Marvel's Daredevil2×02 Dogs to a Gunfight – 2×03 New York’s Finest

Continua il nostro viaggio nella seconda stagione di Daredevil: ancora un affondo sulla Hell's Kitchen post-Kingpin e il primo confronto col Punitore, del quale ci viene mostrato un ritratto psicologico profondo e intenso.

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Il Diavolo Rosso di Hell’s Kitchen è tornato e già dalla premiere abbiamo capito che questa seconda stagione ha tutti i numeri per bissare il successo della prima stagione, seppur con una marcia diversa. Se la prima stagione assumeva in un certo qual modo i contorni di sorta di romanzo di formazione dell’eroe Daredevil e della sua controparte, in questa seconda stagione si denota una maggiore consapevolezza e maturità di Matt Murdock a favore di una maggiore introspezione dei personaggi secondari. Non a scapito, ovviamente, della qualità e dell’intensità narrativa, tutt’altro.

Il secondo episodio di questa stagione parte dal cliffhanger finale di Bang, da quel colpo in testa inferto al povero Matt dal Punitore. Dogs to a Gunfight continua l’opera iniziata con la premiere: immergere lo spettatore nella Hell’s Kitchen post-Kingpin e regalarci un affondo su Foggy, Karen e Frank Castle, la cui psicologia appare sin da subito tutt’altro che banale e che verrà approfondita nello spettacolare New York’s Finest.

In questa seconda stagione una cosa emerge con chiarezza: Foggy Nelson ha tirato fuori le palle. Le circostanze e il segreto dell’amico fraterno lo hanno sicuramente responsabilizzato. Tocca a lui prendere il polso della situazione in più di un’occasione: gestire la posizione di Grotto – unico superstite alla carneficina in stile Red Wedding del Punitore -, cercare di farlo rientrare nella Protezione Testimoni tenendo a bada il procuratore Reyes (sì, la stessa vista in Jessica Jones) e sedare una rissa tra bande avversarie in un ospedale pieno di feriti sotto gli occhi di un’incredula Claire Temple, che con un “son of a bitch” riassume tutto lo stupore innanzi a quest’inedito Foggy.

Daredevil 2x02 Dogs to a Gunfight - 2x03 New York's Finest Recensione

Il ruolo di Foggy è altresì cruciale per gli equilibri della Nelson & Murdock, di quel micromondo costituito dai due amici di sempre e da Karen Page. Lo vediamo protettivo nei confronti di entrambi, con la paura – fondatissima – che il sentimento che provano l’uno per l’altra possa finire per distruggere ciò che hanno ma senza arrivare ad ostacolarlo, e decisamente preoccupato dall’attività notturna di Matt. Ci commuovono il suo precipitarsi alla ricerca di Matt tra i tetti di Hell’s Kitchen o tra le corsie dell’ospedale in cui lavora Claire, il suo soccorrerlo dopo averlo trovato ferito alla testa quasi esanime, il suo prendersene cura nonostante i borbottii, proteggerne il segreto di fronte ad una Karen che ha chiaramente mangiato la foglia, pur non avendo compreso bene la portata del segreto di Matt.

E poi c’è proprio lei: Karen Page. Un personaggio affascinante il suo, profondamente viscerale, fisicamente e non. Anche in questa stagione Karen persegue la sua personale crociata. Dal volere proteggere Grotto dalle grinfie del Punitore, la sua attenzione si sposta su Frank Castle e sulla verità che si cela dietro una lastra che rivela la presenza di una pallottola nel cranio del nuovo vigilante. E conoscendola, la sua proverbiale cocciutaggine e la sua curiosità la faranno finire sicuramente nei guai. Di Karen ci viene però rivelato, o meglio, viene approfondito un aspetto quasi inedito: la sua attrazione per Matt si fa adesso più palese, palpabile. I flirt tra i due sono sempre più espliciti, ma è nella scena nell’appartamento di Matt che l’alchimia tra i due esplode in tutta la sua potenza. Deborah Ann Woll non è perfetta nel ruolo unicamente per via della sua indiscutibile avvenenza: il suo volto e la sua gestualità sono carichi di femminilità e sensualità, ma tradiscono anche un vissuto importante, che ne fanno una donna a cui è quasi impossibile resistere. Nonostante la prestanza fisica e l’indubbio fascino di Charlie Cox, è sicuramente lei la miccia delle scene d’ensemble. Sarà importante capire come potrebbe reagire all’eventuale scoperta dell’identità di Daredevil, ora che lo ritiene unico responsabile del proliferare di nuovi vigilanti in città.

