La quarta stagione di Gomorra prende il via dalla morte di Ciro, descrivendo le reazioni dei personaggi a questo macroevento e il cambiamento del contesto relazionale, in seguito all’ennesimo gioco di alleanze. Con la scomparsa di quello che era, a tutti gli effetti, il protagonista di Gomorra, per la poliedricità e complessità del suo profilo, la sceneggiatura deve trovare nuovi punti di forza e di interesse per proseguire una storia priva già alla sua quarta stagione dei suoi elementi identificativi. La staticità di Gennaro, la stereotipia degli altri personaggi e una retorica confezionata e fin troppo usata scandiscono la première di Gomorra, dando una sensazione di già visto, con ritmi scenici lenti fino all’inverosimile.

La comparsa dello zio di Gennaro, con una comoda funzione da deus ex machina, risolve la faida con i Capaccio e permette l’inizio di un nuovo capitolo. La fretta con cui si archivia il plot della precedente stagione diviene sinonimo di una sceneggiatura precipitosa e non più analitica. L’introduzione dello zio Geraldo diviene interessante solo perché permette di fare un confronto implicito con la fu famiglia di Pietro Savastano. Geraldo, pur essendo un boss come suo fratello Pietro, conduce un’umile vita di campagna, presentandosi come il patriarca della più tradizionale delle famiglie, i cui membri sono ancora tutti vivi. Pietro, invece, scegliendo la via dell’ostentazione e della tracotanza, causò la disgregazione del proprio nido domestico, lasciando Gennaro solo e in balìa degli eventi. Quest’ultimo, a differenza del padre, sceglie di ricongiungersi con suo zio, consapevole dell’importanza di far parte di una rete familiare compatta.

La famiglia è il centro di entrambi gli episodi di Gomorra. Nel secondo atto, infatti, dopo un comodo salto temporale di un anno, la neofamiglia di Gennaro è posta in parallelo con un nucleo familiare al centro del dramma dei rifiuti tossici. Gennaro desidera spogliarsi delle vesti di boss per intraprendere una carriera imprenditoriale atta a riqualificare il territorio, con un nuovo aeroporto e molti posti di lavoro. Gennaro tenta in ogni modo di ricostruire la propria immagine, lasciandosi alle spalle quella feroce violenza gratuita che a niente aveva portato se non alla perdita dei suoi affetti. Spinto dall’amore filiale, desidera integrarsi nella Roma bene, condurre investimenti puliti, convincere i possibili acquirenti con la logica e il buon senso e non con la sopraffazione. Ma tutti i suoi tentativi di archiviare il proprio passato e tutto ciò che ha significato il suo cognome vengono vanificati dalla diffidenza dei genitori dei compagni di Pietro Jr. e dall’impazienza del suo nuovo socio. E allora Genny risponde nell’unico modo che conosce, affermando se stesso con la paura e la forza.

I primi due episodi della quarta stagione di Gomorra deludono le aspettative, presentando una storia già vista, con personaggi statici non in grado di sostituire quelli precedenti. Pur presentando una caratterizzazione più dinamica, infatti, Gennaro non riesce ad imporsi sulla scena in modo iconico e memorabile. L’unica nota positiva è il tema di grande attualità affrontato dalla serie. Infatti, lo smaltimento di rifiuti tossici, l’avvelenamento dei territori e la conseguente crescita di malattie oncologiche è il focus del secondo episodio, che diventa la rappresentazione del dramma di una famiglia, paradigma di molte altre intrappolate nella terra dei fuochi.

Tuttavia, al di là di questo scopo divulgativo, la prima impressione di questa quarta stagione è quella di una storia già esaurita, che procede con gli stessi meccanismi relazionali di sempre e con una galleria di personaggi che ormai non ha più molto da dire.

6/10

Storia - 6/10
5/10

Tecnica - 5/10
4/10

Emozione - 4/10

5/10

Summary

I primi due episodi di Gomorra non raggiungono la sufficienza, a causa di una sceneggiatura che non è in grado di rinnovare né il contesto relazionale, né la galleria dei personaggi. Unica nota positiva è la divulgazione e la sensibilizzazione su temi di grande attualità.