Fullmetal Alchemist: BrotherhoodFullmetal Alchemist: Brotherhood: Giappone, dramma e alchimia

Series Recap Fullmetal Alchemist: Brotherhood è una delle serie anime più famose e quella, a oggi, con le recensioni più positive. Ma sarà veramente così avvincente come tutti dicono? Risposta breve: sì.

8.2

Anch’io recentemente, sicuramente molto in ritardo rispetto ad altri, ho fatto un passo indietro e mi sono diretta a est, alla ricerca di una cultura più stimolante di quella esportata dall’America, che mi facesse scoprire differenti temi e punti di vista. E sembra una frase fatta, ma è veramente quello che si prova la prima volta che si inizia a leggere un manga, o quando si guardano i primi episodi di un anime.

Grazie al consiglio di una persona più esperta di me in questo campo, Fullmetal Alchemist è stato il primo manga che ho letto, diventato immediatamente il mio primo amore. Prima di tutto, sono personalmente sempre stata attirata da storie drammatiche e struggenti, con un po’ di romanticismo sotto le righe – basti dire che il mio film preferito è Eternal Sunshine of the Spotless Mind. Quindi a quelli di chi legge già a conoscenza della trama di Fullmetal Alchemist sarà già chiaro perché ho amato questa storia.

Intanto, facciamo un po’ d’ordine: Fullmetal Alchemist è nato come manga, pubblicato dal 2001 al 2010, e conta 27 volumi. Nel 2003 è stato trasposto in un anime di 51 episodi la cui storia però devia dalla trama originale del manga. Nel 2009 è stato realizzato Fullmetal Alchemist: Brotherhood, di cui parla questo articolo, – chiamato così per distinguerlo dal primo anime – composto da 64 episodi e che invece ricalca passo per passo il manga originale.

La trama è incentrata su due fratelli, Edward e Alphonse Elric, che vivono in una regione fittizia di nome Amestris, dove l’alchimia è la forma più avanzata di scienza. La trasmutazione alchemica modifica e ricompone i materiali e le sostanze contenute in un oggetto: nulla può essere creato, ma tutto è modificabile. Un’altra legge basilare dell’alchimia è che “per ottenere qualcosa è necessario dare in cambio qualcos’altro che abbia il medesimo valore” e i fratelli Elric lo imparano a proprie spese.

Dopo aver tentato di trasmutare un umano – unica pratica vietata dall’alchimia – Edward perde una gamba e Alphonse l’intero corpo, e la sua anima viene legata a un’armatura grazie alla decisione del fratello di sacrificare anche il braccio destro. Lo spettatore segue così i due nella ricerca della pietra filosofale, l’unico oggetto alchemico in grado di aggirare la legge dello scambio equivalente, per riottenere i propri corpi. Durante le loro avventure, diventeranno alchimisti di stato e andranno a fare parte del corpo di controllo del governo di Amestris, così che la trama incentrata sulla loro ricerca personale si accavalla con gli intrecci e complotti presenti a causa della corruzione dello stato.

La forza principale dei primi episodi di Fullmetal Alchemist: Brotherhood è sicuramente la trama

Fullmetal Alchemist: Brotherhood si rivela una serie che porta lo spettatore a riflettere a lungo sui vari temi affrontati, quali la corruzione, che dilaga all’interno del governo di Amestris, la discriminazione verso chi è diverso, ma soprattutto la forza e la costanza nel perseguire ciò in cui si crede. Questi temi sono doppiamente interessanti perché fanno luce sulla stessa cultura giapponese: la costanza e determinazione dei due fratelli nel continuare la propria ricerca in una lotta costante contro il loro passato, contro i nemici e le difficoltà che li attendono sul cammino, sprezzanti di qualsiasi conseguenza e pericolo, riflette quella stessa tenace risolutezza che ha caratterizzato il popolo giapponese in passato – basti pensare alle pratiche di harakiri e seppuku, oggi così celebri in occidente e quasi luogo comune della cultura giapponese, o alla risoluzione di arrendersi soltanto dopo i 200.000 morti e più causati dalle bombe atomiche della Seconda Guerra Mondiale.

