Il sesto episodio di Euphoria ci presenta meglio il personaggio di McKay, con la sua infanzia costellata dalla necessità di essere il primo, il migliore.
Rue, la nostra onnipresente narratrice, ci racconta che gli anni d’infanzia di McKay erano costituiti da un padre che lo “spronava” ad essere il migliore, facendolo allenare per ore a football fino a farlo vomitare. McKay è stato così plasmato dal padre come un ragazzo che non accetta mai il secondo posto, come uno che vede il gradino più alto del podio come suo habitat naturale.

Il college però porta i primi problemi e le prime verità. McKay si trova davanti ragazzi decisamente più bravi di lui e questo lo porta a sprofondare quasi in un loop depressivo. Non riesce più a capire chi è o cosa vuole fare: quel gradino più alto del podio ora non è più suo. Diventa così un personaggio alla ricerca della propria identità perché quella che aveva prima ora non è più sua. Su quel campo di football egli trovava la sua felicità: le persone che gridavano il suo nome, i suoi compagni che lo applaudivano. Ma quel mondo, quel suo spazio in cui si sentiva salvo, ora non c’è più: e fuori deve ritrovare se stesso.

E le sue insicurezze si ripercuotono nella relazione con Cassie. La sua insicurezza lo porta ad essere geloso, a non farla vestire in un certo modo. E l’apice lo si raggiunge in una scena magnifica, che non ci si aspetta, ambientata probabilmente un anno prima rispetto al presente. McKay, mentre è nella sua stanza del college con Cassie nel bel mezzo di un rapporto sessuale, viene assalito da un gruppo di ragazzi che lo violentano. La scena è meravigliosa proprio perché inaspettata e la sua reazione riesce a farci capire ancora meglio le sue caratteristiche. Uscito dal bagno, come se nulla fosse chiede a Cassie di fare nuovamente sesso: questa volta però lui è più violento a simboleggiare il tentativo di cercare nuovamente se stesso.

Non male Algee Smith nel portare in scena McKay in questo episodio: l’espressività avuta in particolare durante la scena sopracitata è stata ottima. Non si può considerare il vero protagonista dell’episodio – come negli altri casi in cui il personaggio raccontato all’inizio veniva poi sviluppato nel corso dell’episodio – ma conoscere la sua storia è comunque interessante.

Ma ad appassionare all’interno di Euphoria è la storyline di Rue e Jules. Il loro rapporto è magnifico e Zendaya continua ad essere straordinaria.
Interessante anche lo sviluppo narrativo di Kat, che ha trovato nell’uso del suo corpo senza freni quasi un senso alla sua vita.

Ma dovessimo decretare la storyline migliore, la vittoria va a Nate. Lo sviluppo del suo personaggio si sta dimostrando meraviglioso ed entrare sia in empatia che in antipatia con lui viene facile come respirare. Il plot twist che lo ha visto protagonista sul finale ci ha spiazzato: il vederlo nuovamente in controllo ha fatto ritornare in scena il Nate che conoscevamo e che avevano perso nel precedente episodio.

Guardando invece complessivamente all’episodio, ancora nulla da eccepire: la fotografia è il fiore all’occhiello di Euphoria, con colori brillanti che rendono quelle scene, per dirla all’inglese, aesthetic.

9/10

Storia - 9/10
9/10

Tecnica - 9/10
8.5/10

Emozione - 8.5/10

8.8/10

Summary

Una serie che convince sempre di più. Bravo Algee Smith nel farci conoscere ancora di più il suo personaggio, anche se la sua personalità poteva essere sviluppata meglio. Interessante la storyline di Nate che si dimostra tra i personaggi meglio caratterizzati, assieme a Rue e Jules.