Heroes Reborn1×01 Brave New World – 1×02 Odessa

Series Premiere Sono passati circa cinque anni dal finale di serie di Heroes, e l’idea di un reboot (capiremo subito che non si tratta esattamente di un nuovo inizio) sembra un azzardo senza precedenti, in un mondo televisivo costellato di serie tv a tema supereroico, vuoi in senso stretto con tutti i prodotti Marvel/DC, vuoi tramite percorsi più […]

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Sono passati circa cinque anni dal finale di serie di Heroes, e l’idea di un reboot (capiremo subito che non si tratta esattamente di un nuovo inizio) sembra un azzardo senza precedenti, in un mondo televisivo costellato di serie tv a tema supereroico, vuoi in senso stretto con tutti i prodotti Marvel/DC, vuoi tramite percorsi più raffinati, come in Sense8. È cruciale capire se e come questa nuova fatica di Tim Kring potrà prendere il suo posto nella fitta agenda dei drogati di serie tv e io stesso, da seguace accanito dell’opera originale, sceglierò di riservare un posto a Heroes Reborn, almeno per affezione, ma non senza un paio di perplessità.

June 13th

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Dal titolo e dalla scena di apertura si intuisce come il termine reboot sia corretto fino a un certo punto. Il titolo stesso del pilot infatti riprende il series finale di Heroes, e ritroviamo una vecchia conoscenza, Noah Bennet (HRG per gli amici). Il coming out della figlia Claire, avvenuto proprio negli ultimi minuti della serie originale, ha aperto ad un periodo di pace tra umani e Evos, almeno fino alla catastrofe durante il summit alla Primatech Corp. I media attribuiscono la responsabilità dell’attentato a Mohinder Suresh (chi si rivede!), ed è qui che avviene il primo, grosso cambio di prospettiva rispetto alla vecchia serie.

Se con Heroes avevamo infatti visto esseri umani nella media affrontare e controllare i propri poteri, spiazzati dalla novità e dalle conseguenze sulla loro esistenza, questa volta ognuno è conscio della propria natura. Non c’è più l’effetto sorpresa (vi ricordate Hiro Nakamura mentre provava a spostare indietro la lancetta dell’orologio? O Nathan Petrelli in piena negazione delle proprie capacità?), ma prevale l’istinto di sopravvivenza dato dagli effetti dell’esplosione alla Primatech: gli Evos sono ricercati, schedati e vivono in segreto, rischiando in certi casi la morte. Nel mondo ci sono almeno due persone pronte a farsi giustizia da sole, e partiremo da loro per descrivere il nostro “Brave New World”.

Chicago, Illinois – Joanne + Luke

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La coppia di non-Evos cerca vendetta per la tragica morte del figlio, avvenuta nell’attentato alla Primatech. I due sono implacabili nella loro ricerca ed eliminano chiunque ostacoli la loro missione (bellissimo il dettaglio del sangue dell’Evo pirocinetico che prende fuoco), almeno finché qualcosa non li costringe a cambiare piani e a rivedere le loro priorità.

Questa mi sa di classica storyline fatta di pentimento e cambio di rotta causato dai sensi di colpa, ma ho apprezzato un punto di vista umano sulla faccenda Evos, per quanto spietato sia. Zachary Levi rende meglio della sua compagna Judith Shekoni, che interpreta una Joanne brava solo a sparare e dalla caratterizzazione decisamente monodimensionale.

Chicago, Illinois – Tommy

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Tommy potrebbe benissimo essere considerato come il duale di Claire Bennett (seppur con poteri radicalmente diversi). Affronta i tipici problemi da adolescente, cercando di non mostrare i suoi poteri per non dover cambiare per l’ennesima volta residenza con la famiglia. Per ora non è chiaro il ruolo che avrà nel grande disegno degli eventi, ma è seguito da un misterioso individuo che tiene con sé una valigetta piena di monete da un centesimo.

Questo è il tipico major role della serie, interpretato da un pregevole Robbie A. Kay (già visto nella terza stagione di Once Upon a Time). Risulta interessante e convincente, soprattutto grazie al suo utilissimo potere e ai potenziali collegamenti con l’uomo con la valigetta.

Austin, Texas – Noah Bennet

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Il nostro Company Man, sotto falso nome e falsa vita, è l’unico a darci un’idea più puntuale di quella che sarà la trama orizzontale della serie. È un chiaro eufemismo, perché per quanto sia vero che inizino a spuntare nomi importanti quali la misteriosa corporazione Renautas e Molly Walker (ricordiamo da Heroes il suo potere fondamentale, che le consente di rintracciare tutti gli Evos sparsi per il globo), pare che sua memoria sia piena di buchi; come è logico aspettarsi non ci capiamo nulla, ma intuiamo che sarà un gran casino.

Jack Coleman è esattamente come ce lo ricordavamo (e per chi non ha visto Heroes questo servirà per capirlo sin da subito): espressione enigmatica, con quel mezzo sorriso sempre presente, come se ci fosse qualcosa di losco sotto ogni sua azione. La recitazione è a tratti traballante (ho storto un po’ il naso durante il suo incontro notturno con Quentin), e questo può pesare, visto che ha in mano la trama portante della serie, almeno per ora.

