Gotham2×18 Pinewood – 2×19 Azrael

Gotham si svincola ancora una volta dalla controparte fumettistica introducendo la figura di Azrael, incrociandola con le storyline finora delineate. L'omicidio dei coniugi Wayne è solo una parte di quanto sta realmente accadendo nei sotterranei di Arkham. Tutto il resto lo trovate nella recensione di SerialFreaks.

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Il percorso apocrifo di Gotham continua in questi due episodi nei quali viene fatta luce sulle reali intenzioni di Hugo Strange e viene (re)introdotta una vecchia conoscenza nei panni di Azrael, pericolosa mina vagante in una città che sembra non avere mai abbastanza problemi.

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Pinewood

La ricerca dei mandanti dell’omicidio Wayne porta GordonAlfred Bruce a scoprire che l’azienda del giovane miliardario aveva finanziato esperimenti dalla dubbia morale con lo scopo di vincere le malattie. Thomas Wayne avvedutosi del suo errore di fiducia nei confronti di chi gestiva il progetto, decise di far cessare gli esperimenti, ma la scoperta di un nuovo inizio di questi potrebbe essere stato il movente alla base del suo assassinio. Tali informazioni, più il nickname del mandante (“The Philosopher“), vengono riferite da una superstite delle prime ricerche, Karen Jennings, un misto tra Hook e Hawkgirl. La donna non arriverà a fine puntata, freddata, letteralmente, da Victor Fries, sguinzagliato da Strange per paura che la donna lo identificasse come Il Filosofo.

Si intrecciano dunque le due storyline dei Wayne e di Strange, rivelando l’amicizia e la collaborazione di quest’ultimo con i primi. La sottotrama di Arkham, come un tizzone tenuto vivo ma calmo, esplode in questi ultimi episodi rivelando l’importanza ai fini della trama principale, sintetizzandosi nella figura oscura di Strange, ancora però troppo “indiretto” per avere quell’aura di villain che caratterizza gli altri cattivi della stagione. Se la sua minacciosa presenza poteva essere avvertita in quel centellinare le sue apparizioni e battute, adesso che comincia ad acquistare più spazio la caratterizzazione sembra perdere qualcosa, lasciando spazio al cliché dello scienziato pazzo neanche troppo temibile. Ad ogni modo gli esperimenti condotti dal simpatico Hugo – che ricordano nella forma quelli subiti nel fumetto da Bane – danno i loro frutti nella prima resurrezione di Arkham: Theo Galavan riesce a risvegliarsi dalla morte, ma la sua psiche non sembra godere della stessa agilità del suo rivitalizzato corpo, portandolo a identificarsi con l’angelo della morte Azrael.

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La chiusura con il passato, la conclusione di ciò che torna a tormentare è il filo che lega i personaggi di questa Gotham: Jim si lancia a capofitto nel caso Wayne, ricorrendo ai suoi metodi meno ortodossi pur di scrivere la parola “fine” a un capitolo della sua vita che gli è costato un figlio, la compagna e parte della sua anima; nel farlo affronta un’apparentemente rinsavita ma ancora più inquietante Barbara Kean, la quale a sua volta cerca la conclusione (?) del suo periodo di pazzia, scivolando in un limbo di disorientamento psichico. Bruce alla stessa maniera si fa carico non solo della conclusione dell’omicidio dei suoi genitori ma anche della questione Pinewood, nel tentativo di recuperare il lavoro positivo di suo padre ma contribuendo invece alla morte di Karen e infrangendo la promessa a lei fatta. Ma a conferma che Gotham non è (ancora) una città per i buoni, l’unico ad arrivare a chiudere il proprio ciclo è proprio Strange, con la realizzazione del frutto dei suoi sforzi, adesso però minacciata da un Gordon consapevole della sua doppia identità.

Troppe sbavature e illogicità in una puntata che presenta elementi importanti per questa stagione e che riafferra i nuclei tematici della prima. Una certa superficialità nel gestire alcune caratterizzazioni, unita a quanto detto, costa all’episodio due voti dal massimo, facendogli ottenere 3 porcamiseria.

