Fargo2×05 The Gift of The Magi – 2×06 Rhinoceros

Arrivati a metà di questa seconda stagione, ci permettiamo il lusso di riassumere tutti gli elementi che rendono Fargo una serie imperdibile. D’ora in poi si cominceranno a tirare le fila del discorso, per giungere ad un finale degno della prima sorprendente stagione. Sembra quindi che gli autori di Fargo abbiano voluto concentrare in questi due episodi […]

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Arrivati a metà di questa seconda stagione, ci permettiamo il lusso di riassumere tutti gli elementi che rendono Fargo una serie imperdibile. D’ora in poi si cominceranno a tirare le fila del discorso, per giungere ad un finale degno della prima sorprendente stagione. Sembra quindi che gli autori di Fargo abbiano voluto concentrare in questi due episodi di mid-season tutto il meglio degli aspetti più caratterizzanti della serie. Ci concentreremo in particolare su sei elementi, ma soprattutto sul perché costituiscono una componente di innovazione all’interno del panorama attuale delle serie TV.

L’intreccio

La narrazione in Fargo è sempre stata cronologicamente lineare, senza salti temporali, tolto quello nel primo episodio quando Peggy investe Rye. Al contrario di serie narrativamente più movimentate, come il sorprendente The Leftovers o l’eccessivo How to Get Away with Murder, in Fargo i fatti ci vengono presentati come un libro aperto, meccanicamente, pagina dopo pagina. Lo split screen, la falsa dicitura iniziale “This is a true story…”, l’assenza di un mistero nella trama, dichiarano la volontà di esporre i fatti nel modo più completo e chiaro per lo spettatore. Dov’è quindi l’effetto sorpresa? Perchè Fargo riesce a tenerci incollati allo schermo in ogni singolo episodio? La scrittura dell’intreccio è il primo dei motivi di questo successo. Nei due episodi centrali, The gift of the Magi e Rhinoceros, ad esempio, vengono sapientemente calibrati i momenti d’azione e quelli più intimi, le scene di tensione e quelle dalla natura più ironica. Il ritmo non è mai accelerato, la sensazione di tensione è costante e mai eccessiva, nonostante i fatti narrati, a ben vedere, si susseguano senza soste cambiando di volta in volta lo scenario, tra le tre fazioni coinvolte, tradimenti, assalti a sorpresa e decisioni prese all’improvviso da parte dei personaggi.

Fargo 2x05 - The gift of the Magi Recensione

Reagan è in città, e il suo discorso ispiratore accompagna la caccia degli uomini di Kansas City. Intanto Dodd, con la fedele complicità di Hanzee, fa credere a Floyd che Rye sia stato ucciso per mano della mafia del sud, nascondendo la vera identità di Ed. Simone, la figlia di Dodd, e Charlie, il figlio di Bear, vivono due esperienze parallele; la prima si ritrova minacciata dal nuovo amante Mike davanti alla testa impacchettata di Joe Bulo; il secondo, nel tentativo di conquistarsi un ruolo onorevole all’interno della famiglia, è chiamato a far fuori Ed. Quest’ultimo, dopo il rogo della macelleria, si convince che la migliore soluzione è scappare dalla città e dai sicari dei Gerhardt, ma intanto quella stordita di Peggy ha già fatto in tempo a cambiare idea vendendo la macchina a Sonny il meccanico, pur di continuare a sperare ostinatamente nell’american dream del marito tra figli e bottega. Arriva però la polizia, e l’arresto di Ed è inevitabile: segue l’assalto di Bear alla centrale dello sceriffo per riprendersi il figlio e l’incursione di Dodd in casa Blomquist per scovare Peggy. Intanto Simone tradisce il padre ma non ottiene i risultati sperati visto l’attacco di Mike Milligan e dei suoi uomini alla tenuta dei Gerhardt.

L’azione

Fargo in questa stagione parla di criminali che fanno la guerra ad altri criminali, che si vogliono vendicare con metodi criminali su una coppia sfigata. Si metta l’anima in pace chi non predilige le storie in cui ci sono pistole, fucili e sparatorie. Tuttavia le scene più puramente d’azione non sono mai il fulcro della narrazione, la sparatoria di turno non è mai il punto d’arrivo di un episodio, ma più un elemento necessario all’esposizione dei fatti. Episodio 2×05, apriamo con una battuta di caccia che si trasforma in un agguato senza esclusione di colpi, spari nel bosco e diversi morti; in qualsiasi altra serie questa sarebbe stata la scena madre, il cliffhanger della puntata, lo scontro finale tra le due parti in guerra, e invece Fargo ce la presenta all’inizio di un episodio di metà stagione. Stessa cosa avviene per la scena della macelleria, in cui tutta l’attenzione è rivolta al ragazzino inesperto incaricato di uccidere Ed: la scena viene addirittura divisa in due parti, la prima crea attesa e si conclude con la divertente ritirata del ragazzo, la seconda è più tradizionale, accompagnata da una fotografia sorprendente tra i neon verdi della macelleria e il giallo dell’incendio, e come spesso succede in Fargo non costituisce il punto d’arrivo (dei quattro personaggi viene ucciso solo il più marginale), ma rappresenta un espediente per costruire nuove situazioni (Charlie e Ed nelle mani della polizia). Ah, nell’episodio 2×06 non viene ucciso nessuno, alla faccia di chi pensa che Fargo sia solo l’ennesimo romanzo criminale.

