GLOWGLOW Season 3: niente più come prima

Season Recap La terza stagione di GLOW ha molto drama e poca comedy perché è troppo impegnata a raccontare una collettiva crisi d'identità nella Città del Peccato.

9.0

La seconda stagione di GLOW si conclude in modo fantastico, con un’esplosione di colpi scena, ultimo dei quali è lo show che viene portato a Las Vegas. Il passaggio dagli incontri registrati alla versione live era l’unico ostacolo che le autrici lasciavano in sospeso per la terza stagione e i primi episodi confermano questo sospetto. Vedendoli ci siamo domandati se GLOW sarebbe cascata nell’errore di molte serie prima di lei. Come si può rilanciare una terza stagione con originalità quando la seconda ha alzato la barra della qualità così in alto? È la maledizione di tante serie di successo, che dopo un paio di stagioni cascano nei soliti meccanismi di ripetizione di uno stesso conflitto che cambia aspetto, ma non la sostanza. Liz Flahive e Carly Mensch, le creatrici e showrunners di GLOW, a quanto pare sono riuscite a superare il problema (e lo hanno fatto con talento) rilanciando sui personaggi. Tutti. Soprattutto i secondari.

Nei primi due episodi ci vengono ricordati i conflitti dei protagonisti come li avevamo lasciati nella stagione precedente. Francamente ci sono sembrate storie vecchie, già arrivate a una stasi o addirittura risolte. Il divorzio di Debbie, aka Liberty Bell, interpretata da Betty Gilpin. Il triangolo sentimentale tra Sam, il regista dello show, Ruth e il suo fidanzato Russell, ex-cameraman dello show. Il matrimonio di interesse tra Rhonda e Bash, interpretato da Chris Lowell, la cui sessualità è sempre stata messa in discussione, ma mai veramente affrontata. Niente di nuovo, insomma. E proprio quando ci stavamo convincendo che le autrici non sapevano più cosa raccontarci, siamo arrivati al quinto episodio, Freaky Tuesday.

La terza stagione di GLOW parla di crisi d’identità

Nell’ultimo combattimento prima di lasciare Las Vegas le ragazze raccolgono la richiesta di Tammé, aka Welfare Queen, di cambiarla di ruolo perché costretta a non lottare da un brutto mal di schiena “curato” a bagni caldi. Decidono tutte di scambiarsi di ruolo – un paio sono anche costrette a inventarsene di nuovi. È così che assistiamo a una delle sequenze più divertenti e geniali della serie. Ma non solo. Viene riportata la nostra attenzione sui personaggi che si sono volontariamente allontanati dalla loro comfort zone, con una facilità che ci rivela quanto annoiava anche loro. È l’occasione per le ragazze di mostrarsi come qualcosa di altro oltre al personaggio che hanno fin qui interpretato – dentro e fuori dal ring. Quella che più decide di seguire fino in fondo questa strada – e più ci sorprende – è Sheila, che per la prima volta vediamo senza il suo costume da She-Wolf, ma vestita e truccata da Liza Minelli.

La terza stagione di GLOW parla di crisi d’identità e lo fa con rispetto dei suoi personaggi scendendo nella profondità dei loro complessi caratteri. Quando nella puntata successiva le ragazze vanno in camping nel deserto, uscendo dalla finta realtà di Las Vegas, è il momento per venire a patti con loro stesse e confrontarsi. Da qui in poi niente sarà più come prima. Ne usciranno (quasi) tutte trasformate e sono i personaggi secondari che ci sorprendono di più.
Sheila abbandona per sempre la sua identità di lupo, Arthie accetta alla fine la sua omosessualità, Cherry capisce di aver bisogno di Keith al suo fianco e Carmen rivela di aver deciso di seguire i suoi fratelli per fare wrestling “per davvero”.

Non è un caso che nella seconda parte della stagione Sam esca di scena per ritornare solo nella penultima puntata. Sam è sempre stato uno dei personaggi più divertenti, brillantemente interpretato da Marc Maron – una scoperta come attore. Ma già nella seconda stagione avevamo avvertito che il suo arco narrativo aveva toccato l’apice – quando aveva dovuto affrontare il conflittuale rapporto con la figlia che non sapeva di avere. In questa terza si avverte che il suo personaggio sta giungendo alla fine (letteralmente) con una totale presa di coscienza dei suoi difetti e la volontà di rimediare ai suoi errori.

Anche Ruth, interpretata da Alison Brie (Mad Men), ha poco da dire, ma la sua trascurata presenza ha un pay-off forte. Nella prima stagione Ruth era colei che ci conduceva nel mondo di GLOW con la sua simpatia, ingenuità e determinazione. Nella seconda stagione era lei che teneva incollate insieme le varie personalità autodistruttive che la circondavano. In questa stagione prende coscienza che lo show e le ragazze – finalmente – vanno avanti anche senza di lei e questo le fa realizzare che non ha mai ottenuto quello che voleva. Il successo delle persone intorno a lei è lo specchio del suo fallimento. Recitare è sempre stato il suo sogno e l’universo le dice costantemente che non ha il talento necessario per realizzarlo.

Bash è il personaggio che più di tutti vive Las Vegas come l’innesco del tanto atteso cambiamento. Quando arriva nella sin city – da bambinone qual è – si fa catturare dalle luci al neon, i giocolieri e i prestigiatori. Las Vegas è per lui il parco dei giochi che aveva sempre desiderato. Anche per lui alla fine arriva il vento del cambiamento che tira giù il velo di ipocrisia in cui ha sempre vissuto. Bash è, però, un milionario figlio di papà cresciuto in una famiglia dai sani valori americani. Accettare di essere gay per lui non è facile – e continuerà ad esserlo, immaginiamo.

GLOW riesce a rappresentare senza stereotipi, falsi moralismi o con condiscendenza la comunità LGBTQ+

GLOW riesce a rappresentare senza stereotipi, falsi moralismi o con condiscendenza la comunità LGBTQ+. E lo fa con un dramedy su una storia – ispirata alla realtà, ma con molte licenze d’autore – di un gruppo di donne wrestler negli anni ’80 in America.
La terza stagione ha un inizio incerto e zoppicante, ma si rimette in piedi e arriva al finale senza bisogno di troppi combattimenti, né colpi di scena spettacolari. C’è molto drama e poca comedy in questa stagione, ma è la più emozionante. Se Netflix non la rinnovasse per una quarta, crediamo che la gente scenderebbe in piazza a manifestare. E noi con loro!

  • 9/10
    Storia - 9/10
  • 9/10
    Tecnica - 9/10
  • 9/10
    Emozione - 9/10
9/10

Summary

La terza stagione di Glow è una dramedy (heavy on drama) che raggiunge dei picchi di emozione che non solo compensano, ma fanno dimenticare le sue prime noiose puntate.

Porcamiseria

9

La terza stagione di Glow è una dramedy (heavy on drama) che raggiunge dei picchi di emozione che non solo compensano, ma fanno dimenticare le sue prime noiose puntate.

Storia 9 Tecnica 9 Emozione 9
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