3

 

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Azrael

Sentendosi braccato dall’agguerrito Gordon, Strange decide di manipolare Theo Galavan assecondando la sua ricerca d’identità e facendogli credere di essere Azrael. Il malefico Hugo si finge Dumas, il santo venerato dall’ordine omonimo cui faceva riferimento Galavan, convincendo così l’ex-sindaco a dare la caccia a Jim. Durante questa crociata Azrael, armato di maschera, mantello e spada uccide il capitano Barnes, che dall’inizio della puntata aveva scritto in fronte “prossima vittima”. Intanto, in un Arkham meno sicuro del PIN “1234”, Edward Nygma fiuta la doppia vita di Strange e si addentra nei sotterranei scoprendo l’armata di resuscitati ivi nascosta.

Il primo faccia a faccia a carte scoperte tra Strange e Gordon presenta la giusta tensione, riportando la figura del dottore ad indossare i panni di cattivo temibile, grazie al repentino cambio di tono della conversazione. L’abilità di Strange di leggere le persone si rivela la sua dote più temibile, instillando il senso del dubbio in Jim riguardo ai reali motivi che guidano la sua ossessiva ricerca della soluzione dell’omicidio Wayne. Un altro tema portante di questa stagione che fa da perno nella puntata è quello dell’identità e del suo formarsi. Finora titubanti figure nelle sfumature tra il bene e il male, i personaggi cominciano ad assumere i contorni di identità più delineate e stabili, senza però la precisione del tratto sicuro, ma con l’idea di una bozza in fieri. Bruce Wayne ad esempio viene rapito dalle grandezza delle acrobazie di Azrael, mentre allo stesso tempo continua a sviluppare un’idea di giustizia fuori dalla legge, senza però aver ancora capito come non farla sconfinare al di là della legge.

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In questo Jim è più simile a Barnes di quanto voglia ammettere, nonostante lo scontro tra i due risulti più duro in questo episodio; in particolare nella scena alla stazione, prima dell’arrivo di Azrael, i due mondi del detective e del capitano arrivano a collidere pericolosamente, ma rivelando già nelle posizioni dei due, quale tra le diverse opinioni sia socialmente più adatta. Sarà probabilmente questo insegnamento a fare di Gordon il commissario giusto e ligio al dovere ma disposto a chiudere un occhio sulle gesta del Pipistrello di Gotham.

Anche in questo caso ci sono diverse note stonate a livello logico (una stazione di polizia lasciata vuota con un bersaglio, mentre tutti sono alla ricerca dell’assassino…) e narrativo. Non si riesce a capire se Strange è schizofrenico o se lo sia la sua caratterizzazione, sfocando il personaggio tra l’umorale e il temibile. Buona l’idea di riunire tutte le storyline con quanto sta succedendo ad Arkham, dal Pinguino a Nygma; un po’ meno bella la presenza di alcune controparti (Butch Tabitha su tutti) la cui presenza non si spiega. Nella speranza che non si dia il via a un periodo di arrowizzazione in cui la resurrezione dei personaggi è più frequente della loro morte, Gotham strappa per questo episodio 3 porcamiseria e mezzo.

3.5

 

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Note

  • Durante tutto l’episodio Azrael ogni elemento grida al parallelo tra l’Angelo della Morte e Batman. Al di là della suggestione ed epifania di Bruce Wayne nella serie, potrebbe trattarsi di una non troppo velata citazione al periodo dei fumetti in cui Azrael sostituì il Cavaliere Oscuro nella difesa di Gotham, dato che quest’ultimo era stato egli stesso fuori gioco da Bane. Durante il suo “mandato” Azrael/Batman era caratterizzato da metodi violenti, da un’armatura letale e qualche suggestione legata all’ordine di Saint Dumas.
  • I libri che Strange intende utilizzare per creare le nuove identità dei risorti sono Re Artù, Le avventure di Alice nel Paese delle Meraviglie, Attraverso lo Specchio e Racconti, di Shakespeare. Vedremo una versione televisiva del villain fumettistico tratta da Il Cappellaio Matto?

 

Bei tempi quelli in cui si poteva morire in santa pace:

Dai che l’abbiamo pensato tutti

Indovina indovinello…

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