Quando su Internet appare un video in cui un ragazzo si diverte a uccidere piccoli e deliziosi micetti, un gruppo di utenti, da tutto il mondo, decide di rintracciarlo e fargliela pagare. Perché su Internet puoi trovare di tutto, dai video e le foto di dolci animaletti pelosi alla più sfrenata e perversa pornografia, ma esiste una regola non scritta: Don’t F**k with Cats! Questo è l’accattivante incipit della nuova docu-serie di Netflix che in tre puntate da un’ora ciascuna ci racconta la spietata caccia a un inafferrabile assassino.
La media della qualità dei documentari che trovate su Netflix è nettamente superiore a quelle delle serie televisive – per non parlare poi di quella dei film! Don’t F**k with Cats tiene alta la bandiera e ti immerge in una delle storie più assurde che la nostra società contemporanea può produrre. La storia è raccontata con ironia e ritmo attraverso l’uso di interviste e immagini di repertorio dal web, telegiornali e telecamere di sorveglianza. Nonostante ciò a volte viene da pensare che si tratti di un mockumentary, o di un gigantesco inganno, per quanto sia inverosimile la ricostruzione. E invece la realtà, come in questo caso, supera la fantasia.
La trama è organizzata abilmente a matrioska dove è stata vincente la decisione di seguire le ricerche di un accanito gruppo di animal lovers in una storia che inizia con l’omicidio di due gattini, ma che alla fine ha poco a che vedere con loro. I protagonisti di questo gruppo, Deanna Thompson e John Green, i due più attivi e determinati, riescono a farci partecipare alla loro ossessione non solo perché sono gli unici a cercare giustizia per un brutale omicidio, ma anche perché si ha l’impressione che questa sia stata l’unica volta in cui siano stati protagonisti di qualcosa nella loro vita.
John Green: I was like, “Okay, this person wants to play a game of cat and mouse, and I’m up for that!”
È in virtù di questa unica regola non scritta di Internet che Deanna Thompson e John Green guidano il loro gruppo privato di persone in una caccia – a livello mondiale. Da novelli Sherlock Homes si trasformano così in vigilantes e riescono a infrangere tutte le regole del buon senso e della privacy. Va da sé che questa loro crociata ha l’ambiguità di una caccia alle streghe ed è forse questa la cosa più interessante – e probabilmente non voluta da parte degli autori. Il racconto di una società contemporanea dove è impossibile rimanere in incognito e la nostra vita è stata registrata nei data servers a disposizione di chiunque voglia usufruirne. La vera sorpresa è che non sono i poliziotti.
L’unico punto debole a nostro avviso è un finale retorico dove, data la natura del serial killer con la sua escalation di violenza debitamente postata sui social networks, gli autori e i protagonisti si interrogano sul fatto se siano stati o meno complici degli omicidi – una domanda legittima a nostro avviso. Il problema è che non si fermano qui, ma rivolgono anche a noi spettatori lo stesso dilemma rivelando un’ipocrisia che perdoniamo solo in quanto crediamo non avessero un finale ad effetto migliore.
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Storia - 8/108/10
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Tecnica - 8.5/108.5/10
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Emozione - 8/108/10
Summary
Una trama abilmente costruita intorno a uno strambo gruppo di animal lovers. Ritmo incalzante, suspense, situazioni al limite del verosimile, nonostante siano successe realmente. Don’t F**k with Cats è un’ottima docu-serie, perfetta da vedere tutto d’un fiato.
Porcamiseria
Una trama abilmente costruita intorno a uno strambo gruppo di animal lovers. Ritmo incalzante, suspense, situazioni al limite del verosimile, nonostante siano successe realmente. Don’t F**k with Cats è un’ottima docu-serie, perfetta da vedere tutto d’un fiato.
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