Dopo sei faticose settimane, tra CGI al limite dell’imbarazzo, regia traballante e deus ex machina come se piovesse, finalmente assistiamo ad un episodio di Heroes Reborn che, oltre a portare i personaggi verso un obiettivo comune, riesce a essere interessante e ben diretto. Ok, gli effetti speciali continuano a far pena, ma cerchiamo di accontentarci.
Les 9émes Marveilles!
Giù di limone duro questa settimana per Tommy, ma non solo. Dopo una breve querelle con gli agenti di guardia della Torre Eiffel che sa tanto di razzismo istituzionalizzato (però “ridiculously ugly tower” tua sorella), Emily lo porta all’accettazione della sua missione, con il classico discorso sulla responsabilità derivante dall’avere superpoteri. Sembra tutto già sentito, ma il dialogo è costruito con una leggerezza adolescenziale che lo fa apparire meno stantio del tipico cliché del genere.
Fa piacere vedere un Tommy leggermente diverso dal solito, forse persuaso da qualcuno con genuino interesse per il suo benessere, o forse grazie al ritrovamento del fumetto 9th Wonders!, grande filo conduttore degli eventi della passata serie di Heroes tornato alla luce con criterio. Il riferimento all’autore è evidentemente a Isaac Mendez, e nella copertina vediamo apparire il vero nome di Tommy: Nathan. Cosa significhi che il ragazzo finirà nel futuro è ancora da capire, ma prevedo un prossimo contatto interessante con Hiro Nakamura e gli altri eroi.
Incontro Provvidenziale
È curioso come le due storyline più lontane finiscano per incontrarsi per puro caso davanti a un distributore automatico, e pure con una simpatica gag carica di disagio. Malina arriva da un viaggio in mezzo ai tronchi in fuga dal Canada, Luke dalla sua casa data alle fiamme (sarà felice Joanne), con solo una barca in miniatura.
La telefonata e il tentato suicidio proprio da una versione a grandezza naturale della barca regalata al figlio aggiungono intensità al gesto di Luke, salvato infine da Malina, con abbondanza di effetti speciali brutti come quelli di Streghe. Ora che la coppia è formata arriva la missione: trovare Tommy, e si dà il caso che Luke sappia dove si trova…
Sunstone Manor
Altre due storyline pronte a convergere sono quelle di Carlos e quella relativa alla Renautas, a causa dei 600 Evos scomparsi dalla circolazione. L’edificio non è ancora visibile, ma Carlos è disposto a tutto per salvare Jose, fino a fidarsi di Dearing, bere la boccetta piena di un liquido (a detta del capitano) in grado di falsare il test diagnostico sui poteri. Si presume che nonostante lo svenimento di Carlos, i due finiscano comunque all’interno di Sunstone Manor: con o senza manette Dearing è comunque rilevabile in quanto Evo, ma soprattutto è senza le migliaia di dollari “tanto faticosamente” guadagnati dal traffico di evoluti.
Taylor offre il secondo punto di vista su Sunstone Manor e i 600 Evos scomparsi, con una efficace interpretazione, addolorata per la presunta perdita del fidanzato. Una volta in possesso dei filmati delle telecamere di sicurezza (e di una copia del libro di Mohinder Suresh!), è risolutiva la sua decisione di denunciare la madre e la corporazione, nientemeno che a Hero Truther. Chi ha visto Dark Matters sa che è Micah Sanders a celarsi dietro il gruppo di attivisti, e non vediamo l’ora anche del suo ritorno.
Thank You for Playing!
La parte del leone dell’episodio è portata avanti da Noah e Quentin, e dal loro incontro con Katana Girl e Ren. Le inevitabili peripezie (virtuali e reali) della ragazza allungano il brodo ma risultano efficaci nell’intrattenere, nella sua ricerca del “Master of Time and Space”. Parallelamente, Noah e Quentin sono alla ricerca di Hiro, unico in grado di dare risposte sul 13 giugno, e inevitabilmente finiscono per incontrare la coppia giapponese.
Qui l’azione si fa intensa, inaspettatamente meno ridicola dei precedenti episodi, con alcuni confronti tanto attesi e la comprensione dei reali poteri di Phoebe. Quentin non è l’unico ad abbandonarci, perché il reale sacrificio è quello di Katana Girl, confermando la teoria già evidenziata nelle prime recensioni, in cui si sospettava che il suo personaggio fosse il videogioco, e non la sua trasposizione reale. Geniale è l’idea di nascondere Hiro Nakamura in un posto senza né tempo né spazio, e apprezzabile è la coesione tra tutti i dettagli che lo riguardano.
Alla fine di questo episodio di Heroes Reborn rimane effettivamente solo il fastidio per un comparto grafico non all’altezza, oltre all’improvvisa conoscenza della lingua inglese da parte di Miko e Ren, da un secondo all’altro, senza motivo. Per il resto, abbiamo assistito finalmente ad un episodio ben realizzato, con un grande ritorno e che offre speranze per le prossime settimane. Ci aspetta un viaggio nel tempo in due episodi, in pieno stile Heroes vecchia maniera, e per la prima volta non vedo l’ora che arrivi venerdì, non solo per Shonda.
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La serie risulta più convincente, ecco forse ci hanno messo un po’ per ingranare, ma meglio tardi che mai.
Questo è stato l'episodio più convincente, non solo per il ritorno di Hiro. La trama si fa più chiara ed interessante. #HeroesReborn
— Stephen 🍁🎃 (@MrStinson_) October 25, 2015
Hiro, credo in te per risollevare #HeroesReborn! Quanto ci sei mancato…
— Sara Possumato (@sarahpoxy) October 23, 2015
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