Fargo 2x06 Rhinoceros Recensione

La filosofia

Il riferimento ad Albert Camus era stato già dichiarato con il titolo dell’episodio 2x0e – The myth of Sisyphus – , ma Noah Hawley evidentemente non è uno a cui piacciono i riferimenti velati, quelli che fanno eccitare i fan che scoprendoli si sentono gli unici in grado di capire veramente la serie da loro amata. Se si fa riferimento a qualcosa lo si fa allo scoperto, perché come abbiamo detto Fargo non crea misteri, ma racconta una storia senza nascondersi. Il personaggio di Noreen, la silenziosa e disincantata ragazza della macelleria, offre occasioni su occasioni per discutere di Albert Camus, del valore effimero della vita, dell’inevitabilità della morte e dell’insensata fatica del vivere. L’esilarante conversazione con Ed, il flirt platonico con Charlie, fanno di Noreen uno di quei personaggi che nonostante il ristretto minutaggio difficilmente verranno dimenticati dagli spettatori.


La teoria filosofica di Fargo, che ora inizia a delinearsi con insistenza, è direttamente collegata all’atmosfera di mistero creata con le apparizioni aliene. Sul finale del secondo episodio una voce fuori campo definisce insignificanti le vite umane e le loro vicende (mentre la telecamera si innalza verso il buio del cielo), senza valore se guardate da una prospettiva ultraterrena, ma soprattutto insensate. Il caso domina tutti gli avvenimenti, e non bisogna ricercare un significato etico in ciò che succede. Siamo lontani dalle favole dei fratelli Grimm, in Fargo non c’è senso morale, come ci ripete un intristito Lou Solverson in veranda. Quest’ultimo cerca disperatamente una motivazione per tutte le atrocità che è costretto ad affrontare e per la malattia della moglie, tanto che ad un certo punto, nella toilette con Ronald Reagan, esprime la sua disperata sensazione che tutto il male del mondo, la guerra in primis, sia contenuta nel linfoma di sua moglie Betsy.
In quest’atmosfera di nonsense è da intendere anche la filastrocca pronunciata da Mike Milligan durante RhinocerosJabberwocky, poesia di Lewis Carroll di Alice nel Paese delle Meraviglie, in italiano tradotta in numerose versioni, come Il Ciarlestrone o Il Ciciarampa, composta per lo più da parole inventate. Fargo da uno schiaffo (im)morale a tutti quegli spettatori ossessionati dai messaggi o dal senso delle loro visioni. A chi si domanda “Bello, ma cosa voleva dirci il regista?”, Noah Hawley risponde a tutti “zitti e godetevi questi 50 minuti”. Amen.

La storia

Negli anni ’70 gli UFO andavano forte. Hawley ha più volte dichiarato che questo nuovo affascinante elemento è stato introdotto proprio in relazione al clamore mediatico intorno agli alieni in quegli anni. Ma Fargo vuole fare di più, non bastano costumi e scenografie degne delle produzioni holliwoodiane, vuole immergersi completamente nell’epoca. L’incipit del Pilot, con il finto film con Reagan lasciava intendere questa volontà, ma nella 2×05 si va oltre: Reagan arriva in città per la sua campagna elettorale, e discorsi a parte, lo seguiamo addirittura in bagno, dove viene fuori la sua apparente e inconcludente capacità di affrontare il problema della guerra. Reagan è un bell’espediente, ma i riferimenti storici sono continui: il seminario a cui peggy deve prendere parte, Lifespring, è un movimento realmente esistito, fondato da John Hanley Senior, che si proponeva di estrarre il potenziale umano attraverso dei corsi basati sulle popolari tecniche New Age. Viene citata anche la crisi missilistica di Cuba, in un parallelismo con la grottesca vicenda, e non dimentichamo i costanti riferimenti dell’avvocato Karl ai presunti insabbiamenti e ai complotti politici.

