Gomorra

Episodio Nove

L’intreccio degli ultimi episodi di Gomorra ha come nucleo portante l’azione controversa e geniale di due donne in posizioni antitetiche, ma allo stesso tempo sovrapponibili: Marinella e Patrizia.
Marinella, da sette anni murata viva nel carcere delle proprie scelte, è schiava della prevaricazione più antica, quella della suocera, e condannata dalla sua libido. Sarà proprio questo carico di sofferenza e frustrazione ad inaugurare una svolta decisiva nel plot centrale. Una storyline collaterale diviene così il nuovo mattone del plot building, in modo inatteso e straordinariamente coinvolgente. Infatti, non saranno più le pistole e le massime di bassa lega a muovere le linee narrative. Al contrario la passione, il rancore ed il dolore divengono i tre assi che demoliranno ogni alleanza precedente, con risvolti catastrofici.

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Marinella, prigioniera della sete di vendetta di Scianel e dell’ambiguità del marito, trova una via d’uscita per essere una donna libera. Ad offrirgli una prospettiva di salvezza è proprio l’amica Patrizia. Ecco che questa storia da manuale, basata sul più scontato triangolo amoroso, incontra i piani di Pietro Savastano, che sfrutta la diatriba precedente tra il figlio di Scianel e i ragazzi del Vico, costata la vita a O trak, per demolire in modo insanabile l’Alleanza. Marinella si accorda per uccidere suo marito, ma viene colpita la persona sbagliata e, in modo arguto, non si rivolge a chissà quale altro clan, ma alla polizia, eludendo la condanna a morte che gravitava su di lei. Raggiunge la libertà, seguendo il suggerimento proprio di Scianel che, in questa storyline, ha incarnato alla perfezione il ruolo della strega cattiva, secondo il più classico intreccio favolistico.

Il tentativo di Marinella di uccidere il marito ha risvolti ben più importanti, in quanto individua il punto debole dell’Alleanza : Scianel. Annalisa infatti, in seguito alla faida degradante avuta con O trak & co, si rende conto che la prospettiva offerta da Ciro di Marzio è dissolta e solo un nome può garantirle la sicurezza : Pietro Savastano. L’alleanza è priva ormai dei suoi membri cardinali e Ciro, conscio della situazione precaria in cui si trova, cerca di circuire Genny. Nella scena finale, infatti, in modo inatteso e suggestivo, cammina con Genny in aeroporto e in modo abile scava nei meandri della sua ambizione, facendo emergere il suo orgoglio e, allo stesso tempo, la sua natura labile.

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O trak lascia, in questo episodio, il teatro di scontro, vittima di quell’arroganza volgare e violenta che ha contraddistinto il suo personaggio fino alla sua ultima battuta. Marinella, in 45 minuti, esplora tutto il polo sensazionale, dovuto alla sua situazione, evidenziando nel suo sguardo e nelle sue parole l’amore e la paura e poi, attraverso uno shift graduale e cadenzato, il rancore e la dignità. Questo quadro poliedrico di sentimenti è reso suggestivo dal interpretazione magistrale di Denise Capezza. Parimenti suggestivo è il dialogo con Scianel la quale, alla stregua di un’eroina euripidea, con battute lapidari dà avvio ad un monologo sull’essere donna e l’essere libera. Pur essendosi immersa nel ruolo che la società impone, trascende ogni limite per adempiere alla propria volontà e alla sua naturale predisposizione. Ed ecco che la ritroviamo a ballare quasi in mutande e con un vibratore in mano, in uno stile che – i fan capiranno- ricorda tanto Shondaland e Sex and City, con un orizzonte neomelodico e kitsch. In questi 45 minuti, l’intreccio narrativo è stato particolarmente complesso, pieno di sequenze inaspettate e dal ritmo veloce, contrariamente a quanto era avvenuto negli episodi precedenti.

L’episodio merita 4 porcamiseria, per aver avuto una struttura narrativa originale, con più piani narrativi abilmente intersecati. La trama è arricchita di nuove suggestive sfumature, improvvisamente portate in risalto, e strutturalmente unita da un unico filo rosso di Libertà e Morte.

