Annunciata in pompa magna già dallo scorso mese di Marzo, Fear The Walking Dead (eviterò facili ironie sul titolo davvero ridicolo) ha avuto la capacità di catalizzare l’attenzione degli spettatori di tutto il mondo, e soprattutto, come prevedibile, dei fan della serie “madre” The Walking Dead, di cui questo spin-off rappresenta un vero e proprio prequel con […]

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Annunciata in pompa magna già dallo scorso mese di Marzo, Fear The Walking Dead (eviterò facili ironie sul titolo davvero ridicolo) ha avuto la capacità di catalizzare l’attenzione degli spettatori di tutto il mondo, e soprattutto, come prevedibile, dei fan della serie “madre” The Walking Dead, di cui questo spin-off rappresenta un vero e proprio prequel con personaggi e location differenti.

I motivi di questo hype smodato (molto più evidente, ad esempio, rispetto a serie quali Better Call Saul, prequel di Breaking Bad) erano essenzialmente due: da un lato, la speranza di vedere finalmente sciolti gli interrogativi sull’origine dell’outbreak – resa vana poco dopo con le dichiarazioni degli autori che hanno escluso possibili spiegazioni in tal senso; dall’altro, la possibilità di assistere ad una fase precisa dell’apocalisse zombie che raramente viene rappresentata sul grande e sul piccolo schermo: il contagio del cosiddetto “paziente zero” (quello che dà l’origine all’epidemia) e la lenta, ma inesorabile, presa di coscienza da parte dei protagonisti.

Fear The Walking Deada - 1x01 - Pilot

In questo senso, Fear è una serie completamente diversa dal The Walking Dead che abbiamo imparato a conoscere negli ultimi cinque anni, e non solo a causa dell’ambientazione urbana (Los Angeles) e del cast rinnovato (su cui spiccano, tra tutti, Frank Dillane e Kim Dickens nel loro tormentato rapporto madre-figlio). La tensione tipica delle prime stagioni della serie madre (ma anche i successivi tempi morti) lasciano lo spazio ad una storyline che, di primo impatto, richiama più un family drama che l’incipit di una serie tipicamente horror.
La scelta di dedicare già il pilot all’approfondimento delle dinamiche tra i protagonisti piuttosto che all’azione vera e propria (eccezion fatta per la prima, riuscitissima sequenza e gli ultimi cinque minuti dell’episodio) è indubbiamente particolare, ma riesce a sortire gli effetti sperati; nonostante la situazione familiare leggermente cliché – la protagonista è un’insegnante divorziata che si sta rifacendo una vita con un suo collega, e ha un figlio drogato e una figlia perfettina – i sessanta minuti dell’episodio scorrono via che è un piacere.

In questo episodio gli autori giocano con lo spettatore, consci del fatto che lo stesso conosce già a cosa il mondo sta andando incontro, a differenza dei protagonisti che sono completamente ignari del caos in cui precipiteranno di lì a breve; nonostante la già citata mancanza quasi totale della componente action, nel corso dell’episodio mi sono trovato più e più volte a pensare:

“Ecco, ORA questo diventa uno zombie e gli salta addosso”.

E invece no: il pilot stimola senza sosta l’ansia dello spettatore, che non vede l’ora di assistere al primo attacco, alla presa di coscienza da parte della società e al panico generale.
Perchè in fondo è questo che la serie sta cercando di dirci: dopo aver esplorato nella serie principale (con risultati estreamente altalenanti) le dinamiche della sopravvivenza, ma anche del viaggio – soprattutto interiore – in un mondo dominato da esseri mostruosi e pericolosi, Kirkman & Co. vogliono condurci verso una strada completamente diversa; laddove in The Walking Dead il nemico principale è stato e sarà sempre l’uomo, con la sua imprevedibilità e la sua volontà di sopravvivenza più forte di qualunque cosa, in Fear The Walking Dead il pericolo è rappresentato realmente dagli zombie (come da titolo, del resto) e dal vantaggio che gli stessi acquisiscono in un mondo ancora inconsapevole della loro esistenza.

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Gli stessi zombie (pur rimanendo lontanissimi, nel loro comportamento, da quelli visti in 28 giorni dopo World War Z) appaiono estremamente diversi da quelli visti in The Walking Dead: a poche ore dall’outbreak, appaiono umani in tutto e per tutto, contribuendo ad aumentare la sensazione di inquietudine e immedimazione. Non più semplici mostri erranti in decomposizione, ma persone, amici, colleghi, parenti.

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La sensazione di un’umanità sull’orlo del baratro è ad ogni modo assolutamente tangibile nel corso del pilot, grazie anche alle prove attoriali estremamente riuscite. Nick (Frank Dillane), che stando alle premesse si evolverà sicuramente in uno dei personaggi più sfaccettati della serie, è perfettamente calato nella parte del ragazzo drogato, ribelle ma allo stesso tempo pieno di fragilità, amplificate dallo “spettacolo” emotivamente devastante a cui ha assistito nella chiesa, con l’aggressione da parte della sua amica Gloria (il famoso “paziente zero”) e il successivo incidente stradale.

Spaventato, insicuro sul fatto di aver veramente visto ciò che ha visto la sera precedente e consapevole di aver fatto uso di droghe pesanti, il ragazzo ha comprensibilmente omesso ogni dettaglio alla polizia. Anche perchè, diciamocelo, chi mai avrebbe creduto ad un junkie miracolosamente uscito indenne da un incidente d’auto, e nei suoi sproloqui sulla sua amica che banchettava allegramente con un altro drogato?

La reale consapevolezza di ciò che sta accadendo arriva molto in là nell’episodio, prima con la pubblicazione del primo video contenente un attacco, e successivamente con l’omicidio dello spacciatore del quartiere e la sua conseguente trasformazione in zombie.

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Il finale rimane in sospeso proprio in questa scena, con la piena presa di coscienza, da parte dei protagonisti, del fatto che c’è qualcosa di serio che non va, e lascia presagire dei toni del tutto diversi nelle prossime puntate. Una sorta di episodio introduttivo, necessario per presentare la vita prima dell’apocalisse e volto più che altro all’approfondimento delle relazioni interpersonali tra i protagonisti.

Le serie di questo tipo soffrono sempre di un giudizio ipercritico: quando c’è troppa azione, sembra “una mattanza, divertente ma fine a se stessa”, mentre quando si lasciano un po’ da parte gli zombie per dedicarsi allo sviluppo dei personaggi “che palle, non succede niente”.
In questo, il pilot è un pieno successo, approfondendo per quanto possibile una serie di personaggi meno stereotipati di quanto possano sembrare di primo acchito, ma regalando allo stesso tempo qualche brivido e momento gore (per ora, però, davvero centellinati).

Il mio voto all’episodio è di tre PorcaMiseria e mezzo su cinque, nella speranza che la serie – che si è letteralmente sbranata ogni record di ascolti, diventando la trasmissione via cavo più seguita di sempre – riesca ad evolversi mantenendo questa sua identità distinta dalla serie principale.

3.5

 

Nella speranza che la serie riesca a mantenere le enormi aspettative create con il pilot, per ogni informazione e anticipazione sui prossimi episodi passate dai nostri amici di Fear The Walking Dead Italia!

 


 

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