Fear The Walking Dead1×02 So Close Yet So Far – 1×03 The Dog

Dopo il primo episodio, decisamente al di sopra delle aspettative e premiato dagli ascolti davvero da record, Fear The Walking Dead prosegue con queste due puntate il suo racconto delle fasi iniziali dell’apocalisse zombie. Come si poteva immaginare, dopo il particolare episodio introduttivo finalizzato principalmente alla presentazione dei protagonisti, in queste puntate il ritmo della […]

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Dopo il primo episodio, decisamente al di sopra delle aspettative e premiato dagli ascolti davvero da record, Fear The Walking Dead prosegue con queste due puntate il suo racconto delle fasi iniziali dell’apocalisse zombie. Come si poteva immaginare, dopo il particolare episodio introduttivo finalizzato principalmente alla presentazione dei protagonisti, in queste puntate il ritmo della narrazione cambia completamente.
Complice anche la lenta ma inesorabile presa di coscienza da parte della società, che fino a questo punto era ancora pressoché ignara della reale minaccia rappresentata dalle vittime di questa misteriosa “epidemia”, assistiamo ad un’evoluzione relativamente rapida delle coscienze dei personaggi principali, delle loro azioni e soprattutto delle dinamiche nelle loro interazioni.

L’aspetto più interessante di questo Fear The Walking Dead, quello che la differenzia in modo netto rispetto alla serie da cui trae ispirazione, è proprio questa possibilità di testimoniare l’evoluzione dell’ambiente che circonda i protagonisti: la premessa di questo spin-off è potenzialmente molto più interessante di quella di The Walking Dead, che ci catapultava direttamente nel vivo dell’azione risultando, dopo la prima eccellente stagione, sempre un po’ uguale a se stessa.

E infatti, già nella sequenza iniziale di So Close, Yet So Far, che vede protagonista Alicia far visita al fidanzato misteriosamente sparito da qualche giorno, abbiamo la classica sensazione di quiete prima della tempesta.
Come prevedibile, infatti, il ragazzo è stato morso, è in preda ai deliri della febbre e sta per lasciarci le penne.

In tutta questa sezione dell’episodio ci sono diversi aspetti che mi hanno francamente lasciato un po’ perplesso: anche tralasciando il dialogo estremamente banale tra Alicia e Matt (reso sopportabile solo dall’interpretazione davvero ottima degli attori), mi sfugge il motivo per il quale questa poveretta sia l’unica di tutta la famiglia ad essere tenuta all’oscuro della minaccia in atto fino a buona parte del terzo episodio.
Voglio dire, io posso anche comprendere l’istinto di protezione che naturalmente caratterizza il ruolo del genitore ma, dato che la ragazzina dimostra in più occasioni di essere decisamente scaltra e dotata di senso della responsabilità, questo comportamento di Travis e Madison potrebbe rivelarsi controproducente.

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Prova di questo è il rapporto di amore-odio tra Alicia e Nicholas, che rappresenta una costante di entrambi gli episodi, e la serie si dimostra in grado di affrontare la questione inaspettatamente bene.
Alicia non può fare a meno di odiare il fratello (e come potrebbe essere altrimenti?) non mancando di dirglielo apertamente, in un moto di franchezza estrema di fronte alla sua ennesima crisi dovuta all’astinenza da droghe; nonostante ciò, decide di sacrificarsi per aiutarlo a discapito di Matt, forse già conscia del fatto che per lui non c’è ormai più nulla da fare.

Parlando invece di Madison, è inaspettatamente lei, tra i protagonisti, l’autrice della prima uccisione “a mani nude” di uno zombie all’interno della serie (e più precisamente del povero Art, il preside della scuola). Abbiamo già notato nel pilot come le sequenze di pura azione siano estremamente ridimensionate come numero rispetto a quelle di The Walking Dead, ma ora notiamo come le stesse siano anche molto edulcorate rispetto al gore che ha sempre caratterizzato, fin dagli inizi, la serie madre.

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Probabilmente questa scelta è dovuta al fatto che gli zombie appaiono, in questo stadio dell’epidemia, molto più simili agli esseri umani “normali”, come testimonia il goffo tentativo di Madison di far ragionar il povero zombie-Art. Di sicuro, però, il maggiore tatto utilizzato nel mostrare le uccisioni non toglie assolutamente nulla al pathos delle sequenze in questione, che risultano sempre di grande impatto e lasciano davvero senza fiato.

Di gran lunga più interessante, comunque, è la parte dedicata a Christopher e alla rivolta in atto nelle strade di Los Angeles. Il ragazzo si ritrova, inizialmente suo malgrado, nel bel mezzo di una rivolta popolare contro la polizia, rea di aver sparato ad un uomo “indifeso” (evidentemente uno zombie).

