EmpireSeason 1 Recap

Season Recap Prendete una pentola, buttateci dentro un impero musicale, una dose di ghetto attitude, un po’ di catfight, due punte di hip hop, un pizzico di fratricidio, Naomi Campbell e lasciate bollire a fuoco altissimo. Eccovi Empire: un connubio quasi perfetto tra family drama, modernità e musical. Il merito è tutto di Lee Daniels e Danny […]

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Prendete una pentola, buttateci dentro un impero musicale, una dose di ghetto attitude, un po’ di catfight, due punte di hip hop, un pizzico di fratricidio, Naomi Campbell e lasciate bollire a fuoco altissimo. Eccovi Empire: un connubio quasi perfetto tra family drama, modernità e musical.

Il merito è tutto di Lee Daniels e Danny Strong che, negli ultimi anni, ci hanno abituato a prodotti di una certa qualità (The Butler, Paperboy, Precious, Hunger Games) e anche questa volta non si smentiscono, sfornando qualcosa che convince appieno.

TV STILL -- DO NOT PURGE -- EMPIRE: (L-R): Trai Byers as Andre Lyon, Taraji Henson as Cookie Lyon, Terrence Howard as Lucious Lyon, Jussie Smollett as Jamal Lyon and Trai Byers as Andre Lyon. ©2014 Fox Broadcasting Co. CR: Michael Lavine/FOX

Ciò che colpisce principalmente dopo aver visto tutti gli episodi è la quantità di temi affrontati da Empire. Per semplificare, potremmo dire di cosa non si parla in Empire. Partiamo dalle dinamiche della vita di strada fatte di droga e fratellanza, malattie degenerative, uccisioni senza scrupoli, passando per il futuro di una compagnia quotata in borsa, matrimoni misti, ex mogli molto ingombranti ed arrivando infine ai problemi con la figura paterna. Per certi versi, può sembrare che ci sia effettivamente troppa roba dentro Empire: quando si passa dai disturbi mentali al product placement nel giro di 5 secondi, si corre su un filo di lana. Nel complesso però risulta tutto perfettamente in alchimia, nonostante i toni da soap opera.

Se tuttavia si smantella il castello di argomenti uno ad uno, è facile capire come il filo conduttore di fondo sia l’amore genitoriale per qualcosa che si è creato, che siano soldi sia un impero monetario o che siano figli. E cosa fa un genitore più di ogni altra cosa mondo? Semplice, proteggere il proprio pargolo, a tutti i costi.

Empire

Quello che è sicuro è che Empire conferma un famoso detto: dietro un grande uomo, c’è sempre una grande donna. Perno centrale di tutto lo show è Cookie, una che ha visto ormai di tutto e che non si spaventa per niente, con un attitude ai limiti della decenza, abbellita da un guardaroba che farebbe invidia alla JLo dei tempi d’oro. Non si può negare che l’intero show benefici molto della recitazione combinata di Taraji P. Henson e di Terence Howard, di certo una spanna sopra la media di tutti gli altri interpreti.

Ma cosa rende Cookie così attraente agli occhi dello spettatore?

Le critiche sul fatto che il personaggio rientri troppo nello stereotipo della loud black woman non hanno perso tempo ad arrivare. In parte è vero, bisogna ammetterlo, ma credo faccia parte della bellezza del personaggio stesso. Cookie è l’antieroe per eccellenza: una donna forte, pragmatica e determinata, con un cuore d’oro nascosto sotto una corazza protettiva di esagerazione. E soprattutto pronta a tutto, perfino a sacrificare la propria libertà, per il bene della propria famiglia.

Empire

Una buona parte di spettatori ha criticato anche come la comunità black venga rappresentata, usando solo i classici stereotipi negativi. Se si pensa alla potenza comunicativa della televisione, sono critiche comprensibili, specialmente nella società americana moderna, dilaniata dal problema razziale. Si sarebbero potuti introdurre elementi minimi per bilanciare l’eccesso di violenza, di egoismo, di meschinità e intolleranza attraverso cui vengono dipinti i personaggi. Ma, detto questo, quanto poteva essere credibile e di successo uno show basato sul mondo dell’hip hop ma privo di violenza ed eccesso?

Negli ultimi anni abbiamo visto nascere parecchi tv show incentrati sulla musica (Glee, Nashville, Smash) che, per quanto carini, si sono rivelati in seguito molto statici, quasi monotoni. Che il mondo dell’hip hop abbia attirato già da un po’ di tempo gli occhi dei media è cosa nota: le storie delle scalate milionarie dei vari artisti con un passato da rapinatori e spacciatori, accompagnate a quelle delle morti per la rivalità tra la West Coast e la East Coast, sono ormai racconti classici, al pari dell’Odissea. Basti pensare a Jay-z, P Diddy, Dr. Dre, 2pac e Notorious BIG. Era solo una questione di tempo prima che qualcuno vedesse il potenziale, anche economico, nel raccontare questa realtà, fatta di diss song e sparatorie letali.

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La serie è riuscita perfettamente a cogliere cosa vuole lo spettatore: uno sguardo all’interno di un mondo completamente fuori dall’ordinario e descritto attraverso personaggi a tutto tondo. Forse è proprio questo il pregio di Empire: aver trovato il giusto mix tra musica e trama, combinando il racconto di una realtà diametralmente opposta a quello a cui siamo abituati e i meccanismi di una famiglia disfunzionale, nella quale la maggior parte degli spettatori può trovare un riscontro.

Sicuramente uno dei temi che ho apprezzato di più è stato il raccontare quanto sia difficile essere gay nel mondo nero. Tutti noi sappiamo già come sia una cosa difficile a prescindere. Ora immaginatevi come debba essere per un omosessuale crescere in un mondo che per antonomasia, assieme a quello dello sport, è tutto tranne che gay friendly. È quasi un sollievo vedere finalmente come le tematiche lgbt riescano ad avere un ruolo sempre maggiore nella televisione di oggi e come esse vengano trattate in chiave attuale e reale, distaccandosi sempre più dai classici stereotipi anni 90/inizio 2000.

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L’unica cosa a cui è possibile muovere qualche critica è il personaggio di Andre Lyon, il fratello maggiore. A stagione conclusa, il volergli dare un problema mentale sembra far a pugni con l’intero quadro, quasi fosse obbligatorio dare a ciascuno dei fratelli un dramma psicologico da affrontare. Sarebbe stato forse più interessante vedere Andre come un Lucius 2.0: un freddo arrivista manipolatore, pronto a tutto per il potere e per l’approvazione paterna, piuttosto che un instabile piagnone, comandato dalla moglie.

Ora la domanda che viene spontanea è questa: riuscirà Empire a fornirci una seconda stagione altrettanto buona? Tiriamo fuori gli orecchini a cerchio, il nostro Versace più euro-trash e we will see. Appuntamento qui su SerialFreaks tra un paio di settimane.

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