Empire2×15 More Than Kin – 2×16 The Lyon Who Cried Wolf

Jamal e Lucious cercano di sotterrare l'ascia di guerra per il bene di Empire e per una ritrovata prosperità famigliare, mentre Hakeem affronta con maturità le sue questioni personali. Leah Walker torna dal passato, e una nuova minaccia si affaccia sulle vite dei Lyon, in una doppietta di episodi che ricorda i vecchi fasti della serie.

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Il caos famigliare in cui riversano i Lyon necessita di una rapida scossa di assestamento, con gli ASA Awards alle porte, un nuovo membro della famiglia che arriverà nel giro di qualche settimana – salvo imprevisti – ma soprattutto considerando il clamoroso ritorno di Leah Walker, un vero lupo travestito da agnello. Ogni personaggio di Empire ha le sue grane e faide in corso, ma di fronte ad eventi più grandi dei bisticci sul controllo di una major discografica si tenta la strada della coesione, intrapresa persino dallo spietato capofamiglia Lucious.

More Than Kin

Il titolo dell’episodio parla chiaro, riferendosi ad qualcosa che è più di un legame di sangue, ma per il momento Lucious non è ancora rientrato nei ranghi, anzi. Gli ASA si avvicinano e il capofamiglia non perde occasione per lanciare shade contro il figlio, nominato contro di lui – sarebbe bello se nessuno dei due vincesse, butto lì questo pronostico. Jamal è talmente stufo di questa situazione che opta per la fuga verso le sue origini artistiche, ritrovandosi sul palco di un locale indie quasi per caso.

Fa effetto rivedere l’ex storico Michael dopo così tanto tempo, avevo pronto un eyeroll di proporzioni planetarie nell’eventualità di un loro riavvicinamento, ma fortunatamente hanno fatto solo quello che ci si aspetterebbe da due ex in buoni rapporti: essere ex in buoni rapporti e nulla più. L’evento ottiene un’inaspettata eco e si crea una lunghissima fila davanti al locale – salutiamo Freda, ma che fine ha fatto la loro collaborazione e le preoccupazioni di Cookie in merito? Se ne sono dimenticati tutti? – quando si dice il potere di Internet.

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Hakeem ha altri problemi, mentre è occupato a fare il dissoluto in uno strip club a causa del doppio shock figlio con Anika + dimissioni da CEO di Empire. Il suo percorso è il più interessante, si osserva nuovamente con piacere la maturazione del suo personaggio in qualcosa di più di un ragazzino viziato, vedendo come cerca di affrontare i suoi problemi con Anika e con Laura da persona responsabile.

Su di lui un character development che non investe in egual misura gli altri personaggi, più ancorati al loro archetipo e grossomodo adagiati nel loro ruolo. Il Lyon minore riesce a riconquistare Laura, mentre Lucious si arroga il merito di averlo cresciuto responsabilmente – laddove forse è più merito di Cookie e di Laura – e ritira le minacce fatte alla madre del suo futuro nipote. L’attacco di panico di Anika è la classica situazione da “non tutti i mali vengono per nuocere”, un espediente narrativo palesemente volto a ricongiungere la famiglia tutto sommato non deprecabile, viste altre situazioni surreali a cui abbiamo assistito in Empire.

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Andre finalmente si fa portavoce della sua condizione psichiatrica, nell’evento volto a definire una volta per tutte la direzione della label, coniugando la scoperta del passato di Lucious e le attività di beneficenza verso associazioni volte a migliorare la condizione di persone affette da disturbo bipolare. La giornalista Harper rompe le uova nel paniere rivelandogli la verità su Leah Walker – non prima di essere oggetto di battute devastanti da parte di Cookie, che ritorna allo splendore dell’era “Boo Boo Kitty” – e aprendo il Vaso di Pandora. Cookie intanto non pensa solo alle battute sagaci, ma salva per il rotto della cuffia un evento altrimenti disastroso, promettendo l’esecuzione dell’anthem della famiglia Lyon proprio in occasione degli ASA, nonostante lo sguardo minaccioso dell’ex marito alla minima menzione di una partnership alla direzione della casa discografica.

