018 – anche il comparto tecnico è simile allo Streghe degli anni ’90. Gli effetti speciali sono paragonabili, se non quasi peggiori, a quelli delle sorelle Halliwell, andando anche al risparmio in quello che dovrebbe essere l’orbitare degli Angeli Bianchi del 2018. Ciliegina sulla torta, il demone di ghiaccio sconfitto dalle sorelle, una brutta copia del Night King di Game of Thrones.
Un fallimento su tutta la linea dunque? Sì, per tutte le motivazioni di cui sopra ma anche per non aver saputo sfruttare le poche idee originali introdotte, per non aver dato tridimensionalità alcuna alle tre protagoniste, che risultano quasi scialbe e anonime. Un prodotto anni ’90 nel soggetto – per forza di cose – e nella scrittura riproposto nel 2018. Solitamente chiuderemmo con una speranza che le cose migliorino nel proseguo ma è davvero difficile trovare la forza nell’andare avanti con la visione.
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Storia - 4/104/10
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Tecnica - 4/104/10
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Emozione - 3/103/10
Summary
Il pilot di Charmed 2018 fallisce miseramente nel riproporre una storia già conosciuta, non sfruttando le poche idee originali introdotte e non lavorando minimamente nella costruzione delle protagoniste, che risultano quasi scialbe e anonime, confidando unicamente in una spruzzata di diversity e femminismo che non vengono supportati da un’introspezione psicologica che faccia sì che non si riducano a mere bandierine acchiappa-consensi.
Porcamiseria
Il pilot di Charmed 2018 fallisce miseramente nel riproporre una storia già conosciuta, non sfruttando le poche idee originali introdotte e non lavorando minimamente nella costruzione delle protagoniste, che risultano quasi scialbe e anonime, confidando unicamente in una spruzzata di diversity e femminismo che non vengono supportati da un'introspezione psicologica che faccia sì che non si riducano a mere bandierine acchiappa-consensi.
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