Grey's Anatomy12×18 There’s A Fine, Fine Line – 12×19 It’s Alright, Ma (I’m Only Bleeding)

Una scelta avventata di Ben mette in crisi Miranda, dilaniata tra i doveri di Capo della Chirurgia e quelli di moglie. Finalmente un po' di serenità per April e jackson, mentre la tempesta sembra abbattersi su Callie e Arizona.

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La notizia di un doppio episodio di Grey’s Anatomy riporta alla nostra mente tutta una serie immagini strazianti e/o iconiche che hanno segnato queste dodici stagioni passate in compagnia dei medici del Grey Sloan Memorial Hospital. Il minimo che ci si possa aspettare dai due episodi appena andati in onda è quindi un forte carico di ansia e – inutile dirlo – le aspettative non sono state disattese. Contrariamente a tutte le possibili congetture del caso, al centro degli eventi ci sono Miranda e Ben, con ampio spazio anche per Jackson, April, Callie e Arizona. La coralità è da sempre uno dei punti di forza di questo show, capace di reggersi brillantemente in piedi anche mettendo in secondo piano i protagonisti principali.

Grey's Anatomy 12x18 There's A Fine, Fine Line - 12x19 It's Alright, Ma (I'm Only Bleeding) recensione

Nonostante tutti questi anni, la serie è ancora in grado di mettere in scena aspetti inediti della vita ospedaliera, siano essi prettamente legati alla chirurgia o, diversamente, ad implicazioni di carattere etico e/o legale. Motore degli eventi in questo caso è un codice rosa, protocollo ospedaliero che si attua in caso di scomparsa di minore e che prevede la chiusura di tutte le uscite e il blocco di tutti gli ascensori fino al ritrovamento dello stesso. L’emergenza dura in realtà pochi minuti, giusto il tempo di permettere a Ben di eseguire un cesareo di emergenza nel corridoio, compromettendo seriamente la salute della donna nonché del bambino stesso. Riallacciandosi a quell’All Eyez On Me di qualche settimana fa, tornano prepotenti l’arroganza e la spregiudicatezza di Ben Warren, che vorrebbe forse riecheggiare quelle che furono di Izzie Stevens ai tempi di Danny Duquette o quella di George che operava in ascensore. Purtroppo il carisma degli specializzandi originali non è minimamente raggiunto da quelli attuali.
There’s A Fine, Fine Line racconta con un sapiente montaggio gli attimi della “follia” di Ben e quelli immediatamente successivi al codice rosa, attimi in cui Miranda cerca di far luce sui fatti e sulle eventuali responsabilità del marito, mandando avanti e indietro la timeline degli eventi come con i vecchi videoregistratori a VHS, interrogando uno ad uno tutti i medici coinvolti indirettamente nella cosa. Nel secondo episodio, invece, si cerca di chiarire meglio il grado di responsabilità del Sig. Bailey, di quanto consapevole fosse delle scelte operate e quanto invece accecato dall’ebrezza della chirurgia, della necessità stessa di tali scelte.

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Chandra Wilson fa davvero un gran lavoro nel portare sullo schermo la fragilità di una donna dilaniata dal conflitto tra l’amore per il marito e le responsabilità di Capo di Chirurgia, nel suo tentativo di essere oggettiva, nella compassione verso dei bambini rimasti orfani, al punto di passar sopra un DNR – do not resuscitate – permettendole di realizzare il miracolo, quella possibilità sul milione di salvare almeno il loro papà. Le tensioni che si riflettono anche nella vita coniugale dei due sono espressamente brillantemente dalla metafora “Church and State”, un tentativo impegnativo di separare i conflitti lavorativi dalla vita di coppia. Una metafora d’effetto, di quelle che potrebbero diventare iconiche se solo la coppia avesse un fandom abbastanza forte e che in altri casi avrebbero sommerso Internet con gif e meme, come spesso è successo con le coppie più iconiche di Grey’s Anatomy.

Se da una parte c’è una coppia in crisi, lì lì per sfaldarsi in seguito alla pesante decisione presa da Miranda di sospendere Ben per sei mesi, un po’ di pace arriva per Jackson ed April. Per una volta l’amore e l’affetto tra i due hanno la meglio su strategie legali e scaramucce varie. Commuovono la sensazione di panico avvertita da April in seguito ai primi movimenti del bambino in grembo, segno di una salute sperata a lungo, e quella di felicità provata da un padre che sente scalciare per la prima volta il figlio. Piccole gioie che erano state loro negate con Samuel e che forse serviranno a distendere i rapporti e favorire una riconciliazione.

Jackson: You were my best friend, April, my favorite person. And I realized that that’s who I should be dealing with. We should treat each other the way we did on this paper.

Inutile dire che qui la lacrimuccia è scesa.

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Amore a gonfie vele anche per Callie e Penny, tanto da vedere la prima disposta a raggiungere la specializzanda in partenza per New York, portando con sé Sofia. Questa decisione riporta inconsapevolmente sulla scena le tensioni tra Callie e Arizona, con quest’ultima che sul finale matura la decisione di lottare per vie legali per la custodia della bambina. Al di là delle potenziali – non sono aggiornato in materia di diritti nello stato di Washington – questioni relative all’omogenitorialità e ai diritti del genitore non biologico, tutto ciò servirà a riportare le due sotto i riflettori, anche se appaiono un po’ forzati il coinvolgimento sentimentale di Callie e questo rinnovato senso materno di Arizona, che in questa stagione abbiamo visto solo nei panni di predatrice o di confidente di April.

Questo doppio appuntamento con Grey’s Anatomy è senz’altro vincente e intenso da un punto di vista meramente narrativo, riuscendo a combinare brillantemente tensione ed emotività, riportando in qualche modo in primo piano quella chirurgia d’assalto, quella sorta di richiamo ancestrale dei chirurghi, che tanto avevano dato alle prime stagioni della serie (soprattutto in termini di ascolti e seguito). D’altro canto però, i due episodi non possono avere una forza tale da essere ricordati negli annali di Grey’s Anatomy, vuoi per l’assenza di momenti fortemente drammatici – ironicamente se non ci scappa il morto eccellente ormai non siamo contenti – vuoi perché la resa sarebbe stata sicuramente maggiore se fossero stati incentrati sui personaggi principali o quelli più carismatici, come ad esempio Amelia, che fece la parte del leone nella scorsa stagione. Forse la Miranda Bailey di una volta avrebbe avuto più frecce al suo arco, ma è ormai da troppo tempo che fa da tappezzeria ai vari intrecci amorosi o che è relegata all’essere unicamente la caricatura più ammorbidita e meno spigolosa de La Nazista del Grey’s Anatomy degli albori.

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Sono quattro dunque i porcamiseria assegnati per quella che poteva essere una buona occasione per bissare l’eccellenza di The Sound Of Silence, ma che invece si limita a portare a casa il compitino, seppur in maniera assolutamente godibile. E forse, dati i protagonisti, non sarebbe stato possibile altrimenti. A meno di non veder schiattare qualcuno, in pieno stile Grey’s Anatomy.

4

 

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