The Lyon Who Cried Wolf

Il seguito della vicenda è naturalmente concentrato sul ritorno di Leah Walker nella famiglia Lyon e sulle ripercussioni che un evento simile potrebbe avere sulla reputazione di Lucious sia dal punto di vista professionale che – soprattutto – dal punto di vista degli equilibri famigliari. Leah non era veramente morta, la pistola che si era puntata alla testa era scarica – fidiamoci degli autori mentre si arrampicano sugli specchi e storciamo il naso – ma Lucious avverte che ha dovuto necessariamente allontanare sua madre in quanto soggetto pericoloso, all’epoca della legge di Ronald Reagan sull’apertura dei manicomi.

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Andre propone di tenere in famiglia la questione e si oppone ad un nuovo allontanamento di Leah da parte dello scagnozzo Thirsty, il quale invece si occupa sfacciatamente di Harper, dimenticandosi una scarpa che sarà sicuramente fondamentale nei prossimi episodi. La permanenza della madre di Lucious alla villa permette al figlio e ai nipoti di creare finalmente qualcosa di memorabile per gli ASA – un pezzo interessante nonostante la scena della sua creazione sia pervasa di cliché – ma ha come inquietantissimo effetto collaterale la rinomata pazzia di nonna Lyon, che si manifesta in piena notte davanti a una vagonata di torte sottoposte brutalmente ad un Lucious terrorizzato. Strano come questo sia possibile, viste le precise istruzioni che Lucious aveva dato alla sua inserviente, ma potrebbe pur sempre trattarsi di un sogno – tutte quelle torte in una sola giornata? Uno sfregio a qualunque contest di Bake Off.

Tutti i problemi famigliari riaffiorano assieme, anche quelli di Cookie e della sorella Carol, la cui serenità è nuovamente messa a repentaglio dal ritorno di Candace. Il percorso riabilitativo della sorella meno fortunata sta andando per il verso giusto, vedendola non bere un drink che non dovrebbe bere, ma nuovi risvolti non propriamente legali si affacciano sulla vita dei Lyon, specialmente sul passato di Lucious e Carol. L’agente FBI in incognito porterà indubbiamente parecchi problemi nelle loro vite, ma credo si dovrà aspettare la nuova stagione per osservare questa sottotrama più in profondità – mi aspetto tuttavia che sia proprio questo caso a esplodere in un eclatante cliffhanger, nel season finale.

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Degni di nota anche la nuova fiamma di Jamal, il direttore artistico degli ASA ancora in the closet – Jamal porta pazienza solo perché è bono come il pane – e l’epifania di Rhonda sulla caduta dalle scale che le è costata il figlio, grazie a una doppietta di coincidenze che hanno finalmente fatto scattare l’interruttore nella sua testa. Il dialogo che porterà l’attenzione di Rhonda sulle scarpe protagoniste dell’incidente è surrealmente divertente e involontariamente trash: ci si aspettava una scarpa trovata capovolta sulla porta di casa, e invece ecco il dolore di piedi causato dalla gravidanza, tirato in ballo senza alcun motivo in chiacchiere da casalinga annoiata.

Empire migliora, torna ai vecchi canoni e riesce a proporre pezzi interessanti. Si percepisce sempre l’utilizzo soap-operistico di alcuni plot device al limite dell’assurdo, ma globalmente l’effetto ottenuto risulta meno fastidioso rispetto ad altri episodi della stagione. Complice un buon profilo psicologico dei personaggi – in cui Hakeem eccelle particolarmente – e una narrazione più snella che privilegia l’unione dei Lyon verso un obiettivo comune, questa coppia di episodi merita un abbondante 3.5 porcamiseria su 5.

3.5

 

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