Fargo 2x06 Rhinoceros

Le donne

Agli anni ’70 appartiene anche la rivalsa delle donne di Fargo. Più che la decisa Floyd, figura matriarcale per eccellenza, ma che deve la sua leadership oltre alle capacità persuasive anche alla gerarchia familiare dei Gerhardt, le due donne che simboleggiano lo spirito di rinascita di quei tempi sono, in maniera differente, l’intraprendente Simone e la sprovveduta Peggy. La prima ne ha abbastanza delle ferree regole del padre, vuole vivere la vita a pieno, il suo corpo le appartiene e vuole farne ciò che vuole. Questo desiderio di libertà coincide però con una voglia di ribellione nei confronti della famiglia, prima cominciata con la relazione sessuale con Mike e poi conclusa chiedendo allo stesso di uccidere il padre. “Are you with us?”: Floyd capisce che qualcosa non va, e dopo aver più volte salvato la ragazza dalla furia del padre, vuole assicurarsi che Simone resti fedele ai Gerhardt. Troppo tardi, la sensazione è che Simone, ormai schierata né con i Gerhardt né con Mike, farà una brutta fine.

Peggy rappresenta invece la donna insicura, che cerca la consapevolezza di se stessa non con il corpo ma con le azioni. Il dialogo con Hank serve unicamente alla caratterizzazione del personaggio interpretato da Kirsten Dunst. Lei non colleziona riviste, ma si tiene aggiornata, non c’entra nulla con Rye, lei ed Ed sono solo spettatori. Quando Hank, cerca di farla ragionare viene fuori la verità, e si rende conto che è un po’ suonata. Altro che tempi moderni, Peggy si sente prigioniera della casa in cui è cresciuto Ed, vive in un museo del passato: il desiderio di rivalsa è quindi un sentimento che nasce dalla volontà di cambiamento. La vicenda di Peggy è più personale di quella di Simone, la vera natura delle sue decisioni scellerate è da ricercare nella sua insicurezza, nella voglia di abbandonare il passato e vivere finalmente il presente, perché come dice John Hanley “Life is a Journey”. E allora buon viaggio Peggy, siamo certi che sarai responsabile di molti morti li giù a Sioux Falls.

L’umanità

Peggy e Simone sono solo due dei personaggi meglio riusciti della stagione. Abbiamo parlato di Noreen, e di Lou, che mette una tristezza enorme addosso quando si carica le spalle di tutto il male del mondo e cerca di dare un senso al cancro di sua moglie. Poi c’è Hank, che fa tenerezza dall’alto della sua ormai inefficace esperienza. Ma anche i personaggi più duri hanno un cuore in Fargo, e inaspettatamente troviamo un alleato in Bear, il gigante buono che si fa prendere ancora a cinghiate dal fratello maggiore. All’inizio della stagione non avremmo immaginato infatti che la famiglia Gerhardt si sgretolasse così facilmente in due fazioni, e ne abbiamo ora un assaggio quando Bear scopre che Dodd ha permesso a Charlie di andare in missione, finendo arrestato. Come sempre arriva Floyd a calmare le acque e a dividere geograficamente i due, mandandoli ad uccidere un po’ di gente. Il malumore di Bear è in qualche modo gradito allo spettatore, Dodd, nell’interpretazione eccezionale di Jeffery Donovan, non potrà continuare a lungo a dettare legge. “La cinghia o la fibbia”? Bear o Dodd?

L’episodio 2×06 però è dedicato al talento di Nick Offerman, che a tempo debito, ne siamo sicuri, potrà dire di essersi meritato un Emmy Award. La sua interpretazione lascia senza fiato: l’avvocato Karl è un tipo fuori di testa, e quando è ubriaco lo diventa ancora di più. Memorabile il suo colloquio con Ed e la scena in cui cerca di barricare inutilmente le porte della centrale. Le risate però si trasformano presto in lacrime quando è inviato da Lou a distrarre e dissuadere Bear. A quanto pare, oltre ai duri anche gli ubriaconi hanno un cuore. Il monologo di Karl lo dimostra, e la sua espressione da sola è capace di trasmetterci tutta l’ansia provata in quel momento, con il fucile puntato sulla faccia. Applausi.

Fargo non smette di stupire ogni settimana, l’intreccio è sempre perfettamente scritto, i personaggi che sembravano non all’altezza della prima stagione acquistano ora una carica emotiva ed umana non indifferente. Si approfondiscono temi cari agli anni ’70, tra risate e scene d’azione magistralmente girate. Ma soprattutto Fargo riesce a costruirsi un’identità ben precisa, non prendendosi troppo sul serio e abbandonando qualsiasi intento morale, sfruttando ottime interpretazioni, riferimenti letterari, e una gestione della tensione che raramente ha raggiunto questi livelli.

I believe this nation hungers for a spiritual revival

5

 


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