Grey's Anatomy13×23 True Colors – 13×24 Ring Of Fire

Dopo una stagione deludente Shonda Rimes ci regala un finale di fuoco che, pur essendo a tratti scontato, risolleva almeno in parte le sorti della serie regalando quel tocco di drama che da troppo tempo ormai era assente dal Grey Sloan Memorial.

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Anche quest’anno è giunta l’ora di chiudere i battenti al Grey Sloan Memorial: l’estate però, è proprio il caso di dirlo, si preannuncia calda, se non infernale. Ebbene, ancora una volta Shonda ce l’ha fatta, è risorta dalle sue stesse ceneri, realizzando una doppietta di episodi finali che rimandano – pur con qualche perplessità – ai fasti del passato.

Le due puntate, strettamente connesse tra loro, riportano in auge quella che è stata la caratteristica connotante di Grey’s Anatomy, ossia la messa in scena di una realtà estremamente drammatica ed emozionante. Certo, le probabilità che a un gruppo ristretto di esseri umani accadano nella vita un così alto numero di sciagure è estremamente bassa (per non parlare di Meredith Grey, un personaggio che pare avanzare con una nuvola di Fantozzi perennemente disegnata sulla testa), ma tutto ciò non è mai stato un problema per lo spettatore fedele: le lacrime, il dolore, la felicità delirante, tutto fa parte del gioco. Insomma il drama è il cuore pulsante di Grey’s Anatomy e per nulla al mondo vi vorremmo rinunciare in favore dell’andamento piatto che gran parte della tredicesima stagione aveva dimostrato.

Gli episodi finali rimettono però la posta in gioco, facendoci ricordare perché abbiamo amato il Grey’s Anatomy nel quale Meredith Grey operava tenendo in mano un ordigno pronto ad esplodere. La protagonista assoluta in questo caso è Stephanie: pur nella coralità dei due episodi, senza dubbio i riflettori questa volta sono puntati su di lei. Il personaggio della Edwards è quello che è cresciuto in maniera più significativa all’interno della serie: oltre a essere la specializzanda prima della classe, Stephanie ha mostrato più volte aspetti interiori molto profondi, legati al trauma dovuto alla morte del paziente con il quale si frequentava oltre che al suo passato di bambina malata. Non a caso, una ragazzina fa da complemento alle sequenze che vedono Stephanie protagonista: si tratta della piccola e irrequieta Erin (interpretata dalla bravissima Darby Camp, già volto della piccola Chloe nella serie HBO Big Little Lies), che commette l’errore di trovarsi al posto sbagliato al momento sbagliato.

Stephanie farà di tutto per trarre in salvo la bambina nei cui occhi intelligenti e allo stesso tempo terrorizzati rivede se stessa: l’incontro con il paziente, rivelatosi poi un pericoloso stupratore, segnerà il destino di entrambe. L’incidente stradale che lo ha portato in ospedale assieme alla ragazza con cui stava è il pretesto per dare luogo a dissertazioni sull’amore che vedono protagonisti i medici del Grey Sloan, in particolare la coppia Jackson-Maggie – sul futuro dei quali chi scrive preferisce non pronunciarsi, poiché ancora troppo esterrefatta dalla faccia tosta che Shonda ha avuto nell’ignorare completamente il lieto fine che i Japril avevano avuto in Who Is He (And What Is He To You)? –: quel che non sarà sfuggito allo spettatore attento ed esperto di Grey’s Anatomy è che tutta l’ambiguità sulla dinamica dell’incidente non poteva che portare a un esito drammatico: né di amore né di passione si trattava, bensì del tentativo di un uomo di aggredire e molestare una donna.  

Anche Stephanie è vittima delle menzogne di costui, che con l’inganno riesce a farsi portare fuori dalla giovane dottoressa prima di passare alla minaccia diretta: quando ormai l’allarme si è diffuso e le porte sono state bloccate, i due si ritrovano isolati in un corridoio con la piccola Erin. Far scoppiare l’allarme antincendio è l’unica via di fuga per il malvivente ma è anche l’arma che Stephanie utilizzerà per poter scappare.

L’esplosione è la diretta conseguenza: rimaniamo così, tra una puntata e l’altra, con quello che è un doppio cliffhanger: se le vite di Stephanie e di Erin sono i infatti appese al filo di un rasoio, dall’altra parte la morte sembra aver lasciato spazio a una seconda vita. Ovviamente parliamo di Megan, sorella di Owen e moglie di Nathan, il cui ritorno era stato preannunciato in qualche modo dalla sua presenza in The Room Where It Happens, ritrovata miracolosamente viva dopo anni e anni di prigionia.

