Grey's Anatomy13×08 The Room Where It Happens

Quattro dei medici più amati del Grey Sloan Memorial Hospital si ritrovano a fare i conti con i fantasmi del loro passato in un episodio che strizza l'occhio allo spettatore ma allo stesso tempo delude le aspettative.

0.0

Ho pensato e ripensato a come descrivere in un solo aggettivo l’ottavo episodio di questa tredicesima stagione di Grey’s Anatomy e l’unico termine che mi è saltato alla mente è stato “claustrofobico“. Sì, perché durante la visione non si può fare a meno di sentirsi oppressi da un senso di chiusura e prigionia che ci fa venire voglia di aprire quella dannata porta, uscire dalla sala operatoria, trovare Shonda Rimes e chiederle senso abbia tutto ciò.

The Room Where It Happens è chiaramente un episodio filler, che nulla aggiunge né toglie alla storyline attuale. Di fatto, questa è una circostanza che può capitare in una serie come Grey’s Anatomy che necessita di puntate ad alto budget e che quindi si vede costretta a ridurre l’investimento per alcuni degli episodi di passaggio. Ma è anche vero che un bottle episode, pur non contribuendo a portare avanti la narrazione, può avere comunque delle potenzialità da sfruttare (Breaking Bad ai tempi fece di “Fly”, puntata filler nella quale i due protagonisti erano impegnati a catturare una mosca, un piccolo capolavoro televisivo). Questa volta però le aspettative sono state disattese e Shonda Rimes ha commesso un errore. Ha sbagliato perché ha sottovalutato i propri telespettatori, dando per scontato che quaranta minuti di scene inutili sarebbero stati perdonati in favore di quel’“Ehi” che sì, ci ha fatto commuovere tutti, ma che questa volta non è abbastanza.

Grey's Anatomy 13x08 The Room Where It Happens recensione

Ricapitolando brevemente, la puntata ruota attorno a una grande tematica principale: l’essere medico e l’essere uomo. Quando e come le persone che operiamo diventano solo mucchi di ossa e tessuti organici? Un medico non può essere solo un meccanico, deve essere prima di tutto una persona. È il messaggio che vuole trasmettere Richard, convinto che l’umanità di ciascuno, prima di tutto il resto, sia il mezzo più importante ed efficace per salvare vite. Non basta conoscere la tecnica, la patologia, aver imparato a memoria ogni libro di medicina: è la volontà di salvare una persona, l’identità che le associamo (qualunque essa sia) che ci spinge a trovare un motivo in più per dare il meglio.

Così, i fantasmi del passato si ripropongono nuovamente, questa volta in veste di visioni necessarie a Richard, Owen, Stephanie e Meredith per risolvere il caso che hanno – letteralmente – tra le mani. Nonostante i presupposti facciano ben sperare, lo sviluppo della puntata si dimostra ripetitivo e a volte persino grottesco e fastidioso. Lo spazio per la riflessione non viene sfruttato adeguatamente, non c’è sintonia tra le storie che vengono raccontate, tutto sembra solo teso a condurci verso quei pochi emozionanti minuti del finale che non bastano però a sorreggere una puntata inconcludente che lascia con l’amaro in bocca lo spettatore affezionato.

Grey's Anatomy 13x08 The Room Where It Happens recensione

Richard vede Gail, la madre musicista che ha perso quand’era bambino a causa di un tumore al pancreas, e si lascia abbandonare al dolce ricordo dell’infanzia. Owen, invece, si confronta con il simulacro di Megan, la sorella morta durante una missione, che si dimostra un interlocutore risoluto in grado di toccare le giuste corde. Stephanie Edwards incontra se stessa, o meglio, il ricordo della bambina malata che era stata, al tempo, desiderosa di capire che cosa le stesse accadendo.

E Meredith? È fin troppo evidente come tutti i ricordi altrui siano solo un mero contorno e che il piatto forte stia nel momento della memoria dedicato alla protagonista. L’attimo in cui questa rivela alla piccola Zola che suo padre è morto è senza dubbio commovente e in grado di toccare nel profondo qualunque spettatore affezionato che ogni 23 Aprile si ritrova a piangere la morte del medico più amato di sempre.

I can’t fix him because no one can fix him.

Ma è anche vero che Grey’s Anatomy è più di tutto questo: la dodicesima stagione e quella in corso hanno lavorato e devono lavorare per far sì che la serie possa brillare di luce propria smettendo di inseguire il simulacro di un personaggio che – seppur indimenticabile – non c’è più. La giostra non smette mai di girare, ce lo ripete ossessivamente Meredith in numerose occasioni. In questo caso pare proprio che la fantasia degli sceneggiatori si sia fermata piegandosi alla volontà di riportare alla memoria quello che forse è il personaggio più rimpianto di sempre, ma il modo in cui viene fatto non è funzionale alla storia e pare essere solo fan service.

Grey's Anatomy 13x08 The Room Where It Happens recensione

Derek Shepherd è stato Grey’s Anatomy e nessuno spettatore lo dimenticherà facilmente. Questo però non rende lecito che due secondi della sua immagine siano il pretesto per una puntata che non ha respiro e lascia insoddisfatto lo spettatore che, pur estasiato alla vista del sorriso perfetto di McDreamy, non trova una via di uscita e un significato profondo che vada al di là dell’effetto nostalgia. Anche il tema dell’episodio si perde e non viene affrontato con la dovuta attenzione, ma resta una patina superficiale, che in parte annoia, portandoci a chiedere – per l’ennesima volta – che fine abbiano fatto i fasti di un tempo. Non basta la memoria per riportarne la bellezza.

A malincuore, assegno a questa puntata 2,5 porcamiseria, convinta del fatto che se davvero le intenzioni di Shonda Rhimes siano di portare avanti la serie, la necessità di un cambiamento drastico è presto dietro l’angolo, così come il bisogno di uno sguardo al futuro dei personaggi che devono essere in grado di superare l’impasse in cui le loro storyline li hanno collocati.

 

2.5

 

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