Daredevil 2x02 Dogs to a Gunfight - 2x03 New York's Finest Recensione

La vera novità di questa seconda stagione rimane comunque Frank Castle aka The Punisher. Dapprima presentato quasi a stregua di supervillain della stagione, il profilo che ne emerge va via via sfumando questa definizione. Come spesso accade, la psicologia del cattivo ha un fascino particolare e Frank Castle non fa eccezione. Nel secondo episodio è chiaramente evidente come Frank non sia mosso da cieca rabbia o ambizioni di chissà che tipo: la scena nel negozio è emblematica in questo senso. Basta un sordido commento di stampo pedofilo a farlo scattare e innescare la macchina da guerra The Punisher.

Evidentemente, un certo senso morale alberga in quello che fino a pochi minuti prima pensavamo fosse il nuovo Kingpin. Tutto ciò apparirà molto più evidente nell’episodio successivo, New York’s Finest, vero e proprio manifesto del Punitore, espressione pura di due punti di vista differenti, della ridefinizione delle parole eroe e giustizia. Se Daredevil, a dispetto dello pseudonimo, segue le regole della pietas cristiana consegnando i criminali alle Forze dell’Ordine, The Punisher segue la legge della guerra, non concede tregue né sconti di pena. Pilastro del terzo episodio è questa dichiarazione d’intenti, questa contrapposizione filosofica tra eroe e antieroe, tra redenzione cristiana e pessimismo cosmico. La cattura di Devil, tenuto ostaggio in catene da Frank diventa quindi l’opportunità per mettere a confronto queste due figure così diverse tra loro ma al tempo stesso accomunate da uno stesso desiderio di far giustizia: è solo attraverso gli stupendi dialoghi che mettiamo molto più a fuoco il Punitore, che siamo inesorabilmente portati a comprenderne le motivazioni, forse anche a prenderne le parti. D’altronde, si sa, gli eroi tutti d’un pezzo fanno più fatica a far proseliti tra i peccatori dell’umana specie.

Il ritratto del Punitore non è perfetto solo a livello psicologico. La scrittura del personaggio è curata in ogni minimo particolare ed è da elogiare il tono canzonatorio dei dialoghi con Daredevil – che chiama ironicamente Red, con numerose battute sul pigiamino rosso dell’eroe – il che ci riporta ad un’altra differenza sostanziale tra i due: Frank Castle combatte alla luce del sole, non ha paura di celare il suo volto, quasi sicuramente però perché non ha nulla da perdere e nessuno da preservare.

Daredevil 2x02 Dogs to a Gunfight - 2x03 New York's Finest Recensione

Ma veniamo ai due episodi e al nostro giudizio.

Dogs to a Gunfight è – come detto – la diretta prosecuzione della premiere. Un episodio preparatorio, per così dire, focalizzato sul contesto più che sulle gesta di Devil. Eppure, non mancano finezze o punti di eccellenza. La convalescenza di Matt, il suo riprendersi dalla ferita infertagli da Frank, la sua temporanea sordità, sono un ottimo espediente non solo funzionale al fan service spinto (vedi Charlie Cox mezzo nudo), ma anche atto a tirare fuori un sapiente montaggio audio – che ci immerge nella dimensione sensoriale alterata di Matt – e delle inquadrature perfette, come nella scena della bottiglia, tanto per citarne una. Tre porcamiseria e mezzo per questo episodio. Suvvia non possiamo dare i cinque porcamiseria d’ufficio.

3.5

 

New York’s Finest è invece un gioiellino, per dialoghi e per spessore dei personaggi, ma non solo. Il parallelismo iniziale tra Devil e Gesù Cristo, la sequenza in chiesa con il calice ricolmo di sangue, sono tutti richiami al background di Matt Murdock, alla sua profonda religiosità, con cui spesso va necessariamente in conflitto. E poi c’è il piano sequenza da orgasmo sul finale: tecnicamente perfetto, ormai quasi una cifra stilistica per il Diavolo Senza Paura, ma che non possiamo fare a meno di elogiare ogni volta. Sulla componente squisitamente action non ce n’è ancora per nessuno. Cinque porcamiseria e sono pochi.

5

 

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Note per nerd:

  • Claire Temple è decisamente fonte di Easter Egg, citando contemporaneamente le sue vicende in Jessica Jones e accennando ad un eroe più forte del nostro Matt, alludendo chiaramente a Luke Cage.
  • Rivediamo con piacere anche Melvin Potter (aka il futuro Gladiator) e i suoi dischi rotanti, ancora una volta nel ruolo di stilista per supereroi.
  • La radiografia di Frank Castle col teschio in evidenza rimanda chiaramente al simbolo della maglia di The Punisher nel classico costume Marvel.

https://twitter.com/graciousghost/status/711668345788080128

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