Gotham2×04 Strike Force

Dopo The Last Laugh, su Gotham aleggiava una nota di pessimismo. Come può uno show che era appena riuscito a riprendersi, eliminare uno dei principali artefici di quel miglioramento e continuare a mantenere alta l’aspettativa e la qualità? Strike Force ovvia al problema accelerando, senza tempo per poterci crogiolare nel lutto: non solo inserisce nel […]

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Dopo The Last Laugh, su Gotham aleggiava una nota di pessimismo. Come può uno show che era appena riuscito a riprendersi, eliminare uno dei principali artefici di quel miglioramento e continuare a mantenere alta l’aspettativa e la qualità?
Strike Force ovvia al problema accelerando, senza tempo per poterci crogiolare nel lutto: non solo inserisce nel momento giusto un nuovo personaggio sui cui focalizzare l’attenzione, ma riesce in modo ottimale ad intrecciare le recenti storyline a quelle storiche.

Micheal Chiklis fin da subito calza perfettamente il ruolo di Nathaniel Barnes, il nuovo capitano in carica alla GCPD. Un soldato, duro e intransigente, disposto a tutto pur di mantenere la legalità. Seppur Jim sia con gli occhi a cuoricino in totale adorazione, i due non sono fatti della stessa pasta. Barnes segue alla lettera la legge ma questa non sempre va di pari passo con la morale. Timidamente Gordon ci lancia un indizio in questo senso, quando chiede al capitano se sia il caso di impiegare persone così giovani in una task force potenzialmente mortale. Non solo le divergenze “tecniche” potranno essere motivo di scontro, ma anche la pesantissima spada di Damocle che pende sulla testa di Jim grazie al suo rapporto accondiscendente con Pinguino.
La policy zero-tolleranza di Barnes nei confronti della criminalità ha però le gambe corte in una città dove la malavita è diffusa in modo capillare e radicata nella cultura.

L’esempio calzante lo vediamo nella sparatoria durante la cerimonia di premiazione per Theo Galavan. Il pubblico non cede al panico neppure per un secondo, il tempo di rialzarsi e si torna a sorridere, la solita routine.
Galavan in questo episodio la fa da padrone: tenendo in scacco Oswald con la minaccia di uccidere la sua cara mammina, non solo elimina i suoi avversari nella corsa verso la poltrona più ambita di Gotham, ma comincia anche la sua alleanza per la distruzione e ricostruzione della città.
Pinguino è da sempre sottovalutato e questa è la sua arma di maggior forza, Theo è però riuscito a far leva sul suo reale punto debole. La facilità con cui siano riusciti ad imprigionarla fa un po’ storcere il naso, considerando che già precedentemente Falcone aveva usato proprio la signora Cobblepot per cercare di insinuarsi nella mente di Oswald.
Speculando, ma neanche troppo, questo triangolo della morte potrebbe portare risvolti molto interessanti non solo per la formazione del villain di Pinguino ma anche per la storyline di Galavan.

Nel suo piano di rivalsa, dopo essersi candidato a sindaco di Gotham con il supporto e il benestare dei cittadini, Theo si improvvisa anche match maker per il piccolo Bruce che, dopo averci fatto venire il latte alle ginocchia con le sue smancerie per Selina, si fa abbagliare dalla prima bionda slavata che passa: Silver St. Cloud.
Personaggio già intravisto nei fumetti, in Gotham ci viene presentata come nipote di Theo, anch’ella orfana e iscritta nella stessa scuola di Bruce. Chiaramente è tutto molto casuale.
Se Silver sia più o meno attivamente partecipe nei piani di Theo non ci è dato saperlo per ora ma nessuna delle possibilità è da escludere. Gotham è un luogo in cui i bambini sono tali solo esteriormente e capaci delle stesse nefandezze degli adulti, soprattutto se ad educarli è stata la città stessa anziché un amorevole maggiordomo o uno zio appartenente all’alta società.

Selina Kyle reincarna il perfetto soggetto dell’orfano cresciuto da Gotham, e seppur il cazzotto di Alfred si aggiudichi il premio come Miglior Scena Disagio 2015 non possiamo realmente biasimare il comportamento dell’uomo, non solo giustificato dalla rabbia per la morte dell’amico, causato dalla stessa ragazzina, ma anche il timore che Selina possa corrompere l’innocenza di Bruce che Alfred, così duramente, cerca di proteggere.
Lo show, lentamente, costruisce il personaggio moralmente ambiguo che sarà una caratteristica fondamentale della futura Catwoman. Nonostante tutto istintivamente tifiamo per Selina (e non lo dico solo perché avevo orgogliosamente coniato il termine Brucelina) nello stesso modo in cui lo facciamo con Nygma.

Per Edward tutto sembra andare alla perfezione, soprattutto grazie a Miss Kringle con la quale riesce finalmente ad instaurare un ottimo feeling che sfocia in un momento di tenerezza. Il giochetto con gli occhiali che si scontrano è la goccia finale per far sprofondare i fan nel totale diniego.
Strike Force ci propone grazie alle stesse parole di Edward un’interpretazione della “doppia personalità”, indicandola non come qualcosa di realmente distinto ma piuttosto come una voce nella testa dell’uomo. Se il gioco dei personaggi non personaggi consente agli autori di fare un po’ quello che gli pare e a noi di sperare in colpi di scena, quando si affrontano personalità che hanno una diretta controparte fumettistica è dura rassegnarsi alla realtà. Ed diventerà l’Enigmista e ci sono seri presupposti per speculare che l’evento trigger contempli Miss Kringle, la quale, indubbiamente, ha talento nel scegliersi gli uomini.

Una nota di merito va ad Anthony Carrigan e la sua superba interpretazione di Victor Zsasz, il pluriomicida noto per incidersi un taglio sul proprio corpo per ogni vittima. Inquietanti e con immancabili umorismi macabri, le scene d’azione in cui è protagonista spiccano per realismo e trasmettono totalmente la passione viscerale con cui Zsasz uccide.

Barbara Kean invece è ancora un mistero insoluto, buttata in scena in due occasioni in modo totalmente fuori luogo, relegata al ruolo di “limonatrice di persone a caso” in quello che è da etichettarsi come una pessima manovra di ammiccamento al pubblico maschio eterosessuale. La permanenza nel cast di Erin Richards ha il sentore di un mal riuscito tentativo di equilibrare le quote rosa dello show. Non è un personaggio femminile moralmente forte come Lee né eroticamente accattivante come Tigress, e neppure incarna il carisma e la femminilità della dipartita (?) Fish Mooney. Barbara rimane una lolita decisamente stagionata che prega per avere il suo ruolo nello show. Se il tutto sia voluto o parte di una pessima scrittura non ci è dato saperlo. Il suo essere una potenziale Harley Quinn ha decisamente funzionato in un paio di occasioni, soprattutto accostata a Jerome, ma per il resto il suo personaggio rimane totalmente insignificante.

La storyline di Barbara è dunque per ora l’unica a risentire la mancanza di Joker, e l’isteria collettiva di dover assistere alla disfatta di Gotham dopo l’abbandono di Monhagan non ha avuto ragione di esistere. Inoltre, settimana dopo settimana, il cast si arricchisce di nuove reclute e nuovi nomi si aggiungono alla lista (per chi è curioso qui un ingaggio fresco fresco) facendo ben sperare.
Strike Force prevedibilmente gioca tutto su Pinguino e Zsasz, personaggi ben corroborati e con uno stuolo di fan fin dai primi episodi, attestandosi facilmente sui 4 porcamiseria ma con un asterisco enorme a forma di Barbara.

4

 

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