Episodio Sette
Gabriele O Principe diviene, nel nuovo episodio di Gomorra, punto nevralgico attorno al quale si innesca il meccanismo del sospetto e del tradimento, insito nella logica dei clan. Seguiamo, con suspense e presentimenti oscuri, la parabola discendente di questo ragazzo, a metà tra il kitsch e una strana forma di eleganza, che da povero ambisce ad un ruolo di supremazia. Il suo pregio: tagliare la cocaina 1 a 4. Per questo, diviene un jolly prezioso tanto dell’Alleanza quanto di Genny Savastano che lo usa come prossimo cavallo di Troia per riprendere il potere di Secondigliano. Purtroppo a metà tra queste bandiere, O principe segue una logica individualistica, ostentando la propria ricchezza, tra pantere e divani in pelle, attirando sospetti su di lui, in principale modo da parte di Rosario, O nano.
La storia è sempre la stessa: un ragazzo che ha vissuto sempre nell’ombra dell’indigenza e della sopraffazione, si ritrova ad avere tutto e a non saperlo gestire. O principe, infatti, è individuato come punto debole dell’Alleanza da parte di Pietro Savastano, proprio per l’atipicità e l’isolamento del suo ruolo. Uccidendo Gabriele, don Pietro , da abile regista noir, provocherebbe la classica guerra di tutti contro tutti, preparando il terreno per il suo ritorno. Un piano ineccepibile, che non coinvolge solo Gabriele ma anche Rosario, sua nuova nemesi, in quanto è il primo a sospettare della sua lealtà. Pietro sfrutterà questo meccanismo di diffidenza per attuare il proprio disegno di potere, con successo.
Gabriele, detto O principe, muore vicino a quella pantera, che, dal primo minuto dell’episodio, appare un evidente correlativo oggettivo di morte e sangue. Post-mortem, la domanda di tutti è questa: chi l’ha ucciso? Tutti i sospetti cadono su Rosario, sul quale sembra gravitare la prossima condanna a morte… Pietro Savastano riuscirà ad innescare un processo di autodistruzione o verrà scoperto il suo ruolo dietro a tutto ciò ? Tutto dipende dalla capacità, molto discussa, dei vari Scianel, O mulatt e lo stesso Ciro di non farsi offuscare dall’odio e soprattutto dal dubbio, più letale di un proiettile.
Intanto, salutiamo Gabriele, personaggio affascinante, sui generis, intrigante, che dava a Gomorra un nuovo respiro, proiettandosi al di là dei classici clichè. A mio avviso, la sua uscita di scena si configura come una perdita nel tessuto narrativo e nella galleria dei personaggi di Gomorra, dalla quale sarebbe stata preferibile e meno grave la scomparsa di O mulatt, stereotipato scugnizzo senza fascino né intrigo.
Da sottolineare, sicuramente, l’evoluzione del rapporto tra Pietro e Patrizia, la quale, difendendo la propria dignità, conquista il rispetto del boss, che stando comodamente sul suo divano, ha captato le debolezze dell’Alleanza, rendendole suoi punti di forza.
L’episodio merita 3,5 porcamiseria, in quanto la storyline di Gabriele è stata sì ben costruita, ma senza un forte pathos e la cornice referenziale, attorno alla vicenda, non è stata molto innovativa, ricalcando la struttura monocentrica che già avevamo visto con Salvatore Conte.
Episodio Otto
All’indomani dell’assassinio di Gabriele, tutti i rappresentanti di questa democrazia controversa che è l’Alleanza puntano il dito contro Rosario. O nano, infatti, è stato l’unico ad aver dubitato del Principe. Tutti vogliono regolare i conti, in primis O mulatt, compagno di Gabriele dai tempi di Salvatore Conte. E Ciro? Da una parte ha un omicidio sospetto, dall’altra un amico fraterno da difendere. L’Immortale però, l’abbiamo imparato, non si ferma mai all’apparenza degli eventi contigenti e inaugura una vera caccia all’uomo, su cui è incentrato l’episodio.
Il leitmotiv dell’ottavo atto di Gomorra è un cimitero, con in allegato tutto l’apparato macabro che ne consegue. Infatti, in una struttura circolare ad anello, il plot building si articola in modo bipartito: nell’incipit, Ciro avverte Rosario del pericolo che corre e gli consiglia di andare via da quel prossimo teatro di scontro, proprio davanti alle tombe dei propri amici; poi, in un finale prolungato in più scene, Ciro scopre la verità su tutto ciò che sta accadendo davanti alla tomba, consacrata a Rosario Ercolano. Ebbene sì, O nano muore, ucciso per mano dei Savastano, davanti gli occhi di sua figlia, innocente e immersa nel mare dei suoi giochi. Ma stavolta il piano di don Pietro non sortisce l’effetto sperato. Ciro comprende che dietro a tutto ciò vi è una forza esterna all’Alleanza, riscontrabile, appunto, nel vecchio Savastano. Dà una dimostrazione di ciò che ha intuito, al cimitero, con la confessione di Angelo, unico testimone della morte di Gabriele.
In questa quasi grottesca parodia di Kill Bill, si schierano le forze per una prossima guerra che vedrà, come antagonisti, Ciro e don Pietro. Il piano di Pietro è fallito: l’Alleanza è integra e Ciro, con arguzia e intraprendenza, ha disinnescato quel meccanismo del sospetto che poteva sotterrare tutti. Che dire? Pietro Savastano, come cospiratore, ha da imparare ancora molto da Ciro.
Suggestivo, poi, il parallelismo tra due infelicità: Maria Rita, figlia di Ciro e Simonetta, figlia di Rosario. La loro innocenza è stata distrutta da quel circolo di morte e vendetta che non risparmia nessuno. Ciro, ormai, resta solo con la propria coscienza, con i fantasmi del proprio Io, in uno scenario in cui l’ultimo suo amico è scomparso. Aulica e catartica la scena finale: Maria Rita e il suo papà, mano nella mano, sulla spiaggia in cui Debora ha perso la vita, con un orizzonte paesaggistico catalizzatore di quell’altalena di amore e odio su cui Ciro viaggia dal primo episodio. L’immortale appare, così, sdoppiato tra il ruolo di padre e quello di carnefice, in lotta con gli abissi della propria anima.
L’episodio merita 3 porcamiseria, in quanto sono presenti scene dal forte carico emotivo, ma non sapientemente elaborate, e la storyline di Rosario, come quella di Gabriele, poteva essere articolata in modo più profondo.
Questi uomini sembrano avere tutto dalla vita, ma ciò che non avranno mai è la certezza di poter vivere domani, parafrasando la colonna sonora. Tutto è pronto per lo scontro finale, ma probabilmente l’uscita di scena di due personaggi carismatici e centrali potrebbe essere compromettente…
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Mi piacerebbe vedere Cannavacciuolo entrare in una puntata di Gomorra per prendere a schiaffi tutti quanti. #GomorraLaSerie
— Mauro De Marco (@MauroDeMarco) May 31, 2016
O'Prì,ora va ed insegna agli angeli a tagliare la coca 1 a 4. #Gomorra2 #GomorraLaSerie 😁
— 𝓛 𝓸 𝓻 𝓮 𝓷 𝔃 𝓸 👨🏻💻 (@LorenzoDGS) May 31, 2016
E comunque, "Calmt, Deborah. Calmt!" Sempre. #Gomorra2 #GomorraLaSerie
— Marí SR4 🍀 (@EresMar_) May 31, 2016
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