Grey's Anatomy13×06 Roar

Alex deve scontrarsi con la Bailey per il bene di una paziente, mentre Amelia deve fare i conti con Owen e la sua voglia di paternità, ignaro del suo doloroso passato. Intanto, al Grey Sloan Memorial Hospital fa ritorno una vecchia conoscenza.

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A volte ritornano. E in questo caso non ci riferiamo solamente al ritorno di Leah Murphy al GSMH ma anche al ritorno di un po’ di sostanza narrativa in Grey’s Anatomy, dopo una serie di episodi insipidi e francamente evitabili.

Figura centrale dell’episodio è Alex Karev, finalmente al centro dell’attenzione dopo stagioni passate quasi a far da tappezzeria: Roar può dirsi quasi un manifesto del Karev dei giorni nostri, lontano dallo stronzo che era nelle prime stagioni di Grey’s Anatomy.

Grey's Anatomy 13x06 Roar recensione

Del professionista vengono messe in evidenza un notevole intuito diagnostico, una dedizione totale ai suoi pazienti e l’ostinazione nel perseguire il meglio per loro, anche se ciò dovesse significare correre qualche rischio, scontrandosi contro la Bailey e minandone addirittura l’autorità, di fronte ad una Catherine Avery già preoccupata per i troppi scandali nella storia dell’ospedale. Ma alla fine, nonostante gli scontri, potremmo dire che anche la difesa finale della leonessa Bailey nei confronti del suo pupillo è un ulteriore attestato di stima.

Se però il suo valore come medico non è certo cosa nuova, dato che era già stato sottolineato anche in passato, in questo episodio ci si sofferma molto anche sulla centralità della sua figura anche nei rapporti personali. I momenti con Meredith sono ormai già parte di quel patrimonio nostalgico a cui un giorno attingeremo pensando a Grey’s Anatomy, sempre nell’ipotesi che avrà mai una fine. Anche in questo episodio ci viene fornita la dose settimanale di dialoghi tra i due, ma è nel momento finale che avvertiamo quasi un cambiamento nella dinamica dei due. Nella richiesta di instaurare la tradizione dei waffle domenicali, vediamo un Alex che accetta quasi la missione di essere un collante per lo strambo nucleo familiare formato da lui, Meredith, Maggie e anche Amelia, che si assicurerà di non essere trascurata dalle sorelle ora che è sposata.

Grey's Anatomy 13x06 Roar recensione

Alex, in questa sua funzione di sostegno per la sua “famiglia” ci introduce anche al momento migliore di Roar. Lo sfogo di Amelia è in assoluto il punto più alto di questa tredicesima stagione. Quello di Amelia Shepherd è in assoluto uno dei personaggi più complessi e chi come il sottoscritto l’ha conosciuta in Private Practice, conosce molto bene la sua storia e quanto dolorosa sia. I fan di Grey’s Anatomy ne hanno conosciuto i drammi connessi alla tossicodipendenza e alla morte del padre, ma mai avevano avuto accesso al suo dolore più grande. Potremmo dire che – a ragione – gli sceneggiatori abbiano voluto riservare la tragica storia del bambino acefalo a momenti migliori e adesso che la relazione tra Amelia e Owen è ad un altro livello, il momento è finalmente giunto. Quando poi uno sfogo di tale portata è affidato a Caterina Scorsone, le lacrime sono assicurate. Ancora una volta per lei una performance ottima: un altro livello rispetto al resto del cast, poco da dire. Adesso speriamo solo che gli sceneggiatori si decidano a puntare seriamente su di lei perché, per mille motivi, Amelia è ancora ingiustificatamente fuori dal patrimonio nostalgico di cui sopra.

Leitmotiv dell’episodio – oltre alla figura di Alex – sono le seconde occasioni: non solo quelle concesse innumerevoli volte ai medici del GSMH, non solo la possibilità per Amelia di poter rivivere i momenti della gravidanza, divisa tra il terrore di rivivere quel dramma e la gioia di stringere il proprio figlio tra le braccia, ma anche quella che ci permette di ri-accogliere, come detto, Leah Murphy.

Grey's Anatomy 13x06 Roar recensione

Era stata gentilmente invitata a mollare la sua carriera da Richard Webber e adesso ritorna da specializzanda modello tra i pettegolezzi degli ex-colleghi specializzandi e le lodi della Pierce, apparentemente sua nuova mentore. Un ritorno senza dubbio anomalo, anche perché non ci sembra proprio che il già numeroso cast venga sfruttato a dovere. Se fossimo nel vecchio Grey’s Anatomy, un ritorno così inaspettato la candiderebbe a lasciarci le penne molto presto.

Non siamo di certo di fronte ad una puntata che merita l’eccellenza, però è sicuramente un bel passo in avanti rispetto al piattume degli scorsi episodi. Puntare sui cavalli vincenti è però senz’altro la strada da battere per una serie che trova sempre con più difficoltà qualcosa da dire.

4

 

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