Per Owen si tratta di uno shock e la sua coscienza subisce una sorta di stordimento: il senso di colpa per aver abbandonato l’idea che la sorella potesse essere viva per essersi rifatto una vita dopo di lei è straziante, e rende l’uomo completamente inerme e sconvolto. La sofferenza è evidente e reale nella scena in cui Owen parla con Amelia e si commuove ritenendo se stesso colpevole di aver abbandonato il ricordo di Megan negli anni.

Ovviamente la notizia del ritorno della donna non coinvolge solo l’ex primario dell’ospedale: Nathan e Meredith – che a inizio puntata avevamo visto complici al punto tale da scambiarsi i cartellini di riconoscimento dell’ospedale per sbaglio, proprio come una vecchia coppia consolidata – sono a loro volta diretti interessati di questo sconvolgimento.

Di nuovo è inevitabile pensare che la sfiga abbia preso in affitto una camera nella casa di Meredith Grey, ma la verità è che la reazione di quest’ultima è quella di una donna imperturbabile – forgiata dal fuoco di mille battaglie, è il caso di dire. Proprio quando aveva superato il conflitto con Maggie, proprio quando si sentiva pronta a lasciarsi andare a fare il grande passo presentando Nathan ai propri figli… ecco rispuntare l’ex-moglie defunta dal passato. Questo è troppo anche per Meredith, che pure la prende con filosofia e serenità mettendo a proprio agio Nathan, non appena questo si rende conto dell’imbarazzo della situazione.

Se fosse stato Derek sarei già scappata via.

La verità è che il futuro di questa storyline sembra in parte qualcosa di già scritto (e già visto): Meredith è nuovamente l’altra donna nella vita dell’uomo che ama. Anche se Megan non può esser vista in tutto e per tutto come una Addison 2.0, certo è che ci sono molte probabilità che il ritrovamento tra lei e Nathan non sarà un’esperienza facile e – con tutta probabilità – la storia tra l’affascinante medico e Meredith non è ancora destinata a chiudersi.

Se la suspense riguardante l’annuncio che la stessa Grey fa a Nathan si scioglie praticamente nei momenti finali dell’ultimo episodio, l’intera puntata lascia spazio invece al disperato tentativo di Stephanie di portare in salvo Erin dall’incendio che lei stessa ha provocato. Sopravvissuta all’esplosione, la Edwards farà il tutto e per tutto per salvaguardare la bambina, ma il fato sembra esserle più volte avverso.

La puntata è al cardiopalma finché, quando ormai le speranze parevano essere perdute anche a causa della dimenticanza della Minnick, che non aveva avvisato i vigili del fuoco di cercare Stephanie, le due vengono tratte in salvo dalla squadra di sicurezza e – in un rush finale nel quale nessuno, nemmeno Miranda Bailey, osa contraddire la dottoressa Edwards – la piccola Erin viene tratta in salvo.

Per Stephanie lo shock subito ha superato il limite: per la prima volta il suo corpo, dopo aver subito un così forte dolore, si risveglia dal torpore e porta con sé la mente e il desiderio: la ragazza non vuole trascorrere il resto della sua giovinezza in ospedale, luogo simbolo delle sofferenze dell’infanzia, ma è pronta a viaggiare, a vivere la vita riprendendo coscienza di sé. È con questo espediente che Shonda Rimes ci congeda da Stephanie Edwards, il personaggio forse meglio riuscito degli ultimi anni al quale ha dedicato un finale all’altezza e del quale certamente sentiremo la mancanza.

Sulle note conclusive non possiamo però che sentire un po’ di amaro in bocca per le questioni irrisolte di Alex, la cui storyline non riesce a ritrovare il giusto spazio nonostante gli inserti a lui dedicati nel penultimo episodio, e Jo, così come dei già citati Jackson e April (o forse adesso dovremmo parlare di Jackson-April e Maggie).

Meno dolorosa invece, la ferita causata dal licenziamento di Eliza Minnick: la perdita del personaggio più odiato di questa stagione crea un taglio che facilmente si ricucirà (Arizona merita certamente di meglio) e ci permette finalmente di chiudere, seppur in modo frettoloso e a tratti inadeguato, la linea narrativa forse meno riuscita della storia di Grey’s Anatomy4 porcamiseria per i due episodi conclusivi, che hanno il merito di riaccendere la speranza per il futuro di una serie che, potenzialmente, ha ancora molto da raccontare. 

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