Durante la visione dello scorso episodio, avevo avanzato l’ipotesi che tutta l’epidemia facesse parte di un gigantesco complotto governativo: ricordate il poliziotto che, all’inizio del pilot, sembrava sapere un po’ troppo, mettendosi in macchina una quantità industriale di casse d’acqua pronto a darsela a gambe?
Ecco, alla luce di quello che abbiamo modo di vedere in questa puntata, direi che ho toppato alla grande; i poliziotti non hanno evidentemente idea di quello che stanno facendo: sprecano decine di proiettili per far fuori uno zombie (quando, sappiamo, ne basterebbe uno ben piazzato) e arrancano nei loro tentativi di reprimere le rivolte.

La rivolta in questione funge, in realtà, più da pretesto per introdurre la famiglia Salazar che andrà ad unirsi al gruppo dei protagonisti: Daniel, Griselda e Ofelia aiuteranno, un po’ riluttanti, Christopher e i suoi genitori a sfuggire alla rivolta, ormai completamente fuori controllo.
Allo stato attuale non riesco ad empatizzare con nessuno di questi nuovi personaggi, presentati finora in un modo fin troppo macchiettistico: da un lato, abbiamo il solito padre di famiglia un po’ anziano ed estremamente duro, ma con il solito istinto di protezione che lo porta a prendere decisioni apparentemente campate per aria con la scusa di proteggere la famiglia; dall’altro, la madre religiosa che si affida alla preghiera e si fa male nel modo più stupido possibile.

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Ofelia si trova esattamente nel mezzo: la classica ragazza acqua e sapone con un forte senso della giustizia che si trova a dover combattere contro le decisioni nonsense del padre Daniel e contro la madre che gli dà ragione per partito preso.

Un accenno di interazione fra le due famiglie (i Clark-Manawa da un lato, e i Salazar dall’altro) ci viene presentato a seguito della reunion sotto lo stesso tetto nell’episodio The Dog.
La cosa che salta più all’occhio in tutto questo, e che francamente mi fa venire i nervi, è la strenua difesa che Travis sembra avanzare nei confronti degli zombie, che considera delle persone a tutti gli effetti.

L’uomo è un dichiarato pacifista, si rifiuta di insegnare a Chris l’utilizzo del fucile e convince anche Madison a non uccidere la vicina di casa, grande amica di famiglia misteriosamente tramutatasi in zombie in attesa del ritorno a casa del suo maritino.

Insomma, un Hershel 2.0 che non mi ha convinto assolutamente.

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Mi sento però, vista la solidità dell’impianto narrativo dimostrata in tutti gli episodi andati in onda finora, di concedere il beneficio del dubbio a questi personaggi. Del resto siamo solo nelle battute iniziali della serie e sono sicuro che non mancherà il tempo di approfondire la loro psicologia e, soprattutto, vedere come affronteranno la situazione una volta che questa sarà completamente degenerata.

Una cosa è sicura, comunque: entrambi questi episodi di Fear convincono e riescono a superare l’episodio pilota sia a livello di scrittura dei dialoghi che di successione degli eventi (molto più veloce e dinamica). I personaggi sembrano ora sicuramente meno abbozzati e più particolari rispetto a quanto si potesse pensare inizialmente, e direi che le basi per lo sviluppo di una serie che punta all’eccellenza sono state gettate.

A questo punto, mi rimane un solo dubbio: per quanto tempo la serie riuscirà a mantenersi su questi livelli, dovuti principalmente al pathos generato dalla situazione di limbo in cui versa la città di Los Angeles? Il pericolo è il medesimo che si verificò, ormai cinque anni fa, con The Walking Dead: dopo la prima eccellente stagione, la serie entrò in un loop di situazioni identiche a se stesse, alcune indubbiamente più riuscite di altre, accartocciandosi di fronte alla ripetitività delle storyline.
Noi intanto ci godiamo la serie per come si presenta ora: cast di buon livello, ottima scrittura dei dialoghi (a parte qualche piccolo scivolone qua e là) e, di conseguenza, puntate che scorrono via veloci.

Il voto agli episodi è di quattro PorcaMiseria su cinque per l’episodio 2 – So Close Yet So Far

4

 

e di tre PorcaMiseria e mezzo su cinque per l’episodio numero 3 – The Dog

3.5

 

In attesa del nuovo episodio, passate dai nostri amici di Fear The Walking Dead Italia per le anticipazioni e le news sulla serie!

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