Hannibal3×03 Secondo

Questo episodio di Hannibal, anzichè rispondere alle domande, ne crea altre. Il progresso nella trama principale, quasi inesistente, viene soppiantato da ancor più significati simbolici e citazioni alla letteratura e alla mitologia, ottenendo un risultato finale altamente artistico, ma forse per questo poco accattivante per il grande pubblico, soprattutto per uno show su cui aleggia lo spettro della […]

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Questo episodio di Hannibal, anzichè rispondere alle domande, ne crea altre. Il progresso nella trama principale, quasi inesistente, viene soppiantato da ancor più significati simbolici e citazioni alla letteratura e alla mitologia, ottenendo un risultato finale altamente artistico, ma forse per questo poco accattivante per il grande pubblico, soprattutto per uno show su cui aleggia lo spettro della cancellazione. Tuttavia abbiamo finalmente una finestra sul passato di Hannibal, viene introdotto un nuovo personaggio e ritorna uno che era rimasto fortemente in sospeso.

MYLIMA- Il tradimento e il perdono

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Abbandonata Palermo, vi è solo un posto in cui Will Graham può trovare Hannibal, il luogo dove tutto è iniziato e dove i suoi segreti più nascosti sono celati:  il portone di ingresso al palazzo della memoria del dottore, ossia la magione Lecter in Lituania.

Ad attenderlo nella Lecter Dvaras c’è Chiyoh, una donna giapponese che fa la guardia ad un uomo rinchiuso in una gabbia in cantina. La donna è una prigioniera senza catene, rimasta legata a quel luogo e affabulata dalle storie del dottore. Proprio come Will e prima di lui Abigail, il carisma del dottore è come una calamita che li rende devoti a lui anche in sua assenza.

L’uomo, secondo la storia che Hannibal raccontò a Chiyoh, è colui che ha ucciso e mangiato la sorella del dottore, Mischa.

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Una storia però che non convince né Will né Bedelia.

“How did your sister taste?”

Bedelia non sembra più affranta e impaurita,  sembra avere ormai accettato il proprio fato ed i suoi dialoghi con Hannibal si fanno più pungenti, ironici. Lo punzecchia, chiedendogli che sapore avesse Mischa, dimostrando di voler provare a liberarsi dal giogo del Dott. Lecter, e quasi ci dà l’idea di esserne in grado. Suo “marito” sta per essere catturato e non sembra curarsene quanto lei, che ha già pianificato come districarsi da questa faccenda.

Mentre Will si addentra nelle memorie dell’infanzia di Hannibal, quest’ultimo ci mostra il suo lato fanciullesco, impulsivo e dispettoso: basti vedere come spinge Bedelia a uccidere il Professor Sogliato, in una scena tanto disturbante quanto affascinante.

Technically, you killed him.

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La sorella,  mylima – amata in lituano-  come recita l’epitaffio sulla sua tomba, diventa quindi prima catalizzatrice sentimentale e successivamente prima vittima de Il Mostro: rea di aver spinto Hannibal a tradire se stesso, la sorella viene perdonata, ma le sue colpe possono essere espiate in un solo modo: mangiandola.

“I have to eat him.”

Il pattern mentale dell’assassino viene a galla: l’unico modo per perdonare realmente Will è quello di assaporarlo. La componente ritualistica del cannibalismo di Hannibal è sempre stata chiara, dato che da come Lecter e Bedelia discutono, il tradimento presuppone l’esistenza del perdono, e il secondo non può aver luogo senza l’amore. Ciò che Lecter prova per Will in fondo non è molto dissimile da quello che provava per Mischa, in una forza che li attira gli uni agli altri, incuranti del danno che possono provocarsi a vicenda.

LUCCIOLE E FALENE

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L’uomo rinchiuso nella cantina viene liberato da Will, ma anziché scappare, ritorna nella cella in attesa della vendetta nei confronti di Chiyoh che l’aveva ingabbiato e privato della sua umanità.

Quando la donna si approccia alla gabbia l’uomo fa un balzo e tenta di strangolarla ma quest’ultima riesce a spuntarla, trafiggendogli la gola con osso. Chiyoh comincia a nutrire il sospetto che sia stato proprio Graham ad architettare tutto per metterla alla prova, per capire se fosse capace di uccidre. Proprio come Hannibal fa con i suoi “pazienti”.

Il tableau che Will mette in scena con il cadavere dell’uomo è uno dei più simbolici e belli dell’intera serie: l’uomo, dallo stato larvale in cui era stato trasformato, compie la sua metamorfosi e diventa lucciola, capace di risplendere di luce propria. Iconicamente la scena è un gigantesco richiamo a Il Silenzio degli Innocenti, e la metafora calza ancor di più Will, non più una falena che rincorre la fiammatroppo incantata dalla luce per curarsi della morte che può causargli, ma egli stesso fonte di luce propria.

Francisco de Goya - Saturno Devorando a un Hijo

Francisco de Goya  (1891-1823) – Saturno Devorando a un Hijo

Facciamo un po’ di speculazione artistica: il prigioniero di Chiyoh ricorda molto il Crono di Goya, intento a mangiare i propri figli. Si tratta di una nostra volontà di trovare collegamenti senza alcun senso nella famiglia di Hannibal oppure ci sono delle connessioni con il prigioniero (padre?), la triste fine di Mischa e il comportamento di Hannibal? Ad aggiungersi a questa idea anche la presenza di numerosi bambolotti, legati alle sbarre della cella.

Che sia o meno tutto collegato, questa potrebbe essere l’ennesima citazione (più o meno volontaria, ma mi sa volontaria) che Hannibal ci offre, e non possiamo chiedere di meglio.

secondo3

“How is your heart?”

“Well pecked.”

Intanto Pazzi propone ad un redivivo Jack Crawford, la terza falena simbolica attirata dalla luce di Hannibal, di catturarlo insieme per mettere così fine ai  tormenti e riabilitare professionalmente il loro nome.

Tuttavia nei piani di Jack, Hannibal non è previsto, e il suo tormento non è dato più dal desiderio di fermare Lecter. Il senso di colpa per aver spinto Will Graham ben oltre il suo limite è l’unico scopo del viaggio in Italia di Crawford, per riportare a casa Will in un estremo tentativo di essere perdonanto da quest’ultimo.

NAKAMA

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Chiyoh chiede a Will perché continui a cercare Hannibal, proprio come Will lo chiedeva ad Abigail.

“I’ve never known myself as well as I know myself when I’m with him.”

Non è casuale di conseguenza la citazione di Hannibal al Faust. Nella storia di Goethe, Faust fa un patto con Mefistofele, reincarnazione del demonio, in cambio della conoscenza assoluta. Se l’uomo si fosse lasciato traviare dai piaceri e dal male, il demonio avrebbe potuto prendersi la sua anima.

Già nello scorso episodio avevamo parlato di Hannibal che sfida Dio e, durante l’analisi di Botticelli, della necessità del dottore di prendere le persone e contagiarle per farle sue: egli permette a Will di conoscere se stesso, ma il prezzo che Will sta pagando (o ha già pagato?) è in ultima analisi la sua stessa anima.

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Più adoro Hannibal più sembra che il grande pubblico lo odi, l’episodio è stato impeccabile come al solito e per me i 45 minuti sono volati, complice il fascino della storyline sul passato di Lecter.
Più soddisfatto di me solo il team Hannigram a cui questa volta la serie ha dato infinito materiale su cui fantasticare. Voto pieno anche per “Secondo”.

5

 

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Fuller sa come tenerci incollati allo schermo

Ormai non possono più negare #Hannigram.

Tutti noi vorremmo Mads come shampista.

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