Euphoria1×04 Shook One Pt. II

In questo episodio conosciamo il passato di Jules, tra accettazione dell'essere chi si è e la volontà di farsi amare per quello che si è. Senza etichette.

8.8

In questo quarto episodio di Euphoria il punto di partenza è il personaggio di Jules. Ormai è chiaro che la serie abbia deciso di raccontarci in ogni episodio un personaggio diverso: la loro infanzia e la loro gioventù, i loro timori e le loro paure, le loro gioie e le loro tristezze. È una scelta assolutamente ottima e funzionale: dare allo spettatore questa possibilità permette ad esso di relazionarsi meglio con i protagonisti, creando una sorta di legame empatico. Ma torniamo a Jules.

Il racconto della sua infanzia permette di affrontare un tema assolutamente attuale non solo negli Stati Uniti: Jules, quando ancora non ha compiuto la transizione – ricordiamo infatti che è lei è transessuale – viene portata dalla mamma in un ospedale psichiatrico affinché venga curata da quella che la mamma stessa considera una malattia, il sentirsi in un corpo sbagliato.

Questione oggi molto attuale e dibattuta, essa viene affrontata nei primi 10 minuti di episodio senza neanche troppa difficoltà di racconto. Era infatti necessario che la sceneggiatura presentasse il tutto con estrema naturalezza, rendendo solo l’ospedale un posto assurdo e privo di senso: e questo Euphoria lo fa perfettamente. C’è da dire che mentre nei precedenti episodi il tema legato al personaggio presentato all’inizio veniva quasi sviluppato nel corso dei successivi minuti, qui si sceglie di non farlo e anche questa scelta ci sembra corretta: sarebbe stato inutile prolungare la questione della transessualità, più che altro perché non ci sarebbe stato molto da dire. In sostanza Sam Levinson, lo sceneggiatore, ha scelto di evitare le etichette.

Jules rappresenta colei che vuole essere accettata per quello che è

Si sceglie invece di guardare all’interiorità di Jules: lei è alla ricerca dell’affermazione come se stessa e dell’amore, cerca qualcuno che le voglia bene per quello che è e non come un oggetto da usare per una notte. Hunter Schafer, lei nella realtà transessuale, porta bene in scena tutto ciò rendendo lo spettatore partecipe delle sue difficoltà e dei cliché che la accompagnano da sempre.

E in tutto questo poi rientra il personaggio di Nate: lui ha iniziato a scrivere a Jules su un’app di incontri presentandosi come Tyler. Lei vede questo ragazzo come il suo uomo ideale, come colui che la tratta per quello che è, senza etichette o simili. Vedere però chi è veramente la distrugge: lei ricorda Nate per quello screzio avuto alla festa a casa di McKay dove si è vista mettere le mani al collo oltre ad essere minacciata. Ma Nate si dimostra subito per quello che è veramente: esattamente come fece il padre, le mette un dito in bocca quasi a soffocarla per poi minacciarla di rivelare al mondo il fatto che lei ha materiale pedo-pornografico, riferendosi alle foto dei genitali che Nate ha mandato a Jules (ricordiamo infatti che i personaggi sono tutti minorenni e in sostanza Tyler è una persona che non esiste). Nate è dunque quel classico portatore di mascolinità tossica: vuole essere e sentirsi superiore.

Ma Jules ha una persona che la vede per quella che è e che le vuole bene per quello che è: Rue. La chimica tra le due continua ad essere straordinaria e interessante. Chissà come procederà.

Per quanto riguarda la parte più tecnica nulla da dire ancora una volta: Euphoria da questo punto di vista è ottima. La regia ha scelto di utilizzare l’effetto Bokeh per i fuochi d’artificio che ha donato così un’atmosfera quasi fiabesca alle scene all’interno del luna park. Bella anche la scena finale in cui la telecamera ruota attorno a Rue e Jules alternando momenti del presente e del passato con loro due protagoniste.

  • 9/10
    Storia - 9/10
  • 9/10
    Tecnica - 9/10
  • 8.5/10
    Emozione - 8.5/10
8.8/10

Summary

Hunter Schafer riesce a trasportarci con lei nella sua volontà di essere accettata. L’effetto Bokeh scelto dalla regia dona un aspetto quasi fiabesco all’episodio, con la sceneggiatura che continua ad andare dritta al punto.

Porcamiseria

8.8

Hunter Schafer riesce a trasportarci con lei nella sua volontà di essere accettata. L'effetto Bokeh scelto dalla regia dona un aspetto quasi fiabesco all'episodio, con la sceneggiatura che continua ad andare dritta al punto.

Storia 9 Tecnica 9 Emozione 8.5
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