Los Angeles, California – Carlos

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Carlos e il misterioso Avengador (un po’ Arrow, un po’ Rey Mysterio) ci insegnano che questa volta il mondo può essere salvato solo da uno sforzo congiunto di Evos e umani, ribaltando la visione Evo-centrica del grande classico “Save the cheerleader, save the world”. Non vi è per il momento un legame con la storia principale, ma assistiamo alla nascita di un supereroe senza poteri con un espediente non proprio originale, ma senza dubbio strumentale ad eventi successivi in contrasto alla persecuzione di massa degli evoluti.

Non ho trovato particolarmente interessante questa storyline se non nella seconda metà del pilot. Il background di Carlos da veterano di guerra ed eroe sembra piuttosto debole, e fino alla fine non sono riuscito a collocarlo con soddisfazione.

Tokyo, Japan – Miko + Ren

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Miko e Ren sono dall’altra parte del mondo, ancora più slegati da tutto il resto della trama. La vita di Miko Otomo, figlia di un game designer scomparso in circostanze misteriose, viene stravolta dall’arrivo di Ren Shimosawa, gamer accanito giunto alla sua abitazione grazie al gioco Katana Girl. Si scopre che nulla è lasciato al caso, data la chiara ispirazione di Katana Girl a Miko, assieme al ritrovamento di una strana spada (non vi ricorda nulla, seguaci di Heroes in ascolto?) in un’intercapedine che le consentirà di teletrasportarsi in un vero e proprio mondo virtuale. Ren si unirà a lei, per cercare di liberare una persona molto importante, forse non solo per la vita della protagonista.

La storia di Ren e Miko non dice assolutamente nulla né della trama orizzontale, né di quale potere sia destinato a sconvolgere la ragazza (potere del padre di creare intere realtà virtuali? Me cojoni!), ma ho trovato il tutto semplicemente geniale e genuinamente trash. La grafica del mondo virtuale è fatta meglio di quanto credessi – non che mi aspettassi gli effetti speciali di Xena, per quanto ci siano altre occasioni in cui la CGI si è mostrata più raffazzonata all’interno degli stessi episodi –  e la citazione di Leeroy Jenkins ha fatto saltare l’applausometro. Nondimeno, in questa sottotrama si rivivono le atmosfere del vecchio Heroes, con una ragazza comune catapultata in un’esperienza senza precedenti, e senza alcun preavviso.

Heroes or Zeroes?

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Ho appositamente tenuto un profilo a basso contenuto di spoiler, ma si resti sicuri che alcuni intrecci interessanti vengono a galla già alla fine di questa doppia première, per quanto si capisca davvero poco della globalità degli eventi, né tantomeno si abbia idea della misteriosa minaccia che incombe sul mondo.

La struttura narrativa ricalca molto il vecchio Heroes (Sarà stato un bene? Sarà stato un male? O sarà stato BOH?) e l’apparato tipico delle serie di quegli anni, con storyline estremamente distanti ma che sicuramente convergeranno a un punto comune. Di mistero ce n’è in abbondanza, ma ben venga, soprattutto se legato ai personaggi (io già super fan dell’uomo con la valigetta), risulta solo schizofrenico il montaggio dell’episodio, con troppi, troppi, troppi cambi di POV: perché passare da un personaggio all’altro ogni cinque minuti abbattendo la concentrazione dello spettatore? Altra pecca è l’assenza grosse innovazioni nel tema dei supereroi (big up tuttavia per la storyline “virtuale” di Miko), controbilanciata in parte dal pregio di fornire diversi punti di vista della persecuzione dei cosiddetti evoluti, e dall’atmosfera meno fumettosa e più dark.

A chi consigliare Heroes Reborn? Sicuramente ai fan della vecchia serie tv, che verranno bombardati da citazioni, vecchi personaggi e riferimenti di vario tipo, e per i quali sarà più facile perdonare una scrittura e un montaggio non proprio eccellenti. Ai nuovi arrivati l’universo di Tim Kring potrebbe risultare poco chiaro, nonostante lo sforzo profuso per mettere tutti gli spettatori sullo stesso piano. Per loro potrebbe non valere la pena di andare avanti, viste le evidenti pecche del prodotto finale, che lo collocano ad un livello mediocre e di certo non all’altezza di altre uscite seriali di questo periodo.

3

 

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(Scorrete dopo i tweet per un dettaglio interessante per i fan di vecchia data!)


Quando uno si aspetta una stroncatura di massa, e invece (per fortuna) qualcosa di buono ha colpito.

https://twitter.com/mk_shepard/status/647811729603358720


Riporto il discorso iniziale fatto da Noah Bennett come voce fuori campo parlando alla segreteria telefonica di Claire:

“… I know it’s been a few years since we’ve talked, and… I don’t know if you’re still mad or… I don’t really know anything. I just know… I miss you. I’m sure there’s plenty of apologies to go around, but to be honest with you, I’m not interested in who was right or wrong anymore. So much has changed since I saw you last. I don’t know whether those changes are good or bad, but I really think it has a chance to all work out. And knowing how important you’ve been to all of this, to so many people out there, it’s made me proud…”

Forse sono solo film mentali di chi scrive, ma suona davvero come una richiesta di scuse da parte degli autori allo spettatore, per come è andata a finire la vecchia serie. Chissà…

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