Heroes Reborn1×03 Under The Mask

A chiunque di voi avesse abbandonato gli indugi, decidendo di dare un’altra possibilità alla saga di Heroes, questo episodio di Heroes Reborn potrebbe dare sia motivi per continuare, sia motivi per pentirsi di questa scelta. Sui piatti della bilancia motivazioni contrastanti: da una parte le brutture action, fastidiosi scopiazzamenti e l’impressione che l’accento sia posto sul cosa, più […]

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A chiunque di voi avesse abbandonato gli indugi, decidendo di dare un’altra possibilità alla saga di Heroes, questo episodio di Heroes Reborn potrebbe dare sia motivi per continuare, sia motivi per pentirsi di questa scelta. Sui piatti della bilancia motivazioni contrastanti: da una parte le brutture action, fastidiosi scopiazzamenti e l’impressione che l’accento sia posto sul cosa, più che sul come; dall’altra alcuni colpi di genio, la curiosità di sapere il destino dei protagonisti e l’effetto nostalgia che, almeno per quanto mi riguarda, ancora non è passato.

Altrimenti ci Arrabbiamo

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Mi butto a capofitto sulla cosa che più mi è saltata all’occhio in questo episodio, più di ogni sviluppo orizzontale nella trama a cui abbiamo avuto modo di assistere: l’inarrivabile bruttezza delle coreografie delle scene d’azione. Lasciando per un attimo perdere il motivo per cui Miko dovrebbe venire assalita senza sosta da una dozzina di agenti della sicurezza che nemmeno sanno chi sia, mi ritrovo catapultato in mossette di pseudo arti marziali, gente che vola senza convinzione spinta via da calci dati con altrettanta assenza di convinzione.

La sequenza action tra Carlos e James Dearing (Dylan Bruce di Orphan Black!) è ancora peggiore di quella avvenuta nel palazzo Renautas. Mi aspettavo uscisse Bud Spencer da dietro l’angolo e iniziasse a pestare gente per finta con tanto di effetti sonori dozzinali. In estrema sintesi: gli effetti speciali non sono male, sono gli attori che rovinano tutto. Anche le botte col calcio della pistola sulla nuca delle guardie della Renautas sembrano comiche, pari a zero lo sforzo di renderle realistiche.

Dettagli Geniali ed Effetto Nostalgia

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Iniziamo a trovare qualcosa di buono, aggiungendo peso anche all’altro lato della bilancia. I momenti WTF non mancano, quando vediamo l’agente Harris sdoppiarsi dal suo braccio mutilato (Pure i vestiti?! Trash totale!), come anche i salti temporali nella telecamera di sicurezza dell’ospedale, che mettono addosso una voglia incontenibile di rivedere Hiro Nakamura. Interessante, per quanto scontato, è anche lo sviluppo Evo nella storia di Luke e Joanna, soprattutto per le possibili implicazioni nella loro relazione. E poi diciamocelo: assumi Zachary Levi e non gli dai un superpotere?

Continuo ad apprezzare Miko, al netto delle scene d’azione, e mi stupisco di come riescano a farmi simpatizzare per un personaggio del tutto privo di background biografico. Inizio a dubitare anche della sua esistenza, come se la sua presenza fisica fosse la manifestazione nel mondo reale del videogioco, e non viceversa. Ren è semplicemente il gamer arrivato ad avviare la partita, a cavallo tra texture e realtà. E poi, che figata i sottotitoli proiettati sugli oggetti!

Qualcuno Ha Detto Cerebro?

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Parlo ovviamente di Molly e del suo potere di rintracciare gli Evos sparsi per il globo. L’eclatante rimando agli X-Men potrebbe infastidire quanto lasciarsi apprezzare (vi sfido a creare una serie TV che parli di supereroi senza nemmeno un rimando all’opera di Stan Lee), ciò che risulta forzato del lancio di EPIC è la nonchalance con cui gli operatori “accendono” l’applicazione, come se fosse ovvia la presenza di un plug dietro il collo di Molly. O ci danno delucidazioni sugli esperimenti fatti su di lei in passato, o mi sembrerà una delle tante cose messe lì per fare andare avanti senza troppe spiegazioni la trama.

Non che un’assenza temporanea di spiegazioni sia un problema, ma è chiaro come non sia il caso di lasciare buchi in una trama dall’apparato di per sé precario. La precarietà, come già accennato, riguarda il modus narrandi dell’episodio: Noah e Quentin riescono a essere al posto giusto e al momento giusto, prevedibilmente, senza suscitare troppo clamore al loro passaggio, e tutto sembra un’enorme forzatura. Le sequenze in rapida successione peraltro stordiscono, ci sommergono di eventi senza concederci il lusso di fermarci a riflettere su quello che stiamo guardando.

Renautas – Doing Good is Good Business

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Abbiamo definitivamente davanti una seconda Primatech, più pericolosa e più affermata al mondo, somigliante ad essa anche nella filosofia “One of us, one of them”. La CEO Erica Kravid si aggiunge ad un già affollato main cast, ma la ritengo una interessante aggiunta, minacciosa nella sua integrità professionale, e grazie alla quale troviamo un posto anche per la figlia Taylor, più permissiva nei confronti degli Evos. Molte storie iniziano a gravitare attorno alla corporazione, si sente di stare andando da qualche parte, contrariamente al pilot che ha detto davvero poco. Soprattutto, riusciamo a collocare nel quadro generale Miko, Ren e Malina, la ragazza dal potere misterioso nell’Artide, altrettanto misteriosamente ricercata dalla Renautas. Poche risposte, molte domande, ma almeno si intravede l’orizzonte.

Mancano all’unificazione la storia di Tommy, un quadretto adolescenziale perfettamente prevedibile che spero si smuova dallo stallo inconcludente in cui si trova (mi sento di salvare il finale, che lascia presagire il dramma), e la storia di Carlos che spero possa trovare linfa vitale nel potenziale collegamento con la coppia Luke/Joanna, perché a parte un attore discretamente bono e un prete con un potere molto fico vedo poco altro.

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Dove facciamo pendere l’ago della bilancia questa settimana? Le sfumature variano a seconda del gusto personale e dalla sensibilità ai vari pregi e difetti che Heroes Reborn ci sta mostrando. Io vedo ancora del potenziale, capacità di intrattenere, alcuni colpi di genio e spunti interessanti per proseguire verso la strada giusta. Ma vedo anche diversi difetti di esecuzione, a malapena perdonabili ai tempi della serie originale, figurarsi nel 2015, con così tanta spietata concorrenza.

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