Il titolo di questo episodio di Hannibal completa quello del precedente, rifacendosi ad uno dei dipinti di William Blake, “The Great Red Dragon and The Woman Clothed with The Sun”, a cui si ispira il nostro nuovo assassino, Francis Dolarhyde. La particolarità del dipinto è la diversa prospettiva adottata rispetto a quello già visto in scena col Red Dragon di spalle… Forse a sottintendere un punto di vista più incentrato su Will, Hannibal e i vecchi protagonisti?
Famiglia
L’incontro tra Will e Hannibal ha un sapore diverso, lo si capisce dall’interazione tra i due. Il Dott. Lecter sembra provare ogni strada per riuscire a riportare a sé il suo vecchio amico… Con risultati poco incoraggianti.
Hannibal: Are we no longer on a first name basis?
Will: I’m more comfortable the less personal we are.
Il dialogo tra i due avviene nel palazzo della memoria di Hannibal, trasportandosi sul luogo dell’ultimo delitto, in cui preziosi indizi vengono forniti sul Red Dragon, ed è notevole la scena di un Will Graham ricoperto di sangue nel giardino della famiglia sterminata.
La particolarità del loro rapporto tuttavia permane, e Will fatica a non rimanere ancora ammaliato dalla presenza di Lecter, sempre magnetico nonostante la lunga prigionia. Lo capiamo durante lo scambio di battute con Alana (il suo look è sempre più dandy, a me piace da morire)
Will: I had the absurd feeling that he walked out with me. Had to stop outside the doors, look around, make sure I was alone.
Quella che in teoria dovrebbe essere la sua ancora verso la realtà, la sua nuova famiglia, ha l’aria di essere solo un insieme di gesti pre-impostati e artificiali, con dialoghi al telefono fatti solo per salvare la facciata, mentre la mente di Will è inconsciamente di nuovo dentro l’orrore. Un orrore in cui il suo volto si sgretola, come la tazza che simboleggiava il suo legame con Lecter.
Hannibal: Ready-made wife and child to serve your needs. A stepson or daughter… A stepson absolves you of any biological blame. You know better than to breed. Can’t pass on those terrible traits you fear the most.
Il mostro con il volto di cervo è in agguato. Ma quel frammento di vetro riflette Hannibal, o sta in realtà riflettendo Will Graham?
I flashback con Abigail completano il quadro, sono più utili di quanto sembra e non si limitano a fornire informazioni aggiuntive sul suo passato: danno un’idea di famiglia, quella che Hannibal aveva in mente per la ragazza, quella che ha fallito di costruire assieme a Will.
Hannibal: Hunting with your father was the best time you’ve ever had… now you’re going to hunt with me.
“Click, Click, Click. Boom.”
Alana offre i suoi spunti più spiccatamente razionali al rapporto tra Will e Hannibal, seppur indirizzati ad aiutare il primo. Ha ovviamente a cuore lo stato psichico del suo amico, e ora che la sua situazione personale pare stabilita, con Margot e il suo “Verger Baby” (dà i brividi sentirlo dire da lei), dispensa consigli a Will e veleno al Dott. Lecter.
Alana: I know what you’re afraid of. It’s not pain or solitude. It’s indignity. You’re a little bit like a cat that way. I’ll take your books. I’ll take your drawings. I’ll take your toilet. You’ll have nothing but indignity… and the company of the dead.
Sembra sapere quali siano i suoi punti deboli, ma ancora una volta ho come l’impressione che Lecter, prima o poi, riuscirà a finire ciò che ha lasciato a metà con Alana, uccidendola. I dialoghi hanno quasi un senso premonitore, o forse sono io a fantasticare?
“It takes one to catch one”
La ricerca del Red Dragon è in alto mare. Il profiling psicologico fatto da Will e Hannibal è ottimo, ma intanto l’assassino è ancora in preda alle sue allucinazioni uditive. Richard Armitage offre un’interpretazione viscerale, da pelle d’oca, durante i momenti di delirio del suo personaggio, ma abbiamo anche la possibilità di vederlo in una versione più umana, nello scambio di battute con Reba (l’indimenticata Rutina Wesley, Tara in “True Blood”, questa volta in un ruolo meno infelice), la sua assistente non vedente.
In assenza di pregiudizio, il Red Dragon può avere contatti umani solo con lei, in battute che mirano ad una conoscenza finalmente più intima della persona dietro l’assassino.
Reba: Here’s what I like, Francis. I’ve felt no sympathy from you. I like that. Sympathy feels like spit on my cheek.
Il breve flashback dedicato a Francis Dolarhyde colpisce, e dà indizi sul movente che lo spinge a commettere efferati omicidi. L’unica cosa che hanno in comune le famiglie massacrate è infatti la loro felicità.
Dulcis in fundo, abbiamo il primissimo contatto tra il Red Dragon e Hannibal, suggerito involontariamente da Freddy Lounds. La rossa è agguerrita, verrà “salvata” anche stavolta (i fan della saga sanno già molte cose)?
Ho dovuto metabolizzare adeguatamente quest’ultimo episodio di Hannibal e capire, con l’aiuto della mia collega Serial Freak che con me scrive di questa serie, alcuni tratti fumosi di questi 45 minuti, specialmente nella parte dedicata ad Abigail. I collegamenti sono tanti, interessanti e ben esplorati, e anche questi flashback sono elegantemente incasellati e danno una luce nuova alle dinamiche fra i personaggi. L’ago della bilancia è ancora spostato verso Lecter, Will e il loro rapporto, ma tutto viene equilibrato dando ampio spazio anche al temibile Red Dragon. Episodio impeccabile.
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Hannibal per i neofiti:
La storia triste di un uomo che vuole solo circondarsi di cani e che invece laggente continua a trascinare nei casini #Hannibal
— We were the best, Richard (@ShariDeschain) July 27, 2015
Una delle scene più belle dell’episodio
Le tigri (mio felino preferito) si muovono così. #Hannibal #serialfreaks pic.twitter.com/61OnMJTUc6
— monia 🏳️🌈 (@maplewhite1912) August 2, 2015
Porcamiseria
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