Game Of Thrones8×01 Winterfell

Season Premiere Game of Thrones ci prepara a diverse reunion tra molti, fondamentali personaggi. A Winterfell l'atmosfera è, se possibile, più fredda del solito, mentre a King's Landing la regina fa del suo meglio per far progredire i suoi piani di conquista, noncurante di una minaccia ben peggiore per Westeros.

8.0

Avvisiamo i lettori, qualora ce ne fosse il bisogno, che le nostre recensioni di Game of Thrones NON sono spoiler free! Avventuratevi a vostro rischio e pericolo se non avete ancora visto l’episodio 8×01 – Winterfell.

L’episodio di apertura di ogni stagione di Game of Thrones è sempre stato un disporre metodicamente le pedine sulla scacchiera dell’intreccio narrativo. Non succede (quasi) nulla di speciale, ma si intravedono possibilità di sviluppo e di maturazione da parte dei personaggi, in un continuo foreshadowing e lunghe pause cariche di atmosfera.

Winterfell non è da meno, ma ha una cruciale differenza rispetto agli anni passati. Ovviamente è l’ultima première, e ovviamente la posta in gioco è più alta e grave del gioco di potere che ci ha sollazzati prima dell’inverno, e appunto per questo motivo l’episodio è più incentrato sul far progredire la trama. Il montaggio ci accompagna abbastanza serrato, rivelazione dopo rivelazione, ciascuno dei protagonisti nel proprio porto sicuro, relativamente al caldo.

Ora i ritmi sono serrati, si deve chiudere e lo si deve fare nella maniera più efficiente possibile

Iniziando proprio da Winterfell, Game of Thrones parte in quarta con le logiche di palazzo – tendenzialmente più care a King’s Landing, ma quasi tutti i nemici di Cersei sono in un posacenere. Come prevedibile, Daenerys non è ben vista al nord, e la flemma di Jon nell’imporre la sua idea di alleanza non è di aiuto. Si fanno anzi strada i sospetti, in primis di Sansa, e successivamente di Samwell, a far vacillare la reputazione granitica della madre dei draghi agli occhi dell’ex re del nord.

Il filone narrativo di Jon e Daenerys (non li chiameremo mai Jonerys, le ship ci fanno venire l’orticaria) è piuttosto solido, riuscendo a gestire bene le reunion tra diversi personaggi cardine della serie, pecca un filo di fan service durante la cavalcata dei draghi ma porta a casa un ottimo risultato. L’unico neo è l’eccessiva voglia da parte degli autori di stemperare l’atmosfera, come se tutti dimenticassero a più riprese di avere dei cavalieri non-morti pronti a incombere su di loro.

Il mutamento del paradigma narrativo di Game of Thrones si nota anche nella maniera in cui alcuni dialoghi dall’enorme portata ricevono uno screentime piuttosto risicato: la sola rivelazione a Jon del suo posto come erede dei Targaryen avrebbe bisogno di più tempo per essere assimilata, nei primi anni della serie avrebbe sicuramente ricevuto altro spazio e altro processo di assorbimento all’interno dell’intreccio. Ora i ritmi sono serrati, si deve chiudere e lo si deve fare nella maniera più efficiente possibile, a volte a discapito del pathos.

L’unico, forte ricordo del passato, dovendo far tornare la memoria al primissimo episodio, è in alcuni dettagli: la corsa del bambino sull’albero ricorda la salita di Arya sul carro all’arrivo dei Lannister a Winterfell, e l’episodio conclude proprio con l’incontro tra Jaime e Bran, chiudendo il cerchio anni dopo la caduta dalla torre del giovane Stark.

L’episodio è comunque uno spettacolo per gli occhi, a iniziare da una sigla radicalmente mutata in parecchi elementi, claustrofobica nel voler entrare nei dettagli delle poche città rimaste significative, passando per le sequenze dedicate ai draghi, fino all’incontro col piccolo Umber, dato alle fiamme post-mortem e post mutazione. La minaccia del Night King finalmente si avverte, ma è in coda all’episodio.

King’s Landing non se la passa male, Cersei si intrattiene con Euron – più per alleanza che per reale trasporto emotivo – e si inizia anche a intravedere un percorso tra la capitale e Winterfell. Si traccia una scia di vendetta tramite Bronn, che probabilmente finiremo per detestare visto il compito assegnatogli, ma è una storyline che ha ancora qualche tempo per maturare. Tematicamente, Cersei viene dipinta come il classico villain, e la sfumatura e la personalità vengono date più dall’interpretazione di Lena Headey che dalla scrittura dei dialoghi.

Game of Thrones torna con un ottimo episodio, in cui il senso di nostalgia e i richiami alla prima stagione si fanno estremamente vividi e aiutano a migliorare lo spettacolo. Alcuni momenti filler erano evitabili (i lunghi minuti dei due piccioncini incestuosi in sella ai draghi), altri momenti importanti meritavano maggiore attenzione (persino la liberazione di Yara), ma globalmente Winterfell è una premiere che ci lascia soddisfatti e speranzosi per una – ancora relativamente lontana – chiusura di serie più che dignitosa.


Se desiderate approfondire ulteriormente Winterfell Game Of Thrones potete ascoltare il nostro podcast dedicato all’episodio e venire a parlarne con noi e gli altri fan nel gruppo facebook di SerialFreaks: SerialFreaks Cafè

  • 7.5/10
    Storia - 7.5/10
  • 8.5/10
    Tecnica - 8.5/10
  • 8/10
    Emozione - 8/10
8/10

Summary

La première dell’ultima stagione di Game of Thrones fa un’ottima figura, nonostante la gestione sub-ottimale di alcune sue storyline e quella punta di palese fan service che stona con l’atmosfera di pericolo che i protagonisti dovrebbero respirare. Le pedine sono disposte sulla scacchiera, ora è tempo di iniziare a muoverle.

Porcamiseria

8

La première dell'ultima stagione di Game of Thrones fa un'ottima figura, nonostante la gestione sub-ottimale di alcune sue storyline e quella punta di palese fan service che stona con l'atmosfera di pericolo che i protagonisti dovrebbero respirare. Le pedine sono disposte sulla scacchiera, ora è tempo di iniziare a muoverle.

Storia 7.5 Tecnica 8.5 Emozione 8
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