Episodio Dieci

Patrizia diviene protagonista indiscussa del decimo atto di Gomorra, basato su una Spannung perenne. Il suo ruolo, così insospettabile e nell’ombra, viene captato da Ciro, in seguito ad un’attenta analisi degli eventi accaduti in precedenza. Patrizia è il tramite, l’ambasciatore, gli occhi e le orecchie di don Pietro. Come tale, diviene punto d’accesso per arrivare a lui. Ciro si adopera per usare questa scoperta come vantaggio, inseguendo Patrizia, a suo parere ignara di tutto. Ma non è così semplice.

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In modo astuto e con un’acuta capacità di problem-solving, Patrizia, che si stava dirigendo da Genny per fargli incontrare il padre, si accorge di essere inseguita e con grande coraggio devia i suoi inseguitori, attirandoli su di sé e salvando Pietro. Adempie, in modo perfetto, al suo ruolo di ambasciatore : crea un escamotage, avvisa Genny, e si prepara per uno scontro diretto con Ciro. L’inseguimento finale ha una sfumatura di mortale pericolo per tutti. Contromano sull’autostrada, a grande velocità, Patrizia non perde il suo atteggiamento altero: non c’è paura nel suo volto, neanche quando Ciro chiamandola Patriziella la raggiunge portandosela con sé. Gli ambasciatori devono avere questa tensione caratteriale, è insita nel loro compito, e la loro l’incrollabile lealtà è il primo tratto distintivo. Patrizia è anche pronta a morire, non c’è terrore nel suo sguardo, ma solo la fierezza di una ragazza che, senza arte né parte, ha conquistato il rispetto di un boss e ha diretto l’ultima scena criminale con compostezza ed arguzia.

Ma Ciro sa che per far parlare un tramite lo si deve colpire nel punto più debole. E quello di Patrizia, l’abbiamo visto sin dalla sua prima comparsa, sono i suoi fratelli. In pericolo è suo fratello minore, in una scena fortemente empatica, in cui la focalizzazione diventa interna. Noi spettatori, infatti, assumiamo il punto di vista del ragazzo che nell’acqua ascolta, in modo straziante, le urla di sua sorella contro quel mostro di Ciro. Minuti di panico e poi la Spannung si dissolve : Patrizia confessa, ma ormai è tutto inutile : Pietro è salvo.

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A questo punto, Ciro si ritrova di fronte al tramite di Savastano e la cosa più ovvia sarebbe stata premere il grilletto. Ma non lo fa perché, parafrasando le sue parole, non è più un soldato, non è più un killer, non può uccidere più. Ultimata quella trasformazione ferina iniziata con “calmt Debora, calmt”, l’uomo può soltanto invertire la propria tendenza caratteriale. L’abisso è stato tutto esplorato, ora si può soltanto risalire. Di questa crisi di Ciro avevamo avuto sentore già negli episodi precedenti, nelle sue parole a Maria Rita, nel risparmiare Angelo, e ora Patrizia. La battaglia di Ciro ormai non è più contro Pietro, ma contro se stesso, contro le proprie scelte.

Questo tassello narrativo è l’ulteriore prova del dinamismo di un personaggio che ha dimostrato come, inevitabilmente, ci sia sempre un confine oltre il quale si resta imprigionati nel vortice del proprio Io. È la gabbia dei sentimenti, dei ricatti, del potere. È l’asfissia criminale ad indurre Ciro a non sparare, a causare la cattura di Scianel e la possibile rivolta di Genny. Lo scontro finale, quindi, dipenderà dalle conseguenze delle loro azioni precedenti, e tutto appare imprevedibile, a causa di questa metamorfosi che ha creato controverse declinazioni del potere. La suspense per un’imminente tragedia è alta.

L’episodio merita 4,5 porcamiseria, per aver avuto come protagonisti una donna e un uomo con un background complesso e affascinante. Interagendo tra loro, hanno reso evidente quella dialettica dei sentimenti che si libra oltre la contingenza, per giungere nel cantuccio dell’anima. Quel cantuccio in cui, sempre e in modo inesorabile, riaffiora lo status di homo tragicus, con ogni angoscia e dolore. Per tutti, anche per Ciro.