La forza principale dei primi episodi di Fullmetal Alchemist: Brotherhood è sicuramente la trama: si è immediatamente catapultati all’interno di Amestris e introdotti alle pratiche dell’alchimia e al ‘peccato’ commesso dai due fratelli, elemento che strugge lo spettatore, che non può fare altro che continuare la serie ed essere inerme davanti alla crudezza giapponese.

Già nel secondo episodio si assiste, in tutta la sua drammaticità, al tentativo fallito di trasmutazione umana dei due fratelli, che rappresenta sicuramente l’avvenimento più importante della prima stagione; si tratta di una scelta interessante se interpretata attraverso canoni occidentali: mentre in una serie americana si tende a svelare l’avvenimento più drammatico nell’ultimo episodio di una stagione per assicurarsi che il pubblico continui la serie con gli episodi successivi, in questo caso il fatto viene rivelato immediatamente, causando allo spettatore un’angoscia continua nel prosieguo della visione.

Anche parlare di stagioni è in realtà inappropriato dato che, in realtà, Fullmetal Alchemist: Brotherhood è più correttamente divisa in ‘parti’, dato che segue di pari passo il manga stesso: guardando la serie su Netflix e proseguendo automaticamente di episodio in episodio non ci si accorge del momento del passaggio tra la prima e la seconda parte.

Dal punto di vista tecnico, nulla da rimproverare alla serie: tutti i personaggi hanno spessore e valore all’interno della trama, anche se forse qualcuno avrebbe potuto essere sviluppato un po’ di più, come per esempio Lust, antagonista su cui è attirata molta attenzione inizialmente ma che compare solo per pochi minuti a episodio.

La storia, poi, ha un grande impatto psicologico ed emotivo, che riesce a coinvolgere in qualsiasi momento e con grande efficacia lo spettatore. Un discorso che, ovviamente, vale solo se si amano quelle storie drammatiche e struggenti tipiche della tradizione giapponese: se Ben Stiller è il vostro attore preferito, questa non è sicuramente la serie per voi – nonostante ci siano molti momenti comici, come ad esempio tutte le volte che un personaggio sottolinea quanto Edward sia basso, nonostante sia il fratello maggiore, scatenando sempre la sua frustrazione.

Interessante anche la decisione di riprodurre passo per passo non solo la trama, ma anche i disegni del manga stesso: è un po’ come se il regista avesse deciso di aggiungere colori e movimenti alle pagine del manga, rimanendo fedele a quelle combinazioni che avevano già avuto successo in formato cartaceo.

Ultima menzione d’onore va poi alla colonna sonora, le cui tracce dalle note molto epiche si ripetono per il corso di tutta la serie, molto suggestive e adatte a sottolineare la fierezza dei personaggi. In più, la sigla di apertura e chiusura della prima stagione sono pure meraviglie, e sono pronta a scommettere che aggiungerete subito le due canzoni create appositamente per Fullmetal Alchemist: Brotherhood, Again di Mika Ogawa e Uso di SID, ai vostri preferiti su Spotify – io, per stare nel sicuro, ho proprio creato una nuova playlist di musica giapponese.

  • 8.5/10
    Storia - 8.5/10
  • 7/10
    Tecnica - 7/10
  • 9/10
    Emozione - 9/10
8.2/10

Summary

Grazie a una storyline che emoziona dall’inizio alla fine e fa dimenticare allo spettatore quei particolari meno convincenti, Fullmetal Alchemist: Brotherhood si rivela una delle migliori serie all’interno del panorama giapponese.

Porcamiseria

8.2

Grazie a una storyline che emoziona dall’inizio alla fine e fa dimenticare allo spettatore quei particolari meno convincenti, Fullmetal Alchemist: Brotherhood si rivela una delle migliori serie all’interno del panorama giapponese.

Storia 8.5 Tecnica 